The Elder Scroll V: Skyrim: Anniversary Edition: la recensione

Una delle più grandi avventure di sempre, anche su Switch, torna con un discreto carico di novità

Ci sono giochi e poi ci sono GIOCHI: prodotti talmente altisonanti nell’immaginario videoludico da rasentare la nomea di leggende, o se si preferisce un termine tradizionalmente legato agli sforzi creativi dei suoi autori, capolavori. Se oggi Bethesda e The Elder Scroll risuonano nei cuori e nelle menti di tanti appassionati anche solo nominando il brand, è quasi sicuramente grazie alla maestosità di opere come Oblivion e/o soprattutto…Skyrim. Icona e simbolo dei giochi di ruolo di stampo occidentale, precursore del concetto di open world di moderna concezione, equivalente nell’ambito dell’intrattenimento interattivo di quello che le opere di Tolkien rappresentano in ambito letterario e, con la trasposizione su pellicola del Signore degli Anelli, anche nella sfera cinematografica, è semplicemente divenuto sinonimo di epicità per quel che concerne lo scenario della programmazione digitale. E’ quindi con reverenza e rispetto, ma anche interesse e curiosità, che ci accingiamo a recensire l’Anniversary Edition di The Elder Scroll V: Skyrim.

La storia di SKyrim ormai la conoscono tutti, ma è importante ricordare e sottolineare la sua importanza, sia simbolica che fattuale, nel lanciare il successo di Nintendo Switch, unendosi in maniera intrinseca alla sua immagine, alla sua libreria, al suo pubblico e alla sua concezione di massa. Quando infatti nell’ormai lontano ottobre del 2016 (ben 6 anni fa, tondi tondi!) la casa di Kyoto ha finalmente deciso di alzare il velo di mistero sulla fantomatica console “NX” con un bellissimo trailer capace di comunicare appieno tutti i concetti cardine di un prodotto che su quei presupposti ci sta accompagnando ancora oggi, in maniera completa e coerente proprio con quanto raccontato già allora, il titolo di Bethesda c’era. Tra un velato assaggio di Mario Odissey e la portata principale di Zelda Breath of the Wild, infatti, non poco tempo fu dedicato proprio all’avventura di Elder Scroll V, con tanto di dimostrazione della giocabilità su schermo TV con JoyCon separati e loro sensori di movimento in bella vista, accanto a momenti di fruizione meno cinematografici e più occasionali, anche lontano dal salotto di casa, affidati principalmente a produzioni first party. Come a dire: su Nintendo Switch potrete giocare in tanti modi diversi, in tanti luoghi diversi, sia con i classici prodotti della grande N, che con le maggiori produzioni delle terze parti, presenti sulla console per garantire anche l’epicità di un intrattenimento da salotto tanto caro agli amanti (soprattutto occidentali) dei grandi schermi TV.

Ed è proprio dalla casa occidentale che meno ci saremmo aspettati, che invece sin da subito arrivarono poi le conferme, di quella che sembrava più una scommessa, che una promessa; fedele all’immagine trasmessa sin da quel primissimo video, Bethesda è stata presente su Switch con moltissimi titoli anche inusuali, per un hardware targato Nintendo, quasi a voler rimarcare il comune intento con la casa giapponese di travalicare i confini (e i limiti) tradizionali, abbattuti dalla concezione stessa della Switch: un hardware al passo coi tempi, per quanto il form factor permetta, con una architettura moderna che, nell’era dei motori super scalabili, possa garantire la possibilità di far girare sulla console la stragrande maggioranza delle produzioni, anche quelle enormemente epiche e hardcore di Bethesda, con l’opzione di fruirne sia sul più classico dei divani, che un po’ ovunque, dal letto di casa ai party improvvisati in giro con gli amici. Ed ecco così arrivare icone formatesi in ambito PC come DOOM, DOOM Eternal, Wolfenstein II, Wolfenstein Youngblood: produzioni che difficilmente sono storicamente approdate su hardware Nintendo e che invece arrivano, con una cadenza più che discreta, proprio sulla piccolissima ma efficace ed efficiente Switch, guidate dall’iconografico enorme ed leggendario open world fantasy di Skyrim. Un connubio inaspettato, quasi inedito, sorprendente e per questo capace di rappresentare e spingere quel processo di acquisizione da parte delle masse del concetto stesso della console, ancor prima che del suo prodotto fisico: se c’è un simbolo potente, nel successo di Switch, è proprio la massiccia e convinta presenza delle opere Bethesda nella sua libreria, sin dagli albori della commercializzazione del suo progetto. Titoli per appassionati, violenti e graficamente realistici, epici e potenti, appartenenti a brand terze parti, per di più occidentali e di stampo PCista: Nintendo Switch è un prodotto di rottura, capace di travalicare limiti e confini, e Skyrim ne è stato uno dei simboli più fulgidi.

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