Charon’s Staircase: la recensione

Vestiamo i panni dell'agente Desmond per far sparire le tracce del progetto Alpha del fantomatico Ministry

Il mondo PC è da sempre stato caratterizzato da un certo tipo di produzioni che potremmo definire avventure punta & clicca, dal ritmo placido se non propriamente lento, incentrate sull’esplorazione ambientale e la scoperta degli elementi interattivi sparsi per gli scenari di gioco, spesso attraverso una inquadratura in prima persona, all’interno di mondi realistici e dettagliati, per un contesto d’insieme realizzato con il chiaro intento di calare il fruitore all’interno dell’universo diegetico proposto davanti ai suoi occhi, cercando tramite tutti gli elementi compositivi di aumentare l’immedesimazione e facilitare la sospensione dell’incredulità, così da poter davvero catturare il giocatore nell’intricata rete del canovaccio narrativo, prendendolo per mano lungo un solco già tracciato dal game designer, pur lasciandogli l’impressione di avere una certa libertà di movimento e decisione, come se fosse davvero lui, il protagonista della vicenda. Spesso e volentieri, proprio per aumentare il grado di suspense, queste produzioni si muovono all’interno di una cornice tensiva, sia essa thriller o più propriamente horror, dove l’approccio investigativo tende a legarsi a doppio filo con il senso di mistero e scoperta progressiva: è in questo filone che si inserisce l’ultima opera di Soedesco: Charon’s Staicase.

Il contesto narrativo del titolo si ispira infatti proprio a questo tipo di impostazione e atmosfere: al centro del canovaccio troviamo una oscura e misteriosa compagine denominata The Ministry che, negli anni ’70, ha governato come una sorta di governo ombra in diversi ambiti, attraverso il pugno di ferro tipico dei regimi dittatoriali. Responsabili di numerosi atti sinistri ed inumani non meglio precisati, hanno deciso di lasciarsi alle spalle quei giorni oscuri avendo intenzione ormai di unirsi all’Unione Europea, entrando a far parte delle istituzioni ufficiali e arrivando a governare secondo le leggi, alla luce del sole. Ma, per poterlo fare, ci sono ancora diversi panni sporchi da lavare: per questo il protagonista della vicenda, impersonato ovviamente dal giocatore, è chiamato in causa. Agente denominato “Desmond”, avrà il compito di ritrovare e distruggere tutta una serie di documenti segreti classificati dalla magione di Oack Grove, riferiti a terribili vicende non del tutto sepolte nel passato. L’indagine, però, scaverà fin troppo a fondo, arrivando a svelare i macabri avvenimenti legati a un cruento e orripilante quanto fantomatico Progetto Alpha. Una scalinata, quindi, al centro del titolo del gioco e come fulcro del racconto: ma non una per il paradiso come nella canzone dei Led Zeppelin, bensì una discesa negli anfratti tenebrosi dell’inferno. Siete pronti a indagare, a costo della vostra anima e della vostra incolumità?

Il titolo in questione si muove bene tra le ragnatele di un genere che per il pubblico moderno potrebbe sembrare persino antico, pur restando fortemente ancorato alla tradizionale struttura dei titoli punta & clicca da PC ed evitando, consapevolmente o meno, tutta quella serie di svecchiamenti messi in atto da produzioni più recenti come Life is Strange, che hanno cercato attraverso diverse dinamiche di offrire qualcosa di più giovane e leggero, in termini non tanto di narrativa quanto di interfaccia e metodologie di fruizione, all’interno di una cornice del tutto simile a questa. In Charon’s Staircase, però, vi troverete invece a muovervi in prima persona (tramite un avatar a volte senza peso e privo di riferimenti diegetici concreti, tali per cui sarà a tratti difficile conservare il senso di immedesimazione vera e propria) in ambienti dove solo pochi degli elementi in essi contenuti vi offriranno possibilità di interazione; una volta identificata la porta, o il taccuino, o la statua che potranno essere esaminati, tipiche icone di interazione appariranno a schermo, chiedendovi poi tramite la semplice pressione di un tasto e/o di un menu di selezione, di decidere quali azioni applicare. La raccolta di indizi sparsi per le aree sarà fondamentale in più di un contesto per poter interagire nel modo corretto con alcuni di questi oggetti, inserendone parti mancanti, chiavi corrette o combinazioni esatte, così da generare una determinata reazione e poter proseguire lungo la narrazione. Una narrazione che viene gestita secondo i canoni classici del thriller, con misteri svelati poco a poco, in maniera graduale, lungo la costruzione di un disvelamento lento ma costante e coerente di orrori sempre più oscuri e profondi, dove la presentazione di atmosfere e luoghi tenebrosi aiutano non poco la sospensione dell’incredulità. Poche o inesistenti le opzioni di scelta lasciate alla discrezione del giocatore, mentre il canovaccio continua a seguire il solco tracciato dal game designer, in maniera appunto tradizionale per il genere, ma non per questo priva di suspense.

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Ciò che azzoppa in maniera netta e decisiva l’esperienza di gioco, però, è il lato tecnico, legato a performance che quantomeno su Switch lasciano molto a desiderare. In un’opera dove la tensione legata a vicende e atmosfere, a ritmi di immedesimazione costanti e continui sono alla base della possibilità di godere appieno del racconto messo in scena, il frame rate così viscoso e a scatti (soprattutto nella gestione della rotazione di camera) rompe continuamente il patto di finzione tra mondo virtuale e fruitore; texture così approssimative e slavate spezzano il senso diegetico delle location studiate dai designer; il comparto sonoro inesistente o di bassa qualità ci ricorda continuamente come l’orrore non sia tanto a schermo, quanto dentro il codice di programmazione. Il titolo prova a mettere in scena eventi ed ambientazioni, personaggi e moventi, trame ed enigmi oscuri ed intriganti, ma la difficoltà tecnica espressa nella versione per Nintendo Switch ci porta troppo spesso a distaccarci dal mondo raccontato, ponendo tra noi giocatori e l’universo narrativo rappresentato un continuo filtro critico che, purtroppo, non permette la piena e matura fruizione del prodotto stesso.

La recensione

5.5 Il voto

Un comparto tecnico davvero zoppicante ed approssimativo finisce per spezzare l'atmosfera tensiva di un gioco che, nonostante tutto, sembra in grado di offrire una cornice narrativa oscura ed intrigante, purtroppo appannata da una resa a schermo non sufficiente, che finisce per incrinare il patto di immedesimazione tra fruitore e mondo diegetico, alla base di produzioni appartenenti a questo specifico genere videoludico.

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