Quando si parla di intelligenze artificiali che ci ruberanno il lavoro, nessuno pensa mai ai cuochi. Eppure, Neon Noodles parte proprio da lì: robot che affettano, cuociono e impiattano meglio di noi, trasformando la cucina in un laboratorio di automazione che ci farà rimpiangere i bei tempi in cui bruciavamo il soffritto. Neon Noodles arriva su Nintendo Switch come un piccolo enigma in salsa cyberpunk, un puzzle game di automazione culinaria sviluppato dallo studio indipendente Vivid Helix, capitanato da Radu Muresan. È uno di quei progetti in cui la visione del singolo riesce a tradursi in un’esperienza concreta e affascinante, senza compromessi e senza mezze misure, spinto dalla passione per i giochi di programmazione e dal desiderio di farli incontrare con l’universo, più familiare e meno tecnico, della cucina. Eastasiasoft si è occupata della pubblicazione e del porting su console, un nome che i giocatori più attenti associano subito a produzioni indie di nicchia ma curate, e infatti anche stavolta la trasposizione su Switch si presenta senza incertezze. La prima cosa che colpisce di Neon Noodles non è la grafica, né tantomeno la trama, ma la sensazione che si prova al primo livello: quella di mettere ordine nel caos, di controllare l’incontrollabile. Il gioco appartiene alla categoria dei puzzle strategici, con un’anima profondamente ispirata ai titoli di Zachtronics, e fa del concetto di automazione il suo perno centrale. Qui non si tratta di correre dietro agli ordini dei clienti come in Overcooked, ma di creare vere e proprie catene di montaggio, programmate al millimetro, dove ogni robot esegue esattamente ciò che gli si dice, nella sequenza e nei tempi che il giocatore decide. E il bello è che questi piccoli robot chef non sbagliano mai, a meno che non sia il giocatore stesso a impostarli male.
Il gameplay si sviluppa attorno a questo concetto di registrazione e riproduzione dei movimenti. Si inizia con un solo robot che afferra un ingrediente, lo porta al tagliere, esegue il taglio e lo deposita nel piatto. Poi si aggiungono stazioni di cottura, assemblatori, teletrasporti, e a un certo punto ci si ritrova a gestire un intero balletto meccanico, con robot che si incrociano, si sincronizzano, si fermano e ripartono, creando un flusso continuo di preparazioni. La sensazione è quella di essere un direttore d’orchestra della cucina del futuro, dove ogni errore, ogni intoppo nella catena produttiva, dipende da come si sono scritti gli “spartiti” dei vari automi. Con oltre 250 ricette e più di 400 ingredienti, la varietà non manca di certo. Si parte da preparazioni semplici come guacamole o sushi, per poi arrivare a piatti molto più complessi che richiedono passaggi multipli, tempi di cottura diversi e un’organizzazione chirurgica. Non esiste un unico modo per risolvere i livelli: la libertà di approccio è totale, il gioco offre solo obiettivi secondari (come realizzare una catena più compatta o più veloce), lasciando però al giocatore la scelta su come raggiungere il risultato. Questa apertura alla creatività rappresenta una delle peculiarità più riuscite di Neon Noodles, che riesce così a trasformare ogni puzzle in un piccolo capolavoro personale. Dal punto di vista narrativo, Neon Noodles adotta un approccio minimalista ma efficace. Il protagonista, un lavoratore inserito in un programma di riabilitazione per crimini non ben definiti, scopre a poco a poco di essere una pedina in un gigantesco gioco di potere dove le multinazionali controllano il cibo e la memoria degli individui. Una ribellione silenziosa si insinua tra i livelli, con messaggi criptati e dialoghi che appaiono come note tra un puzzle e l’altro, regalando un retrogusto di distopia che rende il contesto più vivido, senza mai rubare la scena al gameplay.
