Shiren The Wanderer: The Mistery Dungeon of the Serpentcoil Island: la recensione

Torna l'avventura senza pietà di uno degli antesignani del genere rogue-like, questa volta arduo ma contemporaneo, nei gusti e nelle dinamiche: siete pronti ad affrontare i labirinti dell'isola demoniaca?

Nello scenario delle produzioni indie uno dei generi più diffusi è quello dei metroidvania, ma una delle dinamiche più riuscite è senza dubbio quella dei rogue-like: trattasi di titoli avventurosi dove il protagonista deve affrontare livelli e labirinti generati randomicamente a ogni prova, giungendo spesso e volentieri (come caratteristica strutturale) a morte prematura, per poi ritrovarsi in un HUB da cui ripartire, tentativo dopo tentativo, per una ulteriore nuove avventura. Un finale esiste, ma è arduo da raggiungere nel procedere a tentativi e in maniera non propriamente progressiva, mantenendo solo in parte gli avanzamenti (di esperienza, di equipaggiamento) conquistati fino a quel momento ma, in ogni caso, dovendo sempre ripartire dall’inizio per provare ad affrontare il numero stabilito di quadri necessari per arrivare al boss finale e, chissà, un giorno…vedere i titoli di coda al termine del gioco. Dinamica di programmazione capace di andare incontro ad alcuni dei limiti (di budget, personale, esperienza…) dei team più piccoli, ma anche di sposare quel senso di sfida (elevato seppur non frustrante) delle nicchie di appassionati più sfegatati, spesso contenti di poter gioire in maniera elitaria di produzioni meno appealing agli occhi (e ai polpastrelli)di un mercato di massa, spesso avvezzo a fruizioni più occasionali e indulgenti. Eppure, come tanti altri elementi di questa industria, la sua origine non è da attribuirsi alle più recenti e autonome realtà di sviluppo, quanto ad alcuni capisaldi di quello che può essere a ragione ritenuto un vero e proprio genere, facenti parte a tutti gli effetti della tradizione del panorama videoludico mondiale: nel caso dei rogue-like infatti non si può non pensare subito alla serie Shiren The Wanderer.

Conosciuta anche con il nome di Mystery Dungeon, si tratta di una serie di videogiochi di ruolo sviluppata da Chunsoft (oggi conosciuta come Spike Chunsoft in seguito alla fusione nel 2012) ideata dal co-creatore di Dragon Quest Koichi Nakamura nel momento in cui decise negli ormai lontani anni ’90 di lanciarsi nella realizzazione di una propria serie originale, dando per altro nell’occasione i natali alla stessa azienda appena citata. Parliamo dei tempi del Super Famicom (da noi ovviamente noto come Super Nintendo), per un brand che ha saputo poi ripetersi nel corso dei decenni su quasi tutte le console domestiche e portatili tanto a marchio Sony quanto Nintendo, ispirando con le proprie dinamiche tante altre serie soprattutto giapponesi, prima di veder fiorire i semi del proprio concept come detto in tempi recenti, grazie al panorama di sviluppo indie. Tra i titoli più popolari che sono emersi da questo profondo processo di contaminazione ricordiamo senza dubbio Chocono e Pokémon, entrambi caratterizzati da sotto-serie (o spin-off) sottotitolati esattamente come il loro precursore: Mistery Dungeon appunto. La premessa della maggior parte dei giochi Mystery Dungeon come detto è quella di interpretare un protagonista silenzioso che viaggia attraverso il mondo per scoprire dungeon misteriosi che hanno stanze generate casualmente, senza una ripetizione fissa di schemi o livelli, da affrontare da soli o in compagnia di altri membri del party, sempre con la necessità/possibilità di ripartire dal punto iniziale, a ogni sconfitta. Un modo diverso e particolare di concepire tanto l’idea di progressione, quanto quella di game over, e scusate se è poco!

Il sistema di base resta quindi molto vicino alle classiche origini e dinamiche del brand, coni dungeon misteriosi proprio perché capaci di presentare un gameplay praticamente infinito con mappe, nemici e bottini generati proceduralmente così da garantire un senso di sfida e scoperta sempre nuovi, anche per gli avventurieri più esperti. Il vostro protagonista, ovviamente chiamato Shiren, inizierà dal primo quadro del labirinto ogni volta che, sconfitto, riproverà l’avventura, cercando di scalare i diversi livelli che lo compongono sconfiggendo i nemici, raccogliendo equipaggiamenti e armamentari necessari per rafforzarsi e proseguire nel corso del viaggio. Il sistema di combattimento si basa sull’alternanza di turni alternati tra l’avatar e i suoi nemici, che consente ai giocatori di pianificare con attenzione ogni propria mossa. Entrando in contatto con aree sensibili del dungeon, popolate da bestie ostili o elementi interattivi, la suddivisione del quadro verrà evidenziata da una classica griglia, lungo la quale sarà possibile spostarsi un riquadro alla volta alternandosi coi nemici, decidendo la direzione in cui muoversi o il colpo da sferrare. Ma il nuovo capitolo per Nintendo Switch non si limita a ripercorrere il solco tracciato fino a oggi, introducendo diversi nuovi elementi: nuove e potenti trasformazioni per il protagonista da un lato e giganteschi mostri Behemoth pronti a dargli la caccia attraverso il dungeon dall’altro sono solo alcune di esse. Durante alcune fasi di esplorazione, a un certo punto sarà possibile ottenere alcuni oggetti coi quali provare a sconfiggere i mostri e, qualora doveste riuscire a farlo, otterrete una ricompensa particolare: un panino alla pesca con il nome del mostro sconfitto. Mangiandolo, potreste trasformarvi nella creatura corrispondente, per un determinato lasso di tempo, sfruttandone le abilità speciali come la capacità di volare o di nuotare, attraversando o raggiungendo così aree altrimenti impraticabili. Oltre a queste particolari fasi, esistono poi moltissime variabili in grado di condizionare l’andamento dell’avventura: in particolare, sarà importante riuscire a raggiungere lo status Sumo, portando la vostra Pienezza a livello 150 e cercando di mantenerla sempre sopra quello di 120: in questi momenti, infatti, potrete controllare il vostro avatar rendendolo soggetto a molti vantaggi statistici, come una maggiore potenza d’attacco, un aumento degli HP massimi e la capacità di annullare le trappole schiacciandole sotto i piedi. Detto questo, anche le avversità potranno presentarsi sotto svariate forme, spesso inaspettate e altrettanto spesso particolarmente ostiche. In particolare, dietro ad alcune porte misteriose, in grado di trasportarvi verso un regno carico di insidie, si celano mostri particolarmente giganti e potenti chiamati Behemoth: questi avversari sono molto più potenti di qualsiasi mostro normale, possiedono un potere d’attacco estremamente elevato e sono completamente immuni agli attacchi frontali o laterali grazie alla loro barriera difensiva Behemoth. Se incontri un Behemoth, l’opzione migliore è scappare, ma allo stesso tempo riuscire a sconfiggerli vi porterà grande soddisfazione, nonché collezionabili particolarmente potenti con cui proseguire lungo la struttura del dungeon.

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