Switch 2: Tomb Raider Definitive Edition: la recensione

Affronta intense battaglie, personalizza armi ed equipaggiamento e sopravvivi in ambienti ostili nella prima avventura della giovane Lara, che ti porterà a scoprire il terrificante segreto di un'isola misteriosa.

Per oltre venticinque anni, Tomb Raider ha incarnato l’idea stessa di avventura videoludica, diventando una delle icone più riconoscibili del medium e un simbolo della stagione d’oro PlayStation. La trilogia reboot di Crystal Dynamics ha riportato Lara Croft al centro della scena con una sensibilità moderna, più umana e drammatica, consolidando un mito che sembrava destinato a rimanere lontano dai lidi Nintendo. L’arrivo di Tomb Raider: Definitive Edition su Switch 2 segna dunque un momento storico, un allineamento tardivo ma significativo: la possibilità, per i giocatori della piattaforma ibrida, di riscoprire l’inizio della nuova Lara proprio mentre il brand si prepara a una nuova rinascita sotto la recente acquisizione. Un debutto importante, sebbene segnato dall’evidente ritardo dell’operazione e da un port tecnico che, almeno in prima analisi, sembra puntare più alla completezza del catalogo Nintendo che a un reale sfoggio delle potenzialità della nuova console.

Il reboot del 2013 ricostruisce l’arco originario di Lara Croft con un taglio più intimo e vulnerabile, lontano dall’eroina infallibile dell’era Core Design. Tomb Raider: Definitive Edition racconta la trasformazione di una giovane ricercatrice inesperta in una sopravvissuta determinata, forgiata dalle prove estreme affrontate sull’isola di Yamatai. Il tono è cupo, serrato, spesso brutale: violenza, sacrificio e dolore diventano elementi centrali nella narrazione, mentre la disperazione della spedizione Endurance si intreccia con i misteri soprannaturali della regina Himiko. Ne emerge una storia di formazione in cui Lara conquista, passo dopo passo, ogni centimetro della propria identità eroica. Su Switch 2 questo impianto narrativo resta invariato, conservando le scene d’impatto e la regia muscolare che hanno definito una delle origin story più influenti degli ultimi dieci anni.

Il gameplay di Tomb Raider: Definitive Edition rappresenta il punto di svolta che ha traghettato la serie nell’action-survival contemporaneo. L’esplorazione rimane cardine dell’esperienza, ma si intreccia con un ritmo più dinamico, fatto di combattimenti intensi, sezioni stealth leggere e fughe scriptate ad alto tasso spettacolare. La progressione segue un modello semimetroidvania: nuove abilità e strumenti – arco potenziabile, rampino, attrezzi da scalata – aprono vie alternative nei vari hub dell’isola di Yamatai. Il sistema di combattimento, pur meno tecnico dei capitoli più recenti, risulta reattivo e gratificante, alternando corpo a corpo, armi improvvisate e coperture dinamiche. Gli accampamenti fungono da centro gestionale per upgrade e viaggi rapidi, contribuendo a un loop solido e accessibile. Su Switch 2 la formula rimane efficace e moderna, anche se l’assenza di ottimizzazioni dedicate attenua il senso di rinnovamento.

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È proprio il comparto tecnico a rappresentare l’aspetto meno convincente di Tomb Raider: Definitive Edition su Switch 2. Il port mostra i limiti di un’operazione tardiva e poco calibrata sul nuovo hardware: la risoluzione appare ben tarata, con un upscaling che mantiene l’immagine leggibile e pulita, con il frame rate si assesta su 60 fps con qualche flessione nelle sequenze più dense, ma un’esperienza complessiva altamente fluida. Anche altre peculiarità dell’ecosistema Nintendo risultano implementate, ma in modo superficiale: il giroscopio è poco preciso e non utilizzabile per la gestione della mira con le diverse armi; il supporto “mouse style” dei Joy-Con non offre reali vantaggi, risultando quasi ingiocabile, laddove il touch screen in modalità portatile serve solo per navigare i menu. L’illuminazione, le texture e gli effetti particellari evidenziano un downgrade evidente rispetto alle versione più moderne, comprensibile per uno sforzo cross-gen che evidentemente ha integrato anche la precedente generazione Switch, ma deludente per una console giovane e potenzialmente molto più performante come il nuovo hardware. Un port funzionale, sì, ma ben lontano dall’essere un showcase per Switch 2.

Nel complesso, l’esperienza di gioco resta molto piacevole, anche considerando come sul fronte dei contenuti, questa Definitive Edition non deluda: include tutti i DLC cosmetici e le piccole espansioni pubblicate all’epoca, oltre a un comparto di concept art, modelli 3D e materiali dietro le quinte che arricchiscono l’esperienza per chi vuole approfondire la genesi del reboot. Manca invece qualsiasi contenuto narrativo sostanziale inedito, segno della natura fortemente conservativa del pacchetto. Presente anche il multiplayer, curiosa reliquia della generazione PS3/360: una modalità competitiva e cooperativa semplice, volutamente arcade, che oggi appare più un documento storico che una proposta realmente coinvolgente. Funziona, è stabile, ma resta un’aggiunta marginale, poco più che un complemento nostalgico a un’esperienza che vive e respira quasi esclusivamente nella sua campagna single-player.

La recensione

7 Il voto

Tomb Raider su Switch 2 arriva con un valore più simbolico che tecnico: l’ingresso tardivo ma finalmente completo di un’icona storica nel catalogo Nintendo, nella sua chiave più contemporanea. Pur con prestazioni non all’altezza della nuova generazione e un port conservativo, la Definitive Edition resta un’avventura fondamentale, energica e moderna, capace di introdurre – o reintrodurre – una Lara incisiva e umana. Non è la versione migliore del gioco, ma è la più significativa per il pubblico Nintendo: un tassello che completa la storia del brand sulle console di Kyoto, in attesa di un futuro reboot che, si spera, saprà davvero sfruttare il potenziale di Switch 2.

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