Xbox Series S: Football Manager 2026: la recensione

Se siete tra i 60 milioni di allenatori italiani ... beh è il momento di sedersi in panchina: è il ritorno di Football Manager

Il secondo fronte, quello dell’interfaccia, è purtroppo anche il più problematico. Nonostante la promessa di un design più leggibile e adattato alle console, l’esperienza reale è tutt’altro che fluida e leggibile. Il font risulta spesso troppo piccolo, rendendo faticosa la lettura dei dati su schermi di dimensioni normali. Le schermate sono dense, ricche di informazioni ma mal distribuite, con menù sovrapposti e percorsi di navigazione poco intuitivi. Muoversi tra le varie sezioni — dalla tattica al mercato, dagli allenamenti ai report — richiede più tempo del necessario, e l’impressione è quella di trovarsi davanti a un’interfaccia concepita ancora con la logica del mouse e della tastiera, semplicemente adattata al controller. Questa rigidità frena la naturalezza del gioco su Xbox, che avrebbe bisogno di un approccio più snello, magari con un sistema di schede e pulsanti più visibili e gerarchie informative più chiare. Invece, anche dopo qualche ora, si ha la sensazione di navigare in un labirinto di schermate più funzionali alla completezza che alla comodità. È un difetto che incide profondamente sull’esperienza, perché Football Manager vive di costante interazione, e quando questa interazione si trasforma in frustrazione, anche la soddisfazione strategica perde forza.

A peggiorare la sensazione di incompletezza contribuisce la questione delle licenze ufficiali. Nonostante alcuni accordi di rilievo, come quello per la Premier League, diverse leghe e club continuano a comparire con nomi fittizi, aspetto tutt’altro che marginale. Vedere squadre storiche private del loro nome o del logo ufficiale spezza l’immersione e dà un tono amatoriale a un prodotto che per il resto punta tutto sul realismo gestionale. Inutile negarlo, il derby di Milano tra i “blu-neri” e i “casciavit” non può essere di grande appeal. Al contempo vedere i giocatori in campo senza alcuna minima somiglianza alle loro controparti reali è un colpo al cuore, per chi è ormai abituato ad un certo standard settato dagli altri giochi di calcio. Sul piano delle meccaniche, l’intelligenza artificiale mostra segnali contrastanti. Da un lato si nota un miglioramento nella gestione delle dinamiche di gruppo, con giocatori che reagiscono in modo più realistico alle decisioni dell’allenatore, alle scelte tattiche o alle parole pronunciate in conferenza stampa. Dall’altro, le partite continuano a mostrare momenti di casualità che rompono l’equilibrio del sistema. È come se il gioco, pur analizzando centinaia di parametri, fallisse talvolta nel tradurli in eventi coerenti. Ci si trova così a dominare una partita dal punto di vista statistico e a perderla per un gol casuale all’ultimo minuto, o a vincere con facilità partite che tatticamente non avrebbero dovuto essere alla portata. È pur vero che “la palla è rotonda”, ma qui si percepisce più come un difetto del motore simulativo che come un elemento di realismo.

Non tutto però è da bocciare. Il cuore gestionale di Football Manager 2026 rimane uno dei più solidi e profondi mai realizzati. Le opzioni per costruire una filosofia di gioco, investire nei giovani, gestire le finanze e lavorare a lungo termine restano di altissimo livello. L’introduzione di nuove funzioni nel settore giovanile e nella pianificazione tecnica offre margini di sperimentazione interessanti, e la sensazione di progressione, stagione dopo stagione, mantiene intatta la capacità di assorbire il giocatore per ore. Quando ci si abitua all’interfaccia e si entra nel flusso, il fascino del controllo totale torna a farsi sentire. Si percepisce la solidità di un sistema complesso e coerente, che ha bisogno solo di una veste più funzionale per esprimere al meglio il suo potenziale. È un problema di filosofia di design più che di implementazione tecnica: Football Manager continua a essere concepito come un’esperienza PC centrica, e ogni tentativo di portarlo su console sembra scontrarsi con la natura stessa del suo gameplay. Nel complesso, Football Manager 2026 è un titolo che incarna le contraddizioni della sua storia recente. Ambizioso nei propositi, solido nella struttura, ma zavorrato da scelte di design che ne limitano la fruibilità e da un comparto tecnico che non riesce a rendere giustizia all’immagine di “nuova era” che lo studio aveva evocato. La pausa forzata doveva servire a ricostruire le fondamenta, e in parte questo lavoro è stato fatto, ma il passo avanti è meno deciso di quanto ci si aspettasse.

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La recensione

6 Il voto

Football Manager 2026 è un gioco complesso e contraddittorio, costruito con passione ma non ancora pienamente rifinito. Ha l’ambizione di segnare un nuovo corso, ma si ferma a metà strada, intrappolato tra il desiderio di innovare e il timore di snaturare ciò che lo ha reso unico. Rimane un gioco che può affascinare e frustrare allo stesso tempo, capace di catturare per profondità ma di respingere per rigidità. È un ritorno importante, ma non ancora il punto di svolta che ci si aspettava dopo un anno di pausa. Una base promettente su cui costruire, più che un traguardo compiuto.

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