Nato dall’impulso di una vivace campagna KickStarter nel 2020, Curse of the Sea Rats è un action platform metroidvania, ideato e realizzato dal team spagnolo Petoons Studio, il quale è riuscito a dare alla luce il suo pargolo nella primavera di quest’anno. Il crowdfunding arrivò presto al target, in realtà più che duplicando la cifra richiesta, in particolare grazie ad alcune features, almeno sulla carta, davvero degne di nota, in grado di catturare l’attenzione dei finanziatori. Parliamo in particolare di una direzione artistica davvero accattivante, un character design grintoso e piuttosto memorabile, ed una storia in grado di portare la classica avventura piratesca all’interno di un mondo antropomorfo che strizza l’occhio ad alcuni tra i maggiori action adventure del passato (non ultimo, come ovvio vista la tematica, la saga di Monkey Island). Iniziamo l’avventura a bordo di un vascello inglese, la nostra ciurma di pirati è in catene e sta per essere riportata in patria per fare una brutta, bruttissima fine. Un provvidenziale naufragio ci toglie le castagne dal fuoco, ma solo per scoprire che in realtà è tutto frutto di una maledizione lanciata dalla strega pirata Flora Burns. Il tempo di asciugarci e ci rendiamo conto che abbiamo assunto le sembianze di enormi ratti pirata (pi-ratti?). A questo punto non ci rimane che stringere una alleanza di pura convenienza con i nostri carcerieri: la testa della strega in cambio della libertà e del ritorno alla nostra forma originaria. L’incipit come detto è piuttosto curioso ed interessante, ed anche la realizzazione tecnica svolge in maniera convincente il suo compito. Ci troviamo di fronte ad un character design interamente realizzato a mano, con animazioni 2D classiche ma piacevoli. I personaggi sono volutamente caricaturali e stereotipati, soprattutto per quanto riguarda i boss di metà e fine livello. La direzione artistica appare piuttosto ispirata, con fondali ben caratterizzati, sempre colorati e spiritosi. Il tutto si combina perfettamente con ambienti dettagliati, arricchiti da effetti di luce e ombra che riescono a dare quel tocco di profondità, tipico del 2.5D.
L’avventura può essere affrontata in single player o in multigiocatore fino a 4 utenti contemporaneamente, scegliendo tra un set di 4 pirati giocabili, ognuno caratterizzato da un pattern di movimento/attacco differente. Ogni personaggio, infatti, ha punti di forza e di debolezza, armi e magie differenti,che potranno essere modificati e migliorati man mano che la tua avventura procede, sbloccando nuove abilità speciali o apprendendo potenti magie. Potremo scegliere tra David Douglas, Buffalo Calf, Bussa e Akane Yamakawa. Ogni personaggio porta il suo stile di combattimento unico, chi improntato alla pura forza fisica, chi all’agilità, chi agli attacchi magici. Il level design invece è tutto sommato piuttosto lineare, non richiedendo al giocatore particolari sforzi intellettivi per ripercorrere a ritroso i propri passi una volta sbloccata una determinata abilità o area precedentemente inibita. Questa sua semplicità intrinseca è una scelta che potrebbe far storcere un po’ il naso ai puristi dei metroidvania (qui per l’occasione ribattezzato ratoidvania), mentre per chi si approccia a questo titolo senza particolari velleità può essere un plus importante. La componente action platform riesce ad emergere piuttosto bene anche se, vale la pena puntualizzarlo, anche qui non dobbiamo attenderci particolari unicità. Le combo di doppio salto per arrivare a posizioni più elevate, planare per raggiungere aree lontane e così via sono espedienti già visti, anche se svolgono sempre la loro parte in maniera egregia. Anche dal punto di vista del battle system non riscontriamo un particolare livello di difficoltà e di varietà. Spesso infatti sarà sufficiente attivare delle sequenze di attacco piuttosto basiche, senza nemmeno dover schivare o parare, per portare a casa la vittoria. Diverso il discorso invece per i boss, questi ultimi sì piuttosto competitivi e caratterizzati da pattern di movimento più variegati. La generale tendenza ad una globale semplicità in Curse of the Sea Rats vede il suo compimento ultimo nell’albero delle abilità dei nostri amici ratti. Già prima della metà dell’avventura (che ci terrà impegnati per oltre una decina di ore), saremo probabilmente riusciti a potenziare al massimo il nostro pirata, donandogli il completo incremento delle skills e dotandolo di nuove abilità, abbattendo ulteriormente il livello di difficoltà di un titolo già di suo non particolarmente ostico. Peccato perché con qualche accorgimento in più, ed uno studio più approfondito della curva di difficoltà (declinata sia nel level design, che nel combat system) potevamo trovarci di fronte ad un action metroidvania di tutto rispetto, trovandoci invece limitati ad un titolo bellissimo da vedere ma meno da giocare. Se invece siamo alla ricerca di un gioco divertente e dalle richieste in termini di attenzione non particolarmente esose, Curse of the Sea Rats è il gioco che fa per noi, grazie ad un approccio cartoon scanzonato e con pochi fronzoli.
La recensione
Curse of the Sea Rats è un gioco esteticamente davvero pregevole, tanto da costringerci a chiudere un occhio su alcune ingenuità di fondo che finiscono per inficiare un pò la valutazione globale. Di base poteva essere settata un pò meglio la curva di difficoltà, fin troppo semplice già intorno alla metà dell'avventura, ed il level design stesso, piuttosto lineare per essere un metroidvania. Durante la nostra prova ci siamo comunque divertiti parecchio in compagnia dei nostri ratti, anche grazie ad una localizzazione completa in italiano, e ad una trama a finali multipli che sprona in ogni caso il giocatore a portare a termine l'avventura.
