Pochi giorni fa vi abbiamo presentato l’opera di questo piccolo, nuovo e giovane team di lavoro – No Straight Roads: un prodotto che mira a fondere la giocabilità frenetica di un action con il ritmo tipico dei giochi musicali, in un tripudio di stile sia visivo che sonoro senza dubbio interessante. Un’estetica capace di ricordare i fasti di Jet Set Radio, ma con un approccio ludico più legato al combattimento, per un mix senza dubbio originale. Scopriamo assieme, però, se il risultato è capace di armonizzare le diverse parti in uno spartito convincente!
Come accennato in fase di anteprima, il gioco ci fionda in un universo narrativo carico di stile, vestendo i panni di due giovani musicisti innamorati del rock e decisi a riportarlo in auge presso la comunità, orientata prevalentemente verso la musica elettronica. Per farlo, proveranno a vincere un’audizione presieduta da un comitato evidentemente composto dai “cattivi” boss del titolo, intenzionati a mantenere lo status-quo vigente, per interessi personali che esulano dalla semplice passione musicale. Questo spingerà i “reietti” Zuke e Mayday a indagare a fondo, scoprendo corruzione e malvagità dietro alla patinata facciata vinilica della loro splendida città, avanzando livello dopo livello per avvicinarsi sempre più ai diversi “giurati” al comando di questa oligarchia sonora.
All’interno di questa cornice narrativa si muove poi quella che è la natura ludica del prodotto che, come dicevamo, siede a metà del guado tra hack&slash e rhythm game. Un ibrido curioso, senza dubbio, e piuttosto originale che, però, fallisce in più di un’occasione purtroppo. I dubbi che erano già emersi dalle prime battute non vengono cancellati progredendo nel gioco, anzi: in diverse situazioni di complessità maggiore (essendo la curva crescente, andando avanti nel gioco) la presunta armonia tra ritmo della colonna sonora e azioni da eseguire a schermo finisce quasi più per complicare il “lavoro” del giocatore anziché aiutarlo nell’anticipare le mosse dei nemici, reagendo di conseguenza. Troppo spesso, infatti, si fatica a trovare corrispondenza tra un aspetto e l’altro, finendo per evitare gli attacchi sulla base dei propri riflessi più che sulla base della melodia, trovandosi anche in difficoltà, per poi menar fendenti in maniera anche confusionaria.