Puzzle Quest: Immortal Edition: la recensione

Gemme, incantesimi e strategia: il classico che ha reinventato il match-3 torna su Switch più brillante che mai.

Quando pensiamo ad un brand come Puzzle Quest è impossibile non tornare indietro con la mente di quasi vent’anni, un’eternità per il mondo dei videogiochi, almeno una generazione di videogiocatori nel mezzo. Nel 2007 Steve Fawkner, già conosciuto per la serie strategica Warlords, decise di ambientare una nuova avventura nel medesimo universo fantasy di Etheria, ma con un’idea radicalmente diversa: fondere le meccaniche del match-3 (ossia quei videogiochi in cui l’obiettivo è allineare almeno tre elementi uguali su una griglia e dei quali i nostri smartphone sono oggigiorno colmi) con la progressione di un gioco di ruolo. Nacque così Puzzle Quest: Challenge of the Warlords, capace di conquistare tanto gli appassionati di rompicapo quanto chi cercava un RPG leggero ma ricco di strategia. Da quel primo successo sono arrivati spin-off e varianti, da Galactrix alle versioni su licenza come Marvel Puzzle Quest, sempre fedeli al cuore ibrido fatto di gemme da allineare e personaggi da far crescere. Oggi, dopo porting, riedizioni e qualche esperimento meno riuscito, la serie approda su Nintendo Switch con Puzzle Quest: Immortal Edition, un pacchetto “definitivo” che raccoglie in un’unica soluzione tutti i contenuti pubblicati finora. Su Switch questo ritorno assume un significato particolare, perché come ben sappiamo la console ibrida di Nintendo si presta naturalmente a un gameplay “pick up and play” che vive (anche) di partite rapide consumate nei ritagli di tempo ma al tempo stesso profonde. L’idea di portare ovunque un match-3 che in realtà è un vero e proprio RPG è quasi la sua destinazione naturale: bastano pochi minuti per una missione durante un viaggio, oppure lunghe sessioni in modalità docked con la TV e i Joy-Con. La versione Immortal include le espansioni storiche, le classi aggiuntive, nuovi oggetti e la possibilità di catturare e addestrare mostri, offrendo così decine di ore di contenuti senza la necessità di acquistare DLC separati. È quindi una porta d’ingresso perfetta per chi non ha mai toccato la serie, ma anche un richiamo per i veterani che vogliono avere tutto in un unico titolo.

Il concept resta quello che ha reso celebre il brand: si sceglie un eroe o un’eroina, si definisce una classe tra mago, guerriero, druido e altre specializzazioni, e si parte per un viaggio attraverso Etheria, un regno fantasy minacciato da forze oscure. Le missioni, principali e secondarie, sono il pretesto per entrare in combattimento, ma le battaglie non avvengono con spade e incantesimi in tempo reale, bensì su un tabellone di gemme colorate. Allineare tre o più pietre dello stesso tipo genera mana per lanciare incantesimi, infligge danni se si combinano teschi, concede turni extra con combo più lunghe. Con l’avanzare del gioco sbloccheremo magie e attacchi sempre più complessi, da selezionare con una certa strategia, e che si caricano in base alla quantità di mana colorato accumulato. Dietro l’apparente semplicità di un puzzle game c’è un livello strategico sorprendente, perché occorre pianificare ogni mossa, scegliere quali gemme privilegiare e, a volte, rinunciare a un attacco pur di non favorire la prossima mossa dell’avversario. Sulla console di Nintendo questo ritmo a turni si sposa bene con la natura portatile: i comandi touch funzionano in modo intuitivo in modalità handheld, mentre con i Joy-Con si ha un feedback preciso e immediato, senza lag né incertezze. Dal punto di vista tecnico, l’ottimizzazione su Switch è più che dignitosa. In modalità docked la risoluzione resta stabile e le nuove illustrazioni in alta definizione fanno la loro figura su un televisore, mentre in portatile il pannello OLED del modello più recente valorizza i colori delle gemme e le sfumature dei fondali. Non si notano cali di frame nemmeno quando la griglia esplode in combo particolarmente lunghe, e i caricamenti sono rapidi. Gli sviluppatori di Infinity Plus 2 hanno previsto un’interfaccia ben leggibile anche sullo schermo da 6,2 pollici della Switch base, con testi chiari e icone ridisegnate che non costringono a socchiudere gli occhi durante le sessioni in viaggio. Si sente che il porting non è stato un semplice copia-incolla, ma un lavoro di adattamento mirato. Il gioco non si limita al tabellone principale: tra una missione e l’altra ci si prende cura della propria cittadella, ampliandola con edifici che offrono bonus, ricercando incantesimi da mostri catturati o forgiando nuovi equipaggiamenti. Queste attività secondarie spezzano il ritmo e aggiungono quella sensazione da vero RPG che ha sempre distinto la serie dai tanti cloni match-3, anche se in realtà talvolta sono visti quasi come un fastidioso intermezzo tra una partita e l’altra. La trama, pur non essendo il motore principale, fornisce il giusto contesto: il regno di Etheria e il nemico Lord Bane sono archetipi fantasy classici, ma il viaggio è piacevole e costellato di personaggi e situazioni abbastanza vari da mantenere viva la curiosità. Anche qui la fruizione portatile aiuta, perché si può seguire la storia a piccoli passi senza perdere il filo.

