Rune Factory: Guardians of Azuma: la recensione

Scegli tra due protagonisti, i cui destini sono intrecciati da forze misteriose. Usa i tesori segreti per combattere contro le varie forme di Flagello per riportare gli abitanti, e persino le divinità, alla gloria originale.

Guardians of Azuma riprende con convinzione i capisaldi che hanno reso Rune Factory un cult tra gli appassionati di farming RPG, reinterpretandoli però attraverso il filtro di una mitologia più solenne e mistica. La gestione delle colture non avviene più semplicemente con zappa e innaffiatoio, ma tramite danze rituali: movimenti magici coreografati che canalizzano l’energia della terra per far rifiorire suoli contaminati dal Blight. Le risorse raccolte non sono solo funzionali alla sopravvivenza o al commercio, ma diventano simboli di armonia riconquistata. L’interazione con gli NPC, uno degli aspetti più amati della serie, è qui profondamente integrata con il contesto spirituale: ogni abitante di Tsukuyomi possiede un legame con gli elementi naturali e la propria storia personale, rendendo i dialoghi e le relazioni più sfaccettati. L’esplorazione si snoda tra biomi fortemente diversificati, dalle foreste di sakura malate fino alle lande vulcaniche contaminate, ciascuno con creature, materiali e microclimi propri. La novità più intrigante, però, è la possibilità di accedere a dimensioni parallele, veri e propri spazi interstiziali in cui coltivare relazioni romantiche differenti da quella scelta nella linea narrativa principale. Una trovata elegante e libera da vincoli morali, che permette al giocatore di esplorare affetti alternativi senza compromettere l’arco narrativo primario. Il tutto si traduce in una libertà relazionale senza precedenti nella serie, in cui misticismo e quotidianità convivono in equilibrio.

Il sistema di combattimento di Guardians of Azuma rappresenta uno dei salti qualitativi più evidenti dell’intera serie Rune Factory. Pur mantenendo un’impostazione action RPG accessibile, il gioco introduce una stratificazione sorprendente, fatta di combo fluide, attacchi caricati, schivate a tempo e tecniche speciali legate all’affinità elementale del personaggio scelto. Ogni arma – spade, lance, archi, ma anche strumenti magici – ha un proprio set di combo e sinergie, che si possono espandere man mano che si potenziano le abilità del protagonista. Le battaglie non si limitano a semplici scambi di colpi: l’uso strategico delle Mystic Arts, mosse speciali legate agli elementi purificati nel mondo, consente di ribaltare scontri anche complessi. I boss, veri guardiani corrotti dal Blight, sono progettati con pattern articolati e fasi multiple, che impongono attenzione e adattamento continuo. Questo rinnovato focus sul combattimento, più dinamico e sfidante del solito, dona ritmo e varietà al ciclo di gioco, elevandolo ben oltre i canoni tradizionali della serie.

Dal punto di vista grafico, Guardians of Azuma rappresenta senza dubbio il capitolo più ambizioso e riuscito dell’intera saga. Marvelous ha alzato sensibilmente i valori produttivi, regalando al titolo una veste visiva finalmente all’altezza delle sue ambizioni narrative. Lo stile estetico abbandona le proporzioni deformed del passato in favore di un character design più realistico e armonico, pur mantenendo un tocco anime riconoscibile. Le ambientazioni sono ampie, ricche di dettagli e animate da una direzione artistica che valorizza sia la varietà dei biomi, sia la componente mistica che attraversa ogni angolo di Azuma. Le animazioni risultano fluide e curate, mentre i modelli poligonali, pur non raggiungendo livelli da tripla A, si presentano molto più definiti e articolati rispetto al passato. Ottime anche le prestazioni su Nintendo Switch: frame rate stabile, caricamenti rapidi e una risoluzione che tiene bene sia in docked che in modalità portatile. Un plauso anche alla colonna sonora, evocativa e coerente con l’atmosfera spirituale del gioco, anche se meno memorabile del comparto visivo, che resta il vero trionfo del progetto.

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La recensione

8 Il voto

Guardians of Azuma si impone come il capitolo più ambizioso e maturo della saga Rune Factory, grazie a un world building ispirato, un gameplay stratificato e un comparto tecnico di ottimo livello su Switch. L’approccio mistico e narrativo rinfresca le meccaniche classiche, arricchendole di profondità. Restiamo curiosi di testarne l’eventuale versione per Switch 2 e, soprattutto, di vedere se questo filone potrà proseguire, aprendo una nuova, affascinante direzione per il franchise.

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