The Nom: la recensione

Sei stato trasformato in una creatura oscura da scienziati malvagi e finalmente sei riuscito a liberarti! È tempo di vendetta!

Uno scienziato pazzo vi ha infuso una strana sostanza in corpo che vi ha trasformato in un simbionte, oscuro ed instabile. Fortunosamente riuscite a trovare una via di fuga dal laboratorio/prigione: quale migliore occasione per girare la situazione in vostro favore e dedicarvi alla meritatissima vendetta? La nuova avventura sviluppata da Voodo, studio di sviluppo transalpino, per certi aspetti si basa su di un plot narrativo che si rifà a Venom, il simbionte della Marvel. Rilasciato inizialmente per mobile, area nella quale lo sviluppatore è particolarmente attivo, The Nom, questo il titolo del gioco che ci apprestiamo a recensire, è un action che parte da premesse piuttosto interessanti. Il nostro nuovo involucro ha la forma di un grosso ragno nero gelatinoso in grado di inglobare qualsiasi cosa voglia sul suo percorso, come una sorta di blob letale. Questa nuova forma aracno-slime ci consente di camminare sui muri, assorbire i nemici per aumentare di dimensione, mutare forma e fonderci con l’ambiente per trovare la mimetizzazione perfetta. Il gameplay è piuttosto semplice e denota in maniera abbastanza evidente la sua derivazione mobile. Dovremo avanzare di stanza in stanza, seguendo uno scorrimento verticale, per centinaia di livelli alla continua ricerca del malefico Dr. Vial, il responsabile della nostra attuale situazione. Le varie stanze sono popolate da civili, da scienziati e da militari. Potremo indifferentemente nutrirci di tutte e tre le categorie, con buona pace dei buoni sentimenti, mentre solo gli ultimi cercheranno di farci la pelle sparandoci addosso. Il nostro simbionte può aumentare di volume secondo tre differenti taglie, in base a quante persone saremo in grado di fagocitare mentre allo stesso tempo ci rimpiccioliremo ogni qualvolta che verremo colpiti da un proiettile. Uccidere (o inglobare o possedere) quanti più nemici possibili farà aumentare anche la nostra “febbre”, un livello di rabbia che al suo culmine ci metterà in modalità berserker (identificabile dal colore cangiante del simbionte), dandoci più velocità e maggiori possibilità di assestare colpi letali per una ventina di secondi. Ad ogni stage, in base alla velocità di completamento ed alla quantità di danni subiti, in altre parole in base allo stile del nostro completamento, riceveremo un determinato quantitativo di denaro e di gemme viola. Questi sono spendibili per aumentare le capacità del nostro vischioso simulacro (come, ad esempio, maggiore velocità di movimento, maggiore capacità di assorbire danni) oppure per modificarne l’apparenza (comprando nuovi colori e nuove livree).

Il giocatore può mantenere un approccio più stealth e ragionato oppure uno più “ignorante”, gettandosi a testa bassa nella mischia. Uno dei problemi di questo titolo è, come vedremo, che in realtà non fa molta differenza il tipo di approccio che terremo nel portare avanti l’avventura. Già dopo la prima manciata di stage, infatti, sarà evidente che il livello di difficoltà è tarato troppo verso il basso, rendendo il livello di sfida quasi banale, se non talvolta addirittura noioso. I militari a guardia della struttura, così come i boss intermedi, sono facilmente aggirabili in modo da essere attaccati alle spalle, andando dunque a perdere il pathos tipico dei giochi stealth, ai quali The Nom vorrebbe ambire. Anche le variazioni sul tema sparse qua e là (come la possibilità di possedere alcuni militari ed usarli a loro volta contro i commilitoni, piuttosto che quella di fondersi con gli elementi di scenario) non riescono ad aggiungere molto appeal. Gli stessi stage sono in realtà piuttosto simili l’uno all’altro, sia per quanto riguarda l’ambientazione che per quanto riguarda la tipologia e varietà di suppellettili e caratterizzazioni. Tali stage sono inoltre inframezzati da dei livelli bonus, sotto forma di endless runner, nei quali dovremo semplicemente correre a più non posso, eliminando tutti coloro che incontreremo a schermo, fino ad esaurimento della nostra barra vitale. Lo stesso level design di ogni stage di gioco paga la natura originaria del gioco, con livelli molto piccoli, semplici e poco duraturi, perfetti per la modalità pick up and play via smartphone, molto meno per il gioco su console. Oltretutto questa sensazione di semplicità non fa che acuirsi con il prosieguo dell’avventura quando avremo potenziato al massimo la nostra entità. I soldi guadagnati possono infatti essere spesi per acquistare nuove devastanti modalità di attacco. Oltre alla semplice possibilità di possedere e far esplodere i nemici potremo infatti catturarli con i nostri tentacoli e lanciarli, calpestarli piombandogli addosso dall’alto, elettrificarli e molto altro. Tali uccisioni, va detto, danno una certa soddisfazione. Il livello di sfida migliora un pochino nello stealth mode, modalità nella quale non dovremo farci vedere nemmeno una volta dai nostri nemici (né dalle telecamere di sorveglianza o incappare nei raggi laser), pena la sconfitta immediata. Qui l’obiettivo diventa non più eliminare ogni minaccia, bensì arrivare a fine livello senza essere visti, cambiando dunque in modo piuttosto netto il paradigma del gioco. Graficamente, pur nella sua semplicità, The Nom, riesce ad essere piacevole, soprattutto grazie alla fisicità del simbionte e alla fluidità della sua animazione, in particolare nell’arrampicarsi sui muri o nel passare attraverso le vetrate. Le ambientazioni, così come gli altri personaggi del gioco, risultano piuttosto anonime.

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La recensione

5.5 Il voto

The Nom parte da una premessa piuttosto interessante: quella di uno stealth game condito da dinamiche adventure e, soprattutto da un plot narrativo sulla carta intrigante. Purtroppo alla resa dei conti il gioco che abbiamo testato paga dazio alla sua natura mobile e, soprattutto, ad una realizzazione fin troppo semplice. In particolare il livello di difficoltà, settato in maniera a dir poco approssimativa, finisce per far scemare ben presto l'interesse per un titolo che invece avrebbe tutte le carte per ritagliarsi il suo spazio.

Valutazione

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