Pipistrello and the Cursed Yoyo: la recensione

Quando il futuro della città è a rischio, solo un pipistrello ed il suo yo yo maledetto possono fermare l'ascesa del crimine.

“Pipistrello and the Cursed Yoyo”. Se il nome ti ha fatto alzare un sopracciglio, tranquillo: non sei solo. Al primo impatto, sembra il titolo di un gioco forse parodistico, volutamente iperbolico, e in parte è così. Ma dietro quel titolo così grottesco, si nasconde, come vedremo, un videogioco sorprendentemente coerente nella sua follia. Il gioco è sviluppato da Pocket Trap, uno studio indie brasiliano già noto per il coloratissimo “Ninjin: Clash of Carrots”. Con Pipistrello, il team conferma il proprio stile irriverente e creativo, puntando su meccaniche originali e una forte identità visiva. Il team stesso definisce questo titolo come “Il primo Yoyovania al mondo”, insomma le premesse sono ottime, vediamo in dettaglio. In perfetto stile da action-platformer con ambizioni metroidvanesche, Pipistrello and the Cursed Yoyo ci introduce a un mondo dominato da due cose: la nostalgia per i giochi a 16 bit e il potere (oscuro?) degli yo-yo.  In Pipistrello and the Cursed Yoyo, il giovane Pippit, un autoproclamato campione di yoyo e nipote della potente Madame Pipistrello, si ritrova al centro di una lotta per il controllo energetico della città. Da oltre un decennio, la famiglia Pipistrello detiene il monopolio sull’energia grazie a delle misteriose batterie inesauribili. Ma l’impero è ora minacciato da quattro boss criminali, ex imprenditori divenuti spietati speculatori, decisi a impadronirsi delle batterie e a trasformare la città in una distesa di cemento sotto il loro dominio. Tocca a Pippit, armato solo del suo yoyo, infiltrarsi nelle roccaforti dei nemici, affrontare pericolosi scagnozzi, risolvere enigmi ambientali e padroneggiare nuovi trucchi per muoversi agilmente tra i tetti e i vicoli urbani. In questa avventura tra azione e parkour, il destino della città — e dell’eredità dei Pipistrello — è nelle sue mani.

Nonostante l’ambientazione surreale e il tono ironico, il gioco sorprende per quanto prende sul serio la propria narrazione. Non tanto per la profondità del world-building, quanto per la coerenza interna del suo universo. C’è un’estetica pulp-cartoon che richiama certi fumetti anni ’90. I personaggi che si incontrano sono caricature adorabili e memorabili, ai limiti dell’assurdo. Non mancano personaggi che si esprimono in romanesco o con inflessioni dialettali in grado di strappare più di un sorriso. E la città che fa da hub centrale, con i suoi vicoli, sotterranei, stazioni della metro e tetti segreti, è una piccola meraviglia da esplorare. I creatori del gioco l’hanno definito come il “primo Yoyovania del mondo”. Un gioco che si colloca senza vergogna nel solco dei Metroidvania, ma lo fa in modo tutto suo: con un yoyo come principale strumento di combattimento, esplorazione e interazione ambientale. Da un punto di vista strutturale, ci troviamo di fronte a un action-platform bidimensionale con una forte enfasi sulla progressione non lineare. Le aree del gioco non sono immediatamente accessibili: molte richiedono specifiche abilità o oggetti per essere esplorate pienamente. Il suo sistema di difficoltà è completamente personalizzabile ed è una delle trovate più intelligenti e inclusive degli ultimi anni. Niente classici “Facile / Normale / Difficile”: qui puoi modificare otto variabili diverse per tarare la sfida a tuo piacimento. Vuoi più vita? Meno danni dai nemici? Nessuna perdita di soldi in caso di game over? Oppure un’esperienza ultra-hardcore alla vecchia scuola? Il gioco ti lascia il pieno controllo, mantenendo l’equilibrio tra accessibilità e sfida. Il yoyo non è solo un’arma, è il cuore del sistema di gioco. Con esso si attacca, si risolvono puzzle, si attivano meccanismi e si compiono movimenti avanzati in stile platform.

