Alphadia III: la recensione

Nel caos della battaglia, Alfonso inizia a mettere in dubbio ogni cosa. Con solo i suoi dubbi e la sua determinazione, parte per un viaggio alla ricerca di risposte...e del potere!

Kemco è ormai diventata sinonimo di JRPG “portatili” per eccellenza: piccole produzioni che da anni vengono proposte prima su dispositivi mobili e poi adattate a console come Switch, con valori tecnici modesti ma un’identità precisa. Il marchio non punta a stupire con grafica o scenari mozzafiato, ma piuttosto con un gameplay solido e accessibile, dialoghi curati e sceneggiature spesso più elaborate di quanto l’aspetto estetico lasci intuire. In un panorama dominato da produzioni ad alto budget, Kemco continua a offrire esperienze che richiamano il JRPG classico a turni, di scuola anni ’90, con la forza della semplicità e della coerenza.

Con Alphadia III, Kemco prosegue una delle sue serie più longeve e amate, mantenendo un impianto narrativo che alterna dramma e leggerezza. La storia si apre in un mondo segnato dal conflitto tra fazioni che sfruttano in maniera opposta l’energia Ether, un potere antico dalle implicazioni etiche e politiche. Al centro troviamo un giovane protagonista che, insieme a un gruppo eterogeneo di compagni, si troverà a esplorare villaggi, dungeon e città, affrontando scelte morali e scontri legati al controllo di questa energia. La cornice narrativa, pur seguendo archetipi noti del genere, riesce a costruire personaggi credibili e situazioni emotivamente coinvolgenti, in grado di mantenere viva l’attenzione lungo l’arco dell’avventura.

Il cuore del gioco resta quello del classico JRPG a turni, con combattimenti che si svolgono in maniera sequenziale e un sistema di gestione dell’energia Ether che aggiunge varietà alla strategia. I giocatori possono personalizzare abilità e magie, combinando elementi e sfruttando sinergie all’interno del party. Il loop primario alterna esplorazione di mappe relativamente lineari, dialoghi e cutscene narrative e frequenti battaglie, in uno schema familiare a chiunque conosca i grandi JRPG dell’epoca 16-bit. A differenza di produzioni moderne, Alphadia III non spinge su sistemi di crafting o open world, preferendo la linearità classica, con dungeon strutturati e un ritmo piuttosto regolare, che rende l’esperienza accessibile e immediata.

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Qui emergono però anche i limiti più evidenti: Alphadia III nasce come titolo mobile e, pur beneficiando dell’adattamento su Switch, resta ancorato a uno stile visivo semplice, con sprite bidimensionali e fondali statici che poco aggiungono rispetto all’originale. Le animazioni sono basilari, le interfacce scarne e i caricamenti rapidi, segno di un prodotto leggero ma anche poco rifinito. La colonna sonora, pur gradevole, non riesce a imporsi come memorabile, mentre l’assenza di localizzazione in italiano allontanerà parte del pubblico. È un gioco che parla direttamente agli amanti del genere retrò, ma rischia di non convincere chi cerca un’esperienza più moderna o spettacolare, mostrando chiaramente la sua origine low budget.

La recensione

6 Il voto

Alphadia III conferma la filosofia Kemco: un JRPG classico, semplice e immediato, che punta più al fascino retrò che all’innovazione tecnica. La storia e i personaggi riescono a intrattenere, ma i limiti derivati dalle origini mobile sono evidenti: grafica modesta, animazioni basilari e scarso impatto estetico. Un titolo sufficiente, consigliato solo a chi cerca un ritorno alle radici del genere, meno indicato per chi desidera un’esperienza moderna o tecnicamente appagante.

Valutazione

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