NetherWorld: la recensione

Pronti a un'avventura irriverente in un mondo decadente con alte dosi di assurdo umorismo?

Il panorama indie, oggi, è un oceano sterminato dove convivono esperimenti riusciti, cloni senza identità e perle capaci di sorprendere. In questo mare magnum di idee e tentativi, a volte spiccano progetti che fanno della follia il proprio marchio, ribadendo quanto la scena indipendente resti uno degli ultimi avamposti di libertà espressiva. Laddove i grandi budget devono sottostare a logiche di mercato ferree, qui c’è ancora spazio per visioni eccentriche, atmosfere disturbanti o narrative che sembrano partorite da un incubo. Netherworld si inserisce perfettamente in questa tradizione: un titolo che rinuncia a ogni compromesso e, proprio per questo, riesce a spiazzare e incuriosire

Netherworld è un viaggio allucinato e bizzarro in un regno sotterraneo dove la realtà si piega a regole oniriche. Il giocatore veste i panni di un protagonista anonimo, schiacciato da fallimenti personali e immerso in un contesto popolato da creature grottesche e luoghi decadenti. Si parla di taverne infestate, di villaggi al limite dell’assurdo e di personaggi con nomenclature emblematiche: dal “Re delle Sanguisughe” al “Culto della Siringa”, passando per entità minori che sembrano uscite da un catalogo di incubi surreali. La narrativa, volutamente sconnessa e spezzata, alterna momenti comici a riflessioni più amare, fino a costruire un affresco capace di unire il nonsense alla malinconia.

Sotto la superficie bizzarra, Netherworld si rivela come uno shooter a scorrimento laterale con forti componenti narrative. Il gameplay ruota intorno a sparatorie frenetiche e duelli contro nemici improbabili, a metà tra il grottesco e il caricaturale, ma si arricchisce di loop secondari che spaziano dall’esplorazione di ambienti decadenti all’interazione con NPC stravaganti. La progressione si basa su potenziamenti da sbloccare, armi sempre più improbabili da sperimentare e un ritmo che alterna momenti caotici ad altri più contemplativi. L’aspetto più sorprendente è proprio questo: in mezzo a tanta follia, il gioco riesce a mantenere una coerenza di fondo che dà senso all’avanzamento, bilanciando narrazione e azione.

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Tecnicamente, Netherworld non punta certo sul realismo o sulla spettacolarità grafica: è una produzione costruita interamente su una pixel art sporca, volutamente disturbante, che diventa lo strumento principale di espressione artistica. I colori sono cupi, saturati, con palette che ricordano le produzioni 16-bit più underground, mentre le animazioni volutamente grezze amplificano la sensazione di trovarsi in un universo ostile e deformato. La colonna sonora, dalle tinte elettroniche e dissonanti, accompagna perfettamente l’atmosfera, contribuendo a creare un’esperienza che non vuole stupire con la potenza tecnica, ma con un’identità visiva e sonora unica. È proprio in questo contrasto tra semplicità tecnologica e forza artistica che risiede il fascino del titolo.

La recensione

6.5 Il voto

Netherworld è un titolo che non si lascia imbrigliare da schemi prestabiliti, capace di risultare disturbante e ironico allo stesso tempo. Un progetto che, pur con limiti tecnici evidenti, colpisce per l’immaginario unico e per il coraggio di osare, confermando la vitalità della scena indie. Non è un gioco per tutti, ma per chi cerca esperienze fuori dall’ordinario, questa discesa negli inferi della follia resta un viaggio indimenticabile.

Valutazione

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