Switch 2: Divinity: Original Sin 2: la recensione

Dagli autori di Baldur's Gate 3, ecco la vostra avventura natalizia!

Gameplay e struttura ludica

Il gameplay di Divinity: Original Sin 2 si fonda su una struttura cRPG profondamente sistemica, incentrata su combattimenti a turni, esplorazione libera e un’interazione con l’ambiente che resta ancora oggi uno dei tratti distintivi dell’opera di Larian Studios. Le battaglie premiano pianificazione e creatività: superfici elementali, combo tra abilità e gestione delle armature fisiche e magiche trasformano ogni scontro in un puzzle tattico, dove l’approccio conta più dei semplici valori numerici. Al di fuori del combattimento, il gioco lascia ampia libertà d’azione, consentendo di affrontare missioni in modi differenti, aggirare ostacoli con abilità specifiche, dialoghi o furtività, e persino risolvere intere quest senza ricorrere alla violenza. La struttura è volutamente aperta: l’avanzamento non è guidato da binari rigidi, ma da un mondo che reagisce alle decisioni del giocatore, rendendo ogni partita potenzialmente diversa. La gestione del party, la personalizzazione delle build e l’equilibrio tra ruoli narrativi e ludici contribuiscono a un’esperienza densa e stratificata, che richiede tempo e attenzione ma ripaga con una profondità rara nel panorama dei giochi di ruolo occidentali.

Dal punto di vista tecnico, Divinity: Original Sin 2 su Nintendo Switch 2 si presenta come un upgrade prudente, più conservativo che realmente trasformativo. Il titolo beneficia di tempi di caricamento sensibilmente ridotti, di una maggiore stabilità generale e di una risoluzione più elevata rispetto alla versione Switch originale, soprattutto in modalità docked, dove l’immagine risulta più pulita e leggibile anche nelle fasi più dense di interfaccia. Restano tuttavia alcune limitazioni evidenti: il frame rate non è sempre granitico nelle aree più affollate o durante gli scontri più complessi, e il colpo d’occhio complessivo fatica a tenere il passo con le versioni PC e console maggiori. L’interfaccia, pur adattata con intelligenza ai controlli pad e touchscreen, continua a mostrare qualche rigidità tipica del porting di un cRPG pensato per mouse e tastiera. Nel complesso, l’upgrade rende l’esperienza più confortevole e solida su Switch 2, ma senza quel salto qualitativo che ci si potrebbe aspettare da una vera edizione “next gen”, tanto che Larian è già intervenuta – e promette di farlo ancora – con patch correttive e migliorative.

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La recensione

7 Il voto

Nel complesso, Divinity: Original Sin 2 su Nintendo Switch 2 resta un’esperienza di altissimo valore ludico, forte di una scrittura eccellente, di un sistema di gioco profondo e di una libertà d’azione ancora oggi rara nel panorama dei GDR occidentali. L’upgrade tecnico, però, si limita a rendere il titolo più stabile e accessibile sull’hardware Nintendo senza spingerne davvero le potenzialità, lasciando la sensazione di un’occasione solo parzialmente colta. È una versione consigliata a chi desidera vivere o rivivere Rivellon in portabilità, accettando qualche compromesso visivo e prestazionale, ma resta anche un’operazione interlocutoria, che fa sperare in futuri port più ambiziosi – magari a partire proprio da Baldur’s Gate 3.

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