Sul fronte audiovisivo, l’Immortal Edition si presenta con un restyling che su Switch risulta gradevole. Non si parla di rivoluzione: alcune animazioni tradiscono l’età del progetto originale, ma la pulizia generale, le texture rinnovate e l’uso di palette più vivaci rendono l’esperienza moderna quel tanto che basta. Le musiche orchestrali accompagnano bene il ritmo dei combattimenti, con brani che, pur non restando impressi come classici intramontabili, creano un’atmosfera rilassante e al tempo stesso avventurosa. Gli effetti sonori, dalle gemme che si allineano alle esplosioni dei teschi, sono nitidi e piacevoli anche con le sole casse integrate della console, mentre in cuffia si apprezza una separazione dei canali sorprendentemente curata. Naturalmente non mancano alcuni difetti. L’intelligenza artificiale a volte sembra “fortunata” oltre il dovuto, con cadute di gemme perfette che favoriscono l’avversario, un vecchio cruccio dei fan della serie che qui non è stato del tutto corretto. Le combo che a noi raramente capitano, ai nostri nemici casualmente finiscono, in barba alla statistica, molte più volte. Manca inoltre qualunque forma di multiplayer, locale o online, una scelta difficile da capire proprio su una console che ha fatto della condivisione uno dei suoi punti di forza. Chi possiede già le vecchie edizioni e le relative espansioni potrebbe infine considerare questo acquisto meno indispensabile, perché le novità sono più rifiniture che rivoluzioni. Ciononostante, Puzzle Quest: Immortal Edition su Switch resta un titolo capace di offrire decine di ore di intrattenimento di qualità, ideale sia per brevi sessioni mordi-e-fuggi sia per lunghe maratone serali. Il connubio tra rompicapo e ruolo è ancora fresco, l’ottimizzazione tecnica è solida e l’abbondanza di contenuti lo rende perfetto per chi vuole un’avventura fantasy diversa dal solito. È il classico gioco che si prende e si posa con facilità, ma che riesce sempre a richiamarti per “solo un’altra missione”, merito di un loop di gioco che dopo tutti questi anni non ha perso il suo fascino.

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La recensione

7 Il voto

Puzzle Quest: Immortal Edition porta su Nintendo Switch tutto il fascino dell’ibrido tra match-3 e gioco di ruolo che ha reso celebre la serie, con tutte le espansioni e un’ottimizzazione tecnica solida sia in modalità portatile sia docked. Il gameplay resta coinvolgente e sorprendentemente strategico, arricchito da attività secondarie come la gestione della cittadella e la cattura di mostri. Qualche limite persiste, dall’IA a tratti “fortunata” alla totale assenza di multiplayer, e per chi possiede già le vecchie edizioni le novità potrebbero non bastare a giustificare un nuovo acquisto. Nel complesso è un ritorno riuscito e godibile, che merita l'acquisto per quantità di contenuti e qualità dell’esperienza.

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