Tron: Identity: la recensione

Tron non è solo corse su moto futuristiche ma, in questa intrigante interpretazione, anche un buon crime a tinte noir.

Prima dell’arrivo prorompente della trilogia di Matrix  e dell’universo ad esso correlato, c’era un altro franchise che era pressoché  sinonimo di fantascienza e di realtà virtuale: Tron. Il film Disney del 1982 con il tempo è divenuto una sorta di fenomeno culturale, al quale sono seguiti (con alterno successo a dire il vero) serie tv, cortometraggi, un sequel ed un terzo episodio che dovrebbe vedere la luce nel 2024. Quello che realmente colpì l’immaginario, aldilà dei valori della produzione, fu probabilmente la prima rappresentazione di una realtà virtuale alternativa alla nostra, oltre che la profusione di effetti speciali piuttosto avanzati per l’epoca.  Tron, per i pochi che non lo conoscessero, narra infatti le vicissitudini di alcuni programmi, talvolta avatar di persone reali (i cosiddetti utenti o creativi) altre volte abitanti senzienti autonomi o creazioni della mente umana, che vivono all’interno di una realtà virtuale. La lotta per la libertà ed il libero arbitrio di queste AI è la sottotraccia sempre presente in Tron. I programmi generalmente considerano i creativi quasi come delle divinità, anche se non tutti sono d’accordo a riguardo, come presto scopriremo giocando a Tron: Identity.

Bithell Games prova, dunque, nell’impresa non da poco di riportare Tron su livelli qualitativi consoni ad un brand di tale importanza, e lo fa con una visual novel, genere dal ritmo notoriamente piuttosto compassato a fare da contraltare alle forsennate corse in Light-Cycle viste al cinema. Il passaggio, dunque, dall’action puro al romanzo interattivo è una prima scommessa che ci sentiamo di dire sia stata vinta dal team di sviluppo. Allargare infatti le vedute, farci conoscere qualcosa di nuovo su questo universo dalle infinite possibilità è un qualcosa che può far gola a tutti gli appassionati di fantascienza, a prescindere dalla loro conoscenza di Tron. È bene infatti precisare che non è necessaria, anche se consigliata, alcuna visione dei film o delle opere correlate prima di lanciarci in questa lettura/esperienza videoludica, trattandosi di un’arco narrativo a sè stante, ispirato ma non direttamente collegato alle avventure precedenti.

Vestiamo i panni di Query, un detective incaricato di far luce su un’esplosione e conseguente furto all’interno del Repository, il mastodontico edificio che farà da sfondo a tutta l’avventura, con le sue stanze ed i suoi segreti. Il character principale ci aiuta ad entrare in un’atmosfera che accanto alle attese atmosfere sci-fi introduce un mood molto hard boiled, vuoi per gli interrogatori tra l’ironico e l’arrogante, vuoi per il cielo sempre carico di pioggia e per le notti infinite rischiarate solo da luci al neon. Faranno da contorno altri personaggi molto ben  caratterizzati con l’amministratore Prinz o il capo della sicurezza Grish, ognuno alle prese con i suoi segreti che starà a noi svelare bilanciando bene le scelte testuali che ci vengono prospettate. Sono proprio le scelte testuali il fulcro del gameplay di Tron: Identity, e ad onor del vero le scelte che potremo fare sono davvero ben definite consentendoci di scegliere e tenere una linea anche se palesemente il buon senso e gli atteggiamenti degli altri character consiglierebbero altro.

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