Carrier Deck: la recensione

Un gestionale in tempo reale che porta il caos organizzato del ponte di volo direttamente nelle nostre mani

Carrier Deck ci porta in un angolo piuttosto raro dei gestionali: la gestione in tempo reale di un ponte di volo su una portaerei di classe Nimitz. Sviluppato da Every Single Soldier e pubblicato da Ultimate Games, il gioco ci mette nei panni dell’Air Officer a bordo della USS Ronald Reagan, dove il nostro compito è far funzionare tutto: decolli, atterraggi, manutenzione, rifornimenti e missioni, tutto insieme e sempre sotto pressione. Non è forse da quando abbiamo visto i primi film d’aviazione che aspettiamo di comandare una situazione simile? Fin dalle prime missioni la natura del gameplay è chiara: serve sangue freddo e decisioni rapide. Ogni singolo aereo va preparato e monitorato: F‑18, Super Hornet, Chinook, S‑3 Viking, Hawkeye, Seahawk, Osprey e Harrier coprono un ampio ventaglio di missioni, dalla ricognizione all’intercettazione, dagli attacchi al supporto ravvicinato, fino al trasporto di forze speciali. È un puzzle in tempo reale, dove il ponte di volo è il tabellone e ogni aereo è una pedina che deve essere rifornita, armata e portata in posizione prima di poter decollare. La gestione non è certo rilassante, ma proprio per questo appaga chi ama mettere ordine nel caos.

A rendere tutto più interessante ci pensa il sistema di minacce, che arriva su quattro fronti diversi: cielo, mare, fondali e terra. Sta a noi mandare avanti le ricognizioni per scoprire cosa ci aspetta e poi scegliere quali aerei mandare in missione. Quando i bersagli vengono rilevati, bisogna reagire in fretta e lanciare i mezzi giusti. In pratica ci si ritrova costantemente a fare micromanagement, con missioni da assemblare, aerei da far atterrare e decollare, danni da riparare e priorità da ricalcolare al volo. Graficamente, Carrier Deck fa il suo dovere senza strafare. Il ponte della portaerei, gli aerei e gli hangar sono ben riconoscibili, ma le animazioni sono ridotte all’essenziale. Gli zoom servono nei momenti più concitati per verificare la situazione da vicino, ma alla fine si finisce per lavorare quasi sempre dalla visuale più ampia per non perdere il controllo generale. L’interfaccia, che tradisce un passato da titolo mobile, è fatta di pulsanti grandi e menu circolari: funzionale, pratica, ma lontana da una rifinitura pensata davvero per console.

Sul fronte audio invece il gioco sorprende in positivo. Le comunicazioni radio, gli allarmi, il rumore dei motori e le sirene riescono a creare una bella atmosfera tesa e operativa, aiutando il giocatore a restare nel vivo dell’azione. Non siamo ovviamente ai livelli delle produzioni tripla A, ma per quello che deve fare, funziona e pure bene. Non mancano però i problemi. L’intelligenza artificiale ogni tanto perde colpi: velivoli che restano bloccati durante le manovre, code ingestibili agli ascensori per gli hangar, e situazioni di traffico intenso che possono far andare tutto in tilt. Quando arriva un trasporto in più in momenti già critici, l’intero ponte può bloccarsi, obbligandoci a gestire manualmente situazioni al limite del fastidioso. Anche la modalità Survival, pensata per testare la resistenza del giocatore, soffre di uno sbilanciamento non indifferente: a volte basta un’ondata di nemici generata in modo casuale per mettere in ginocchio la partita, senza che ci sia reale possibilità di reagire in modo efficace.

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Alcuni aggiornamenti hanno cercato di correggere i problemi più sentiti, in particolare la rigidità del sistema di missioni, che inizialmente obbligava a completarle sempre nell’ordine imposto. Ora c’è più flessibilità, il che rende l’esperienza meno frustrante. Resta però quella sensazione di doversi adattare continuamente a un sistema che ogni tanto sembra volerti mettere i bastoni tra le ruote senza motivo. La campagna principale offre una ventina di missioni con difficoltà crescente, mentre le modalità Skirmish e Survival aggiungono un po’ di varietà per chi vuole continuare a spremere il titolo. Il problema è che il loop di gioco, dopo le prime ore, non evolve granché: una volta assimilata la logica operativa, tutto si riduce a una ripetizione di pattern ormai noti, e la curva di apprendimento si appiattisce rapidamente. Non è un gestionale profondo o un simulatore bellico realistico, ma un’esperienza rapida e frenetica pensata per partite da 10-15 minuti, perfetta per chi vuole testare riflessi e capacità di gestione sotto stress senza dover studiare manuali o sistemi complessi.

La recensione

6 Il voto

Carrier Deck riesce a proporre qualcosa di originale e diverso dal solito. Non ha la profondità dei migliori gestionali, né l’ambizione tecnica di produzioni più blasonate, ma ha dalla sua un’idea interessante, il ritmo serrato e un certo fascino per chi ama il multitasking puro. I suoi limiti tecnici, i problemi di IA e una certa ripetitività lo tengono lontano dall’eccellenza, ma per chi vuole mettersi alla prova in una gestione frenetica e tutta nervi di un ponte di volo, è comunque un titolo che sa offrire qualche bella soddisfazione.

Valutazione

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