Nel panorama sempre più affollato di operazioni nostalgiche, Bethesda ha costruito un percorso peculiare e costante nel recupero dei propri titoli storici, contribuendo a mantenere vivo l’immaginario che ha definito interi generi. Se pensiamo al PC degli anni ’90, è impossibile non riconoscere come da opere come DOOM e Quake siano germogliati filoni che ancora oggi plasmano lo sparatutto moderno. Negli ultimi anni l’editore ha avviato un programma di riproposizioni curate: basti citare i porting e le remaster di DOOM e DOOM II, con tanto di espansioni aggiuntive e multiplayer aggiornato, o le riedizioni di Quake, arrivate su Switch con supporto a risoluzioni elevate, nuovi contenuti e modalità cooperative online. Si tratta di interventi che, pur rispettando la memoria storica di questi titoli, li rendono fruibili a una platea contemporanea, consolidando la reputazione di Bethesda come custode delle proprie icone culturali.
Quando si parla di Heretic (1994) e Hexen (1995), non si può prescindere dal contestualizzarli come due pietre miliari in un’epoca di straordinaria fermentazione per il gaming su PC. Nati come spin-off spirituali del filone avviato da DOOM, questi titoli firmati da Raven Software — con la supervisione tecnica di id Software e l’utilizzo del medesimo motore — hanno rappresentato veri e propri blueprint capaci di aprire nuove direzioni nel genere degli sparatutto in prima persona. Heretic introdusse infatti elementi pionieristici come l’inventario degli oggetti utilizzabili, aggiungendo un livello di complessità gestionale che avrebbe influenzato a lungo il genere. Hexen, dal canto suo, radicalizzò la formula con la scelta tra classi differenti, una struttura semi-aperta a hub e livelli interconnessi, oltre a un tono più cupo e intriso di fantasy oscuro. Questi innesti trasformarono l’FPS in un’esperienza ibrida tra azione e avventura ruolistica, anticipando meccaniche che sarebbero tornate, in forma diversa, persino in produzioni future di id e Raven. In tal senso, entrambi i titoli non furono semplici derivazioni, ma veri laboratori di design che ridefinirono standard narrativi e ludici di un’intera generazione.
Il pacchetto Heretic + Hexen per Nintendo Switch non si limita a riproporre pedissequamente i due classici, ma lavora per adattarli a un pubblico moderno senza snaturarne l’identità. Sul fronte delle migliorie, la prima novità riguarda la pulizia visiva: la grafica è stata ritoccata con una resa più nitida delle texture e un supporto widescreen stabile, capace di restituire fluidità alle mappe intricate senza tradire l’estetica originale. Le opzioni di qualità della vita includono salvataggi rapidi e caricamenti istantanei, che rendono meno frustrante affrontare l’elevata difficoltà tipica dei prodotti anni ’90. Completano l’offerta controlli completamente rimappabili e ben ottimizzati per i Joy-Con, con un feeling sorprendentemente naturale anche in modalità portatile. È stata aggiunta inoltre una galleria digitale di contenuti extra, che permette di approfondire materiali d’epoca e concept art, avvicinando i giocatori alla storia dei due titoli. Non manca infine un multiplayer locale e online ben integrato, che rivitalizza la vocazione competitiva e cooperativa della serie, permettendo di affrontare campagne e deathmatch in chiave contemporanea. Un pacchetto dunque non solo commemorativo, ma arricchito da piccoli accorgimenti che ne modernizzano l’esperienza senza compromettere il fascino originario.
Il comparto Heretic + Hexen non è solo una raccolta nostalgica, ma include anche due nuove campagne che arricchiscono l’esperienza in chiave originale. Il primo episodio inedito, Heretic: Faith Renewed, ci riporta nelle rovine di un culto deviato, dove l’eroe senza nome – armato del suo bastone magico – si ritrova a fronteggiare ideologie oscure sopravvissute all’ombra di un antico sorgente di potere. Il secondo, Hexen: Vestiges of Grandeur, ci immerge nel risveglio di Korax, l’antico Serpent Rider, trascinando i giocatori in un incubo perpetuo che sfida il destino stesso del mondo. Questi nuovi capitoli non si limitano a espandere la lore: sono curati da id Software insieme a Nightdive Studios, con ambientazioni ispirate e fresche aggiunte alla struttura dei livelli. Il risultato è un pacchetto sorprendente, che guarda al futuro senza tradire l’essenza dei titoli originari, offrendo sia ai veterani sia ai neofiti un invito a esplorare territori mai visti di questi mondi oscuri. Questa componente inedita aggiunge un valore narrativo concreto al progetto, rendendolo per gli appassionati qualcosa in più di una semplice raccolta rimasterizzata.
Il gameplay moderno del pacchetto Heretic + Hexen su Switch riesce a mantenere intatta la struttura classica degli FPS dark fantasy, ma introduce al contempo piccole ma cruciali migliorie che ne rendono la fruizione molto più agevole. I controlli sono stati completamente adattati all’uso del pad, con aiming preciso e mappature intuitive, mentre la fluidità raggiunge i 60fps stabili anche nelle situazioni più concitate. Le novità QoL, come il quick save, la gestione più immediata dell’inventario e il supporto al rumble, permettono di affrontare i dungeon gotici e i livelli labirintici con maggiore comodità, senza intaccare la natura punitiva e l’anima strategica delle avventure. L’esperienza resta quindi fedele alla visione originale, ma guadagna in immediatezza e accessibilità, permettendo a una nuova generazione di giocatori di riscoprire queste pietre miliari con meno frustrazione e più fluidità.
La recensione
Heretic + Hexen su Switch si configura come un recupero riuscito e prezioso di due capisaldi dell’epoca d’oro degli FPS fantasy. Il pacchetto non solo preserva intatto il fascino originale, ma lo arricchisce con migliorie tecniche e QoL che ne facilitano la fruizione odierna senza tradirne la natura. Nonostante qualche inevitabile rigidità legata all’età, resta un’offerta solida, nostalgica e sorprendentemente godibile, capace di parlare sia ai veterani sia a chi vuole scoprire due classici immortali.