Towa and the Guardians of the Sacred Tree: la recensione

Nel ruolo di Towa, guida i guardiani del sacro albero, stringi legami indissolubili, forgia lame leggendarie e affronta le forze di Magatsu per salvare il villaggio di Shinju.

Sul piano estetico, Towa and the Guardians of the Sacred Tree si distingue per una direzione artistica che fonde suggestioni fiabesche e tratto pittorico, con ambienti che alternano colori vividi e atmosfere crepuscolari. Il villaggio di Shinju e le aree corrotte dal Magatsu presentano un contrasto netto tra armonia e decadenza, valorizzando l’impatto visivo di ogni run. I personaggi sono caratterizzati da un design che bilancia semplicità e carisma, rendendo i Guardiani immediatamente riconoscibili grazie a silhouette e palette cromatiche ben definite. Sul versante tecnico la versione Switch non raggiunge picchi di dettaglio, ma l’impronta stilistica supplisce con coerenza e personalità. A sostenere l’immersione contribuisce in modo decisivo la colonna sonora di Hitoshi Sakimoto, capace di passare da toni solenni a melodie intime, accompagnando tanto la tensione dei combattimenti quanto la quiete del villaggio. Effetti sonori e doppiaggio si rivelano funzionali, seppur meno incisivi, completando un comparto audiovisivo che, pur nei limiti tecnici, riesce a trasmettere un’atmosfera unica e riconoscibile.

Dal punto di vista tecnico, la versione Switch di Towa and the Guardians of the Sacred Tree mette in evidenza tanto la solidità del progetto quanto i limiti della piattaforma. Il gioco gira con un cap a 30 fps sia in modalità docked che portatile, mantenendo una risoluzione che oscilla tra i 1080p e i 720p a seconda della configurazione. Se da un lato la direzione artistica sopperisce a texture poco definite e a modelli non sempre rifiniti, dall’altro i caricamenti risultano più lenti rispetto ad altre piattaforme e frequenti episodi di stuttering incrinano la fluidità, soprattutto nelle sezioni più affollate. A ciò si aggiunge un sistema di controllo che, pur ben congegnato sulla carta grazie alla meccanica di coppia tra Guardiani, non sempre trova un’esecuzione impeccabile: in particolare, la risposta ai comandi può risultare imprecisa nelle sequenze più concitate e nei minigiochi di forgia, dove l’input lag diventa percepibile. Questa mancanza di bilanciamento tecnico penalizza momenti altrimenti gratificanti, introducendo frustrazione e spezzando il ritmo dell’azione. Nel complesso, la versione Switch resta godibile e completa, ma evidenzia margini di miglioramento che, se colmati da patch o ottimizzazioni future, potrebbero valorizzarne appieno le qualità.

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La recensione

7 Il voto

Towa and the Guardians of the Sacred Tree si colloca come esempio virtuoso di progetto AA: meno appariscente rispetto ai blockbuster, ma capace di proporre un’identità forte e riconoscibile. Tra un loop roguelite che alterna soddisfazioni e inevitabili ripetizioni, una cornice narrativa suggestiva e un comparto artistico curato, il titolo di Bandai Namco trova la propria forza nell’equilibrio tra invenzione e tradizione. Alcune criticità tecniche e di controllo non ne offuscano del tutto il valore, lasciando intravedere un’esperienza consigliata a chi cerca sperimentazione e cuore.

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