STEAM: DOOM The Dark Ages: la recensione

Andiamo tutti all' inferno con il terzo episodio della saga più metal del mondo !

La soddisfazione e la meraviglia iniziano a manifestarsi, la combinazione di attacchi con armi da fuoco classiche, melee e con lo scudo ci fanno uscire dal corridoio forzato delle prime ore e si inizia a sperimentare un proprio stile di combattimento, tutto finalmente torna ad essere epico e Metal. A proposito di Metal, la colonna sonora fa il suo lavoro ma nulla può pareggiare il picco raggiunto nel 2016 per merito dei riff e del sound criminale di Mick Gordon, affiancato poi da alcune soluzioni “liriche” mai ricordate prima che riuscivano a rendere la fine di ogni scontro nelle arene infernali un’ esperienza mistico religiosa irraggiungibile.

Nuove combinazioni di attacco dicevamo, che affiancano l’uso di armi classiche come il fucile/doppietta , il plasma gun, il minigun (esteticamente trasformato in un delizioso trituratore di teschi spara ossa), con una serie di attacchi corpo a corpo switchabili a piacere se preferiamo pugni o mazze chiodate. Il vero protagonista è comunque lo scudo-motosega, un vero game changer che può essere lanciato per falciare nemici piccoli o per bloccare temporaneamente demoni di taglia media. Essendo uno scudo possiamo utilizzarlo per ripararci da una quantità limitata nel tempo di colpi standard (anche perché non essendoci più il doppio scatto la nostra mobilità è considerevolmente limitata), ma può, anzi deve, essere utilizzato per rimandare al mittente dei colpi particolari, palesemente evidenziati in verde, eseguendo parate perfette che infliggeranno danni significativi ai boss e nemici particolarmente coriacei. Lo scudo permette anche di eseguire dei rapidissimi scatti in avanti a mo’ di ariete verso i nemici designati, azione che usata tatticamente può anche metterci in salvo da posizioni compromesse. Non mancano le aree segrete e l’esplorazione delle mappe avviene anche con l’utilizzo dello scudo come “rampino”: Centrando particolari statue grondanti sangue verdognolo è possibile raggiungere alture ed aree apparentemente inaccessibili.

Progrediamo con le missioni e il motore grafico si dimostra impressionante e solido: Le nebbie improvvise, le luci soffuse, la pesantezza del Doomguy, la reattività del mouse, la mole di animazioni, la scala delle mappe.. tutto funziona in modo impeccabile.

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Parlando di arte visiva, era davvero poco l’overhead a disposizione dei concept artist arrivati a questo terzo capitolo: Un tono già ben definito, una caratterizzazione sfruttata già brillantemente in ogni modo non permetterebbe tanta libertà senza violare i canoni pregressi. Eppure gli scorci che si intravedono tra un massacro e l’altro sono dei quadri ispiratissimi. Nelle mappe infernali ci sono addirittura dei momenti di puro astrattismo dove le forme perdono completamente di solidità regalando dei percorsi fatti di curve e accenni di colore in cui è veramente piacevole perdersi. Complimenti. Ho notato che nell’arsenale di Dark Ages è stato inserito anche lo spara granate (rimbalzanti), una delle armi iconiche del gemello diverso di Doom: Quake. Non facciamo scherzi ID, aspettiamo con forza il prossimo remake: “Quake 1″… Lo storico originale incubo medioevale.

La recensione

8.5 Il voto

In definitiva sembra di avere a che fare con un DLC di Eternal esploso in modo meravigliosamente incontrollato. Se eliminassimo alcuni livelli "tradizionali" trascurabili, le cut scenes, le puerili gite con il drago, le escursioni con il mecha gigante (peraltro alla lunga più divertenti del previsto) probabilmente resterebbe proprio quello, e non sarebbe poco: Il DLC perfetto.

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