L’arsenale di mosse si espande nel corso dell’avventura, e imparare a concatenare parate, colpi aerei e abilità secondarie è fondamentale per superare le sfide più ardue. Il level design supporta questa varietà di approcci. Ogni area sembra pensata per essere rigiocata con nuove abilità, e il backtracking non è mai noioso: ci sono scorciatoie sbloccabili, percorsi alternativi e segreti ben distribuiti. Anche i comandi sono studiati con cura. Il menù di pausa include un elenco delle mosse sbloccate (indispensabile, perché il moveset cresce molto nel tempo), e la possibilità di rimappare i comandi permette a ogni giocatore di cucirsi l’esperienza su misura. La parata, per esempio, è una delle tecniche più potenti: impararla bene può davvero fare la differenza. Graficamente, il gioco è una lettera d’amore ai tempi delle console portatili, ma con un’estetica moderna e consapevole. Non parliamo di semplice “pixel art carina”: qui c’è un lavoro di stile coerente e dinamico. I fondali sono ricchi di dettagli, le animazioni fluide e reattive, i personaggi buffi e memorabili. Una chicca del gioco è la modalità “Pocket Trap Game System”, una sorta di filtro visivo che emula l’aspetto di una console portatile retrò (senza violare copyright, ma con tanta ironia). Attivabile dalle impostazioni grafiche, questa modalità permette di abbassare la scala dei pixel e ottenere un effetto “Game Boy Advance” molto suggestivo, perfetto se si gioca in modalità portatile su Switch e si vuole un tocco ulteriormente d’annata. Le palette cromatiche cambiano da zona a zona, con contrasti netti che rendono ogni ambiente riconoscibile e narrativamente coerente: dai tunnel sotterranei alle sezioni “urbane” più pop, fino alle aree segrete disseminate nel gioco, ognuna con un proprio tema visivo. L’insieme ricorda certi giochi indie come Celeste o Gato Roboto, ma con una personalità tutta sua: meno malinconico, più scanzonato, ma comunque capace di evocare un’estetica precisa, d’impatto. A conti fatti, Pipistrello and the Cursed Yoyo è una piccola perla del panorama indie. Nonostante il suo tono scanzonato e il titolo volutamente grottesco, si tratta di un gioco pensato con estrema cura: un Metroidvania retrò che sa essere fresco, grazie a un protagonista originale, a un sistema di gioco sorprendentemente profondo e a un’estetica coerente e accattivante.

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Pipistrello and the Cursed Yoyo colpisce fin da subito per la sua originalità radicale: il concetto di “Yoyovania”, a prima vista assurdo, si rivela in realtà sorprendentemente ben congegnato, grazie a un gameplay costruito attorno allo yoyo con una profondità e versatilità fuori dal comune. Ogni movimento, attacco e interazione ambientale ruota attorno a quest’arma-giocattolo, che diventa lo strumento chiave per esplorare un mondo di gioco intricato e stratificato. Il level design, infatti, è uno dei punti di forza del titolo: ambientazioni interconnesse, scorciatoie nascoste e puzzle ambientali rendono l’esplorazione sempre appagante. A tutto questo si affianca un sistema di difficoltà modulare che consente di personalizzare l’esperienza: una trovata intelligente che permette sia ai neofiti sia ai veterani del genere di trovare il giusto livello di sfida. Anche lo stile visivo contribuisce a definire la forte identità del gioco, con una pixel art raffinata, animazioni fluide e una palette cromatica suggestiva, arricchita da una modalità grafica retrò che strizza l’occhio agli appassionati. Tuttavia, non tutto è impeccabile: la narrativa, volutamente frammentaria e meta-narrativa, sebbene affascinante, tende a rimanere in superficie e potrebbe non soddisfare chi cerca una trama più coinvolgente o emotivamente carica. Il sistema di badge, pur offrendo varietà, soffre di un certo squilibrio, con potenziamenti che a volte rendono alcune sezioni troppo facili o ripetitive. Infine, i combattimenti con i boss, pur presenti, non raggiungono l’eccellenza del resto del gioco, mancando talvolta di originalità o tensione memorabile.

La recensione

7.5 Il voto

Pipistrello and the Cursed Yoyo è un gioco che sa sorprendere. Un’avventura fuori dagli schemi che, pur senza puntare alla perfezione, conquista con la sua identità fortissima e il suo cuore retrò. È un titolo che parla a chi è cresciuto con le cartucce, le console portatili e i giochi da scoprire “a tentoni”, ma che sa aprirsi anche a un pubblico nuovo grazie alla sua accessibilità e al suo humour intelligente. Se cercate un platform d’esplorazione che faccia qualcosa di diverso, che vi strappi più di un sorriso e vi sfidi senza frustrarvi, Pipistrello and the Cursed Yoyo è una scommessa vincente. E probabilmente, l’unico gioco al mondo in cui uno yo-yo vi salverà la vita.

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