Spindle: la recensione

In un giorno fatidico, ti risvegli in mondo che ti è totalmente sconosciuto. È a questo punto che, con grande sorpresa, ti rendi conto di essere… la Morte?

Nel vivace panorama indie contemporaneo, in cui il richiamo alla pixel art e alle avventure d’altri tempi continua a esercitare un fascino irresistibile, Spindle si distingue per originalità e tono. Sviluppato dal piccolo team tedesco Wobble Ghost e pubblicato da Deck13 Spotlight, il titolo si inserisce nel filone degli action-adventure rétro ispirati alla scuola Nintendo a 16 bit, ma lo fa con una personalità peculiare. In un mercato popolato da omaggi spesso derivativi, Spindle propone un’idea di base audace: vestire i panni della Morte in un mondo in cui nessuno può più morire. Un concetto semplice ma denso di potenzialità simboliche, che trova spazio ideale su Nintendo Switch, piattaforma che da sempre accoglie con entusiasmo i progetti indipendenti dal forte taglio autoriale. Con la sua miscela di nostalgia e ironia malinconica, il gioco ambisce a un equilibrio delicato: quello tra il rispetto per i classici e la ricerca di un’identità propria, in un’avventura tanto surreale quanto poetica.

Nel mondo di Spindle, la morte ha smesso di fare il suo dovere. Le anime non lasciano più i corpi, e il ciclo naturale dell’esistenza si è spezzato, gettando il regno dei vivi in un caos bizzarro e malinconico. A riportare l’equilibrio viene chiamata la Morte stessa, una figura minuta, silenziosa e quasi tenera, accompagnata da un maiale parlante che funge da guida, bussola morale e spalla comica. È un duo improbabile, ma proprio questa accoppiata infonde alla narrazione un tono ironico e profondamente umano. La scrittura alterna momenti di leggerezza e riflessione, trattando temi come l’accettazione, la perdita e il senso del tempo con una delicatezza sorprendente. L’ambientazione è un mosaico di biomi ricchi di personalità — foreste eteree, villaggi decadenti, templi spettrali — ognuno intriso di un umorismo cupo e di una malinconia poetica che ricordano l’approccio di certi RPG a 16 bit, ma filtrato attraverso una sensibilità contemporanea. Spindle parla di morte, sì, ma lo fa con grazia e umanità, invitando a ridere proprio dove ci si aspetterebbe di piangere.

Sul piano ludico, Spindle si struttura come un action-adventure top-down che rievoca l’epoca d’oro dei giochi a 16 bit, con un impianto che fonde esplorazione, combattimenti e puzzle ambientali. Ogni area del mondo funge da hub per dungeon autoconclusivi, dove il giocatore alterna scontri in tempo reale a enigmi basati su leve, chiavi e percorsi multipli. Il sistema di combattimento è essenziale ma soddisfacente: pochi attacchi, schivate precise e un ritmo cadenzato che premia la pazienza più della forza bruta. Ottimo anche l’equilibrio dei puzzle, mai banali ma sempre leggibili, capaci di stimolare senza frustrare. Dove Spindle mostra qualche limite è nella progressione, piuttosto lineare, e nella gestione della fisica, talvolta imprecisa nei momenti più concitati. Alcuni dungeon risultano visivamente troppo simili e il backtracking, seppur contenuto, rallenta il ritmo dell’avventura. Ciononostante, la sinergia tra Morte e maiale introduce un tocco di strategia e comicità che ravviva anche le fasi più statiche, donando al gameplay un’identità riconoscibile e coerente con il tono narrativo del gioco.

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Spindle conquista subito per la sua direzione artistica pixel art, curata e raffinata, che evoca la tradizione SNES con un tocco moderno. Le palette cromatiche oscillano tra tinte morbide e sprazzi di luce spettrale, creando un contrasto costante tra malinconia e ironia. Ogni scenario, dalle paludi nebbiose ai villaggi contorti, trasmette una forte identità visiva, sorretta da animazioni fluide e un gusto estetico che valorizza l’atmosfera surreale del viaggio della Morte. La colonna sonora, tutta giocata su temi malinconici e motivi ricorrenti al pianoforte, accompagna l’esperienza con delicatezza, senza mai invadere la scena, mentre gli effetti sonori enfatizzano la dimensione fiabesca e macabra insieme. Su Nintendo Switch, l’opera di Wobble Ghost si comporta bene, anche se non priva di limiti. In modalità portatile il gioco mantiene una risoluzione nitida e colori ben bilanciati, ma il frame rate non sempre stabile nelle aree più dense può spezzare l’immersione. In docked mode, le texture e l’effetto bloom risaltano meglio, ma alcuni caricamenti risultano un po’ lenti. I controlli sono precisi, anche se la risposta ai movimenti diagonali può mancare di sensibilità nei combattimenti più frenetici. Nulla che comprometta davvero l’esperienza, ma abbastanza da ricordare che Spindle, pur brillante nella visione, resta un progetto indie costruito con mezzi contenuti.

La recensione

6.5 Il voto

Spindle è un’avventura affascinante, ricca di ironia e atmosfera, capace di reinterpretare la morte con leggerezza e poesia. L’estetica rétro e la scrittura brillante compensano in parte i limiti tecnici e la semplicità strutturale, consegnando un’esperienza piacevole ma non memorabile. Su Switch si lascia giocare con piacere, pur mostrando le sue origini indipendenti. Un titolo più che sufficiente, sincero e curato, che colpisce più per cuore e stile che per solidità o profondità ludica.

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