Elsie: la recensione

Siamo nel pianeta Ekis, un mondo ricco di risorse naturali e scoperte scientifiche. In questa piccola perla però regna il caos, poiché è un mondo flagellato da numerosi disastri naturali. La nostra storia inizia con la dottoressa Grey, una talentuosa scienziata che ha creato un team di androidi capaci di impedire tali disastri. Questi sono noti come "i Guardiani".

Negli ultimi quindici anni, la scena indipendente ha rappresentato un motore creativo fondamentale per l’intero settore videoludico, imprimendo una spinta decisiva in termini di innovazione e rinnovamento. Laddove le produzioni tripla A tendono spesso a irrigidirsi entro formule consolidate e investimenti sempre più vincolanti, il mondo indie ha saputo affermarsi come laboratorio sperimentale capace di ridefinire generi, estetiche e modalità di fruizione. Titoli sviluppati da piccoli team o singoli autori hanno rilanciato stili visivi fuori dagli schemi, narrato storie insolite e intimiste, e rivalutato l’essenza stessa dell’intrattenimento videoludico, concentrandosi più sull’identità ludica che sui valori di produzione spettacolari. È proprio in questa cornice che progetti come Elsie trovano terreno fertile: opere compatte, stilisticamente riconoscibili e votate a un’azione intensa e immediata, capaci di emergere grazie alla forza del gameplay e della direzione artistica piuttosto che attraverso il mero impatto tecnico.

Se da un lato la scena indie ha portato una ventata d’aria fresca nell’industria, dall’altro non è immune da dinamiche ripetitive che rischiano di soffocare l’originalità che l’ha inizialmente contraddistinta. Con l’emergere e il successo di alcuni capisaldi — basti pensare a Celeste, Hollow Knight o Dead Cells — molti sviluppatori hanno iniziato a convergere verso formule simili, privilegiando side-scroller a struttura metroidvania, estetiche in pixel art e loop basati su esplorazione, combattimento e progressione. Il motivo è chiaro: si tratta di generi accessibili da produrre, riconoscibili e apprezzati da un pubblico consolidato. Tuttavia, questa omologazione crescente rischia di saturare il mercato con esperienze che, pur valide, faticano a distinguersi davvero. In assenza di un “hook” distintivo — una meccanica, uno stile, un’identità forte — anche progetti ben realizzati rischiano di perdersi nel mare magnum dell’offerta indie contemporanea, apparendo derivativi più che innovativi.

Elsie affronta la sfida dell’omologazione indie con uno stile e un gameplay che evitano i cliché più comuni: la sua direzione artistica è definita da un vibrante neon-retro pixel art, un’estetica che emerge con forza e carattere rispetto ai classici in stile Metroidvania. Le tonalità audaci e le animazioni fluide consentono al mondo di Ekis di risplendere in modo riconoscibile, rimanendo impresse nella memoria del giocatore. Nel gameplay, Elsie si distingue per la sua azione frenetica run‑and‑gun, arricchita da un sistema di parry preciso, dashing rapido e armi magitek personalizzabili. A differenza di molti roguelite, offre una sensazione meccanica che ricorda Mega Man X, ma con una varietà e una libertà di potenziamenti capaci di rinnovare ogni run. La profondità emerge dall’integrazione di dozzine di armi e buff, con configurazioni che permettono build efficaci e diverte molto. In sintesi, Elsie non resta impigliato nei soliti crismi indie: grazie a una forte identità visiva e a un’impostazione ludica raffinata, riesce a emergere con una personalità netta. Non è solo un clone in pixel art o un altro roguelite metroidvania, ma un titolo che sa farsi largo con anima, stile e soluzioni di gameplay definite.

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Elsie si difende piuttosto bene sul versante tecnico della versione Nintendo Switch, soprattutto considerando l’ambizione del progetto e la natura procedurale di ambientazioni e nemici. La direzione artistica in pixel art neon-retro è valorizzata da colori brillanti, animazioni fluide e una palette accesa che risulta sempre leggibile, anche nelle fasi più concitate. La fluidità è stabile in modalità docked, mentre in portatile può presentare qualche calo sporadico nei momenti più affollati, senza però compromettere la reattività generale dell’azione. I caricamenti sono rapidi, permettendo di tornare subito in partita dopo una sconfitta, elemento essenziale per un roguelite. L’input lag risulta minimo, con comandi precisi e un ottimo feedback nelle schivate e nei parry, fondamentali per il gameplay. Il gioco si adatta bene alle diverse modalità di fruizione della console, risultando giocabile e leggibile sia su TV che in handheld, senza compromessi evidenti in termini di visibilità o responsività.

La recensione

7.5 Il voto

Elsie si rivela un roguelite solido e stiloso, capace di distinguersi in un panorama saturo grazie a un’identità visiva precisa e a un gameplay scattante e soddisfacente. Pur non reinventando la formula, la esegue con cura, regalando un’esperienza appagante sia in portatile che su grande schermo. Una prova convincente per chi cerca azione rapida, rigiocabilità e stile senza compromessi.

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