Visivamente, Neon Noodles non punta a stupire con effetti speciali o grafica fotorealistica. L’estetica è volutamente semplice, pulita, dominata da luci al neon, toni scuri e contrasti forti che richiamano immediatamente il cyberpunk più classico. La chiarezza visiva è fondamentale in un gioco di questo tipo, e qui ogni elemento sulla griglia di gioco è immediatamente riconoscibile, dai robot agli ingredienti, fino alle stazioni di lavoro. Non ci sono inutili orpelli grafici che possano distrarre: tutto è funzionale, leggibile, e in modalità portatile su Switch si mantiene sempre nitido e fluido. Ciò che rende Neon Noodles davvero unico rispetto ad altri esponenti del genere è la capacità di far percepire visivamente il flusso produttivo. Osservare i robot muoversi all’unisono, incastrare movimenti perfetti per creare un piatto, restituisce una soddisfazione quasi ipnotica. Non è solo una questione di logica, ma anche di ritmo, di estetica della programmazione. È come vedere un’opera d’arte in movimento, dove ogni passo ha senso e ogni errore si trasforma in un piccolo enigma da risolvere con creatività. Tuttavia, non tutto è perfetto. Neon Noodles non è un titolo adatto a chi cerca un’esperienza rilassata o immediatamente gratificante. La curva di difficoltà si fa sentire dopo i primi livelli, quando la complessità delle catene produttive cresce e il margine d’errore si riduce. Per chi non ha pazienza o dimestichezza con il pensiero logico-sequenziale, alcuni puzzle rischiano di diventare frustranti. Inoltre, dopo alcune ore, la ripetitività insita nel genere può emergere, soprattutto per chi non è appassionato di automazione. Anche il comparto sonoro, pur funzionale, non spicca per varietà o memorabilità: la colonna sonora è discreta, accompagna ma non si impone, e alla lunga rischia di passare inosservata. Un altro punto debole è l’assenza di modalità cooperative o multiplayer, che avrebbero potuto aggiungere una dimensione sociale al gameplay, permettendo magari di confrontare approcci diversi in tempo reale o di risolvere puzzle in tandem. Su Switch, inoltre, l’interfaccia è stata ben adattata ai comandi del pad, ma manca l’integrazione del touch screen, che avrebbe potuto offrire un ulteriore livello di immediatezza nella gestione della griglia di gioco. È un gioco che non fa sconti, ma che premia la dedizione e la capacità di ottimizzare le proprie soluzioni, senza mai chiudere la porta alla creatività personale. L’ambientazione cyberpunk, seppur sullo sfondo, aggiunge quel tocco di fascino che rende ogni puzzle parte di una narrazione più ampia, anche se sottotraccia.
Neon Noodles è un titolo che, pur avendo idee solide e una realizzazione tecnica impeccabile, si rivolge a una nicchia ben precisa di appassionati. È un puzzle game per puristi, per chi ama la sfida dell’automazione spinta al dettaglio, per chi si diverte a ottimizzare catene di montaggio virtuali con pazienza quasi maniacale. La libertà creativa e la soddisfazione di veder funzionare le proprie soluzioni sono innegabili, così come è riuscita l’atmosfera cyberpunk che dona un certo fascino all’esperienza. Tuttavia, per il giocatore casual il rischio di incappare in una curva di difficoltà troppo rigida è dietro l’angolo. I livelli si fanno presto ostici, la ripetitività si fa sentire nelle sessioni più lunghe e la mancanza di modalità alternative, come un multiplayer cooperativo, limita l’appeal a chi cerca qualcosa di più dinamico o social. Anche il comparto sonoro, discreto ma poco incisivo, non aiuta a stemperare la sensazione di trovarsi in un gioco costruito per un pubblico selezionato. Per chi rientra in quel target, Neon Noodles sarà una gemma da gustare fino all’ultimo puzzle; per tutti gli altri, il rischio di frustrazione è elevato.
La recensione
Neon Noodles è un puzzle game raffinato e ben realizzato, ma pensato su misura per gli amanti dell’automazione più tecnica. Chi apprezza l’ottimizzazione maniacale e la sfida logica troverà pane per i suoi denti, mentre i giocatori casual rischiano di scontrarsi con una difficoltà spietata e una certa ripetitività. La mancanza di modalità alternative e un sonoro poco incisivo limitano il coinvolgimento, rendendolo un’esperienza di nicchia. Un gioco di qualità, ma che si merita un 6.5 per il suo appeal estremamente selettivo.