Life is Strange: la recensione

Un'avventura grafica in grado di smuovere le emozioni come poche altre hanno mai fatto. Life is Strange arriva su Switch in versione rimasterizzata nell'Arcadia Bay Collection.

Alcuni giochi riescono ad entrarti dentro anche per una serie di motivi che esulano dai meriti videludici del titolo, vuoi per un concomitante periodo personale vissuto dal videogiocatore, vuoi per i temi trattati, per le modalità narrative, per le musiche, ambientazioni o mille altri motivi. Life is Strange, il primo capitolo dell’avventura grafica ad episodi sviluppato da Don’t Nod e pubblicato da Square Enix, nel 2015 fece breccia nel cuore di molti non solo per un solido impianto narrativo, fortemente improntato all’emotività, e per un gameplay stimolante, ma anche per tematiche che allora (ma anche oggi a dire il vero) rimangono spesso tabù. Il mix di argomenti drammaticamente attuali (bullismo, suicidio, uso di droghe, disagio giovanile, identità di genere) inserite in un contesto reale ma nel quale ha un ruolo importante anche il paranormale diede vita ad un mondo narrativo innovativo e di successo, nonché ad ulteriori titoli. Seguirono infatti in breve successione Life is Strange Before the Storm, il prequel che chiude l’arco narrativo relativo alle vicende delle sedicenni Max, Chloe e Rachel, Life is Strange 2 con lo spin off Le fantastiche avventure di Captain Spirit ed il più recente True Colors.

Oltre alle succitate tematiche trattate Life is Strange ebbe il merito di sfruttare una modalità di fruizione, quella ad episodi mutuata ovviamente dalle serie televisive, di grande impatto, estremamente centrata per un’avventura grafica ed in linea con i nostri tempi. Sembra evidente quindi che forse l’ambiente di gioco migliore per tutto quanto sopra descritto non poteva che essere Nintendo Switch, data la sua prevalente modalità di utilizzo on the go, eppure ci sono voluti quasi otto anni prima di vederci arrivare tra le mani questa Arcadia Bay Collection che unisce i primi due giochi del franchise, una entry davvero ghiotta per chi ancora non avesse giocato nulla di questa produzione. Nel corso delle 5 “puntate” di Life is Strange seguiremo le vicende di Maxine (Max) Caulfield, una ragazza alla presa con i piccoli e grandi drammi dell’adolescenza che un giorno scopre di avere il potere di riavvolgere il tempo e quindi di poter cambiare gli eventi, di viverli e riviverli con un diverso svolgimento. E’ proprio intorno a questa capacità che ruota buona parte delle molteplici sliding doors che si prospetteranno di fronte al giocatore. Max può infatti sì riavvolgere alcuni avvenimenti e modificarne l’andamento, tuttavia una volta che si è scelto una strada non si potrà più tornare indietro, lasciandoci con il tarlo nella testa che continua a farci pensare ai What If, vero valore aggiunto e spinta alla rigiocabilità di questo titolo.

In questa versione Switch il gioco ha ricevuto una serie di migliorie estetiche come la grafica dei personaggi e degli ambienti rimasterizzata e ottimizzata o animazioni migliorate usando il motion capture facciale completo. Tuttavia alla prova dei fatti è forse proprio il comparto grafico quello che risente un po’ di più del passare del tempo. Chiaramente Life is Strange non è mai stato un titolo che puntava sulla grafica come suo aspetto principale, tuttavia alcune (rare fortunatamente) latenze nel caricamento delle texture fanno un po’ storcere il naso, tantopiù che era un difetto pregresso già nella versione originale. Stesso discorso vale per alcuni caricamenti un po’ troppo lunghi all’interno dello stesso episodio, anche qui è vero che non è il ritmo la caratteristica principale del titolo ma a volte si rischia spezzare un po’ troppo l’andamento della trama.

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Tolte queste imperfezioni Life is Strange mantiene intatto il fascino e le emozioni grazie alle quali ha conquistato il pubblico al lancio. Come non sempre accade nelle visual novel qui percepiamo davvero di avere tra le mani il destino dei nostri personaggi, la necessità di ponderare bene le nostre scelte dato che potrebbero avere un peso importante nel prosieguo dell’avventura e nella vita dei nostri cari. La storia fortemente improntata al teen drama a tinte soprannaturali non è in alcun modo una barriera alla fruizione anche da parte di un pubblico più maturo, anzi riesce a coinvolgere e a fare entrare in forte empatia con il cast, interpretato tra l’altro in maniera davvero esemplare. La recitazione è infatti di alto livello come un pò tutto il comparto audio di questo gioco. La colonna sonora infatti, in parte originale ed in parte composta da brani preesistenti, accompagna molto bene tutta l’azione e aiuta a toccare le corde giuste. L’avventura come facile immaginare è molto guidata e anche gli occasionali enigmi che ci verranno posti di fronte saranno tutt’altro che irresistibili. Ciononostante siamo ben lontani da un banale walking simulator, Life is Strange è una delle visual novel più immersive ed emozionanti che siano state prodotte. Peccato quindi solo per alcune lacune dal punto di vista estetico e dei caricamenti, preesistenti per carità, che nel porting (remastered) per Switch ci saremmo augurati di vedere superate.

La recensione

7.5 Il voto

Life is Strange ha dato vita ad un franchise che come pochi ha saputo interpretare l'avventura grafica ad episodi smuovendo le emozioni del videogiocatore. L'avventura narrata è talmente immersiva e piacevole da vivere che tutto sommato si può soprassedere ad una serie di problematiche che tuttavia è giusto evidenziare. Il feeling è rimasto infatti esattamente quello del 2015 con i suoi pregi (tantissimi) e difetti (qualcuno, in primis caricamenti troppo lunghi e qualche lacuna grafica). In ogni caso i due titoli contenuti nell'Arcadia Bay Collection sono un must da recuperare soprattutto se ve lo siete persi sulle altre console. Il valore aggiunto dato dalla giocabilità in portabilità è tanto e ne giova anche la formula seriale sperimentata con successo da Don't Nod.

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