Tactics Ogre Reborn: la recensione

Il passato ritorna a insegnarci che non bisogna dimenticare, per evitare la guerra e proseguire sul percorso della storia

Dal punto di vista sia ludico che grafico, la versione Reborn qui presa in esame conferma ovviamente quanto di buono era stato realizzato già ai suoi tempi, per arricchirlo ulteriormente con diverse trovate che hanno come obiettivo quello di adeguarne la fruizione a una platea abituata a standard senza dubbio più moderni. Nel corso dell’avventura si vestiranno ovviamente i panni di diversi eroi sul campo di battaglia, seguendo una struttura di combattimento a turni dove la strategia sarà al centro della riuscita o della sconfitta lungo le sorti dello scontro. Progredendo nel corso dell’arco narrativo principale sarà possibile ingrandire il gruppo reclutando nuove unità, provando così anche le loro differenti classi di combattimento, attraverso armi, magie e abilità ancora oggi tra le più variegate (e differenziate) del genere. Inoltre, la scelta operata dal giocatore in determinati bivi del titolo avranno realmente una certa rilevanza sull’incedere del corso degli eventi, con il risultato di coinvolgere davvero l’utente all’interno delle dinamiche narrative di questo universo finzionale inscenato dai programmatori, aumentando a dismisura il senso di immedesimazione e la sospensione dell’incredulità. Rispetto alla versione per SNES, i principali cambiamenti introdotti si fondano ovviamente su un versante grafico ottimizzato per la risoluzione dei moderni schermi in alta definizione, pur mantenendosi piuttosto fedele alla direzione artistica dello stile originario; su scene e intermezzi narrativi animati tutti localizzati in inglese, seppur sia disponibile anche la traccia audio giapponese; su una OST completamente rivisitata grazie alla riproduzione orchestrata della colonna sonora originale del gioco; su un sistema di combattimento ridisegnato per apparire più flessibile, dinamico e leggero di quanto non fosse all’inizio (anche se i puristi più intransigenti avrebbero forse preferito maggior aderenza al precursore, sotto questo punto di vista), con un sistema di gestione dei livelli rielaborato per essere più user friendly, una IA migliorata e un’interfaccia utente meno intricata e più intelleggibile. Nel complesso, si potrebbe parlare in pratica di un trattamento di bellezza atto principalmente a migliorare svariati aspetti di QoL, senza intaccare il fulcro dell’esperienza di gioco ideata svariati decenni addietro.

Sotto il profilo tecnico, il gioco è un prodotto semplice, che pertanto non incappa in alcun tipo di problematica legata alle sue performance: i tempi di caricamento sono idonei anche a una fruizione mordi e fuggi, anche lontano dalle mura domestiche; il frame rate (per quanto elemento secondario e non centrale in titolo strategico a turni) risulta fluido e privo di particolari fasi zoppicanti; il sistema di controllo (anche grazie all’interfaccia ristudiare per porsi in maniera più consona a una fruizione odierna nella gestione delle numerose opzioni e informazioni disponibili nei tanti menu gestionali del gioco) risulta funzionale al titolo. Il discorso prettamente visivo è invece soggetto a possibili perplessità: il lavoro di svecchiamento grafico non ha nulla a che spartire, ad esempio, con l’approccio rivoluzionario dell’HD-2D di Square-Enix (un paragone che calza a pennello se pensiamo alle numerose similarità strutturali e tematiche di Triangle Strategy o alla natura di ripescaggio moderno di un retaggio antico che Tactics Ogre spartisce con Live A Live); questo specifico caso è senza dubbio un remaster e in nessun modo potrebbe essere interpretato come un remake, pertanto ovviamente le aspettative è giusto che siano tarate di conseguenza un po’ più verso il basso, senza aspettarsi grandi stravolgimenti. Il fatto è che l’intervento di migliora applicato per adattare la visualizzazione agli schermi in alta definizione ormai diffusi in tutte le case (o montati su tutte le Switch, per quanto arrivino soltanto a 720p) finisce in qualche modo per privare l’opera originale di quel certo fascino che conservava, forse anche soltanto nella nostra nostalgica memoria, proponendo una pixel art che, fin troppo pulita e tirata a lucido ma senza i modernismi raffinati che altre produzione della stessa casa hanno saputo offrire nel corso degli ultimi anni anche in ambito bidimensionale, non riesce ad ammaliare fino in fondo. A rinvigorire però il quadro generale interviene invece il comparto sonoro, con una OST di assoluto rispetto, capace di trasmettere quella sensazione di fantasy epico e leggendario, di cui Tactics Ogre si è giustamente ammantato nel corso dei decenni.

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La recensione

8 Il voto

Tactics Ogre Reborn è la riproposizione tirata a lucido di un caposaldo del genere strategico a turni: il dream team alle spalle della creazione originaria ha saputo incidere un solco nell'industria seguito poi da moltissimi altri capolavori che, volenti o nolenti, ne hanno seguito le tracce. Il suo fascino è oggi forse meno fulgido visivamente e ambiguamente già visto, ma il viaggio che propone è un'esperienza assolutamente da non perdere per tutti gli appassionati.

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