Klaus Lee – Thunderballs: la recensione

Klaus Lee – Thunderballs prova a rubare la scena con jetpack, pixel art e ironia anni ’80.

Mentre l’attenzione generale è tutta rivolta ai grandi nomi e agli annunci roboanti che accompagnano l’arrivo della nuova generazione targata Switch 2, sulla “vecchia” Switch continua a battere il cuore pulsante della scena indie. Senza fare troppo rumore, piccoli studi rilasciano titoli di grande personalità, spesso capaci di sorprendere molto più dei blockbuster pieni di trailer patinati. Klaus Lee – Thunderballs è uno di questi: un gioco che, con ironia e carattere, dimostra che la prima Switch ha ancora parecchio da dire. Quando lanci Klaus Lee – Thunderballs, ti accorgi improvvisamente che stai facendo un tuffo a bomba in un’epoca fatta di muscoli gratuiti, battute improbabili, neon accecante e un’ironia che si prende gioco di tutto e di tutti, a cominciare dal proprio protagonista. Dietro questa apparente baracconata da action anni Ottanta, però, c’è ben più di quanto sembri. Il titolo è frutto del lavoro del team tedesco NUKKLEAR, sviluppatori con sede ad Hannover e curriculum piuttosto eclettico, che vanno dalla collaborazione con la serie Comanche alla co-produzione di MMO e titoli action. Pubblicato da Assemble Entertainment, un nome già familiare per chi segue la scena indie europea, Klaus Lee arriva come una lettera d’amore iperbolica al mondo dei platform rétro e alle assurdità cinematografiche di un’epoca dove tutto era esagerato, ma niente era banale. Il protagonista è Klaus Lee, un eroe con la “E” maiuscola, tanto ridicolo quanto iconico. Baffuto, tedesco, ex stuntman, esploratore, forse anche astronauta, Klaus è un cocktail esplosivo di archetipi maschili da VHS scolorita. La sua missione? Salvare il mondo, cos’altro poteva essere! O forse solo fare più casino possibile mentre ci prova. Per farlo, si affida a un arsenale che comprende un jetpack, laser oculari e dinamite, un arsenale che sembra uscito direttamente dalla mente di un fanatico degli action movie. Ma Thunderballs non è solo atmosfera e ironia: è prima di tutto un platform a scorrimento laterale con una struttura classica e precisa, costruita su fondamenta solide e consapevoli.

Il gioco offre oltre 100 livelli costruiti a mano, con una curva di difficoltà dichiaratamente spietata: qui non si fanno prigionieri, e ogni errore si paga con la ripetizione. I livelli sono brevi, intensi, e spesso richiedono una pianificazione perfetta delle azioni per essere completati nel minor tempo possibile. Il sistema a tre stelle incentiva la rigiocabilità e spinge a ottimizzare ogni movimento, in puro stile speedrun. La presenza di un editor di livelli accessibile e profondo rappresenta un altro degli assi nella manica del titolo: i giocatori possono creare, condividere e affrontare livelli user-generated, con supporto cross-platform, aumentando a dismisura la longevità del gioco. Dal punto di vista tecnico, la versione per Nintendo Switch si comporta in maniera egregia. I caricamenti sono rapidi, la fluidità resta stabile anche nelle sezioni più frenetiche e non si registrano problemi di input lag o glitch invalidanti. Certo, siamo di fronte a una produzione con un budget limitato, ma la sensazione è che NUKKLEAR abbia saputo gestire le risorse con intelligenza. Anche la direzione artistica si muove in questa direzione: la pixel art è volutamente sporca, con palette sature che alternano il viola al fucsia. Le animazioni sono essenziali ma leggibili, il level design privilegia chiarezza e leggibilità, e il tutto è accompagnato da una colonna sonora sintetica, volutamente dozzinale, che però funziona alla perfezione nel quadro complessivo. L’umorismo, come detto, è onnipresente. Dal nome stesso del gioco – Thunderballs, un chiaro doppio senso – ai dialoghi strampalati e alle cutscene animate che sembrano parodie di MacGyver e Miami Vice, tutto urla “trash consapevole”. Ma attenzione: mai una volta il gioco scivola nel gratuito. Ogni esagerazione è calibrata, ogni riferimento è messo lì con affetto e mestiere, come quando si cita esplicitamente Chuck Norris o si allude a Gene Simmons in una sequenza surreale tra le viscere di un tempio perduto.

C’è del cuore, dietro la tamarraggine. Forse la parte più debole dell’intera esperienza è proprio la narrativa, che non ambisce mai ad andare oltre il pretesto comico. Non ci sono colpi di scena, personaggi secondari memorabili o archi narrativi degni di nota: solo Klaus, le sue frasi a effetto, e un mondo da esplorare saltellando, scivolando e saltando di nuovo. Per chi ama una componente narrativa solida, questa potrebbe rappresentare una lacuna. Ma per chi cerca puro gameplay, può essere quasi un sollievo. Il gioco si rivolge dichiaratamente a una nicchia: quella dei nostalgici del platform vecchia scuola, dei fan di Super Meat Boy, Celeste o persino N++, a cui si aggiunge però una vena demenziale e creativa che è tutta sua. Chi entra aspettandosi un gioco “facile da finire”, sbaglia completamente target. Thunderballs è difficile, talvolta anche frustrante, ma premia la perseveranza. Innegabilmente c’è il rischio che questa difficoltà, unita a uno stile volutamente grezzo, finisca per scoraggiare una parte dell’utenza casual. Il gioco manca inoltre di alcune opzioni di accessibilità che potrebbero renderlo più fruibile (come la possibilità di disattivare il timer o di semplificare i controlli). E, a oggi, manca anche una componente multiplayer che avrebbe potuto arricchire ulteriormente l’offerta. Tuttavia, si tratta di scelte precise, non mancanze involontarie. In conclusione, Klaus Lee – Thunderballs è un titolo per molti ma non per tutti, e va detto chiaramente. Ma per chi ne sposa l’estetica e accetta la sfida, offre ore di platforming soddisfacente, e una quantità di umorismo che – se digerita – può risultare irresistibile. Il titolo brilla nella sua coerenza, diverte nel suo nonsense, e convince soprattutto nei momenti in cui gameplay e stile si fondono senza soluzione di continuità. Non sarà il prossimo grande classico del genere, ma è un concentrato di personalità e sostanza. E per un gioco che costa quanto una pizza, non è poco.

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La recensione

7 Il voto

Una lettera d’amore muscolare al platform rétro, con una personalità da vendere, sfida tosta e art direction azzeccata. Imperfetto ma autentico, Thunderballs è uno di quei giochi che non dimentichi facilmente – nel bene e nel male.

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