Nintendo ha da sempre fatto dell’innovazione una delle sue cifre distintive, ma è con l’era Wii che questa vocazione si è tradotta con maggior evidenza in prodotti capaci di plasmare l’immaginario videoludico. Ogni nuovo hardware è stato accompagnato da esperienze studiate apposta per metterne in luce peculiarità e potenzialità, con risultati di volta in volta destinati a fare scuola o a restare confinati a curiosità effimere. Wii Sports è l’esempio più fulgido: nato come semplice showcase del motion control, si è trasformato in un fenomeno mondiale, capace di attrarre anche chi non aveva mai preso in mano un pad. Non tutti i tentativi hanno avuto lo stesso impatto: le carte AR del 3DS, pur interessanti, rimasero poco più che un gadget dimenticato. In mezzo a questi estremi, progetti come ARMS per Switch hanno invece saputo guadagnarsi una propria nicchia, dimostrando come un’idea pensata per esaltare le caratteristiche di un sistema possa trovare un pubblico appassionato e costruire nel tempo una sua dignità autonoma
Per Switch 2 la sfida è tra le più ardue che Nintendo abbia mai affrontato: riuscire a consolidare il formato più fortunato della storia del medium senza cadere nella trappola dell’autocompiacimento o, al contrario, dello stravolgimento fine a sé stesso. La natura ibrida della prima Switch ha rappresentato una svolta epocale, ridefinendo le abitudini di gioco di milioni di utenti e creando un precedente difficile da superare. Oggi la nuova console deve dunque mantenere quel delicato equilibrio tra continuità e innovazione, offrendo un ecosistema familiare ma capace di sorprendere ancora. È in questo scenario che esperimenti come Drag x Drive si inseriscono: non tanto come titoli di grande richiamo, quanto piuttosto come piccole “vetrine” pensate per mostrare nuove possibilità, per suggerire prospettive ludiche inedite e lasciare intravedere il modo in cui le nuove peculiarità hardware possano tradursi in linguaggi videoludici freschi e distintivi.
Drag x Drive si presenta come una delle prime incursioni di Nintendo, su Switch 2, nel territorio dello sportivo arcade più spinto, fondato su un’idea immediata e dall’impatto visivo particolare. Alla base troviamo un’interpretazione del basket in chiave inedita: partite 3 contro 3 dove i giocatori non si muovono a piedi, ma alla guida di mezzi che ricordano delle sedie a rotelle futuristiche, spinti e controllati con un dinamismo che strizza l’occhio tanto alle sale giochi quanto all’estetica nipponica più sperimentale. L’obiettivo rimane quello di mettere la palla nel canestro, ma le regole e i campi introducono una forte componente di caos, velocità e spettacolarità. In mezzo si collocano anche piccoli minigiochi, concepiti per variare il ritmo e proporre sfide brevi, a metà tra tutorial e intermezzo competitivo. Il cuore del progetto, tuttavia, risiede nelle partite online: l’idea di offrire scontri rapidi, diretti e dall’alto tasso di adrenalina rappresenta la vera cifra stilistica del titolo, costruito per essere fruito in sessioni veloci e per trasmettere quell’immediatezza che da sempre contraddistingue la filosofia arcade di Nintendo.