Until Then: la recensione

La malinconica e inquietante quotidianità

Nel panorama contemporaneo delle visual novel, il confine tra romanzo illustrato e gioco interattivo si è fatto sempre più sfumato. Accanto ai colossi del genere – dai drammi scolastici alla Clannad ai thriller psicologici in stile 428: Shibuya Scramble – si è fatto largo un filone più intimo e autoriale, dove la quotidianità diventa il campo di esplorazione per emozioni sottili, relazioni sfaccettate e dilemmi morali. Questo sottogenere, a metà tra indie narrativo e slice of life interattivo, ha trovato terreno fertile su Nintendo Switch, piattaforma naturalmente predisposta al consumo frammentato e riflessivo. Ed è proprio in questo solco che si inserisce Until Then, un’opera che privilegia l’empatia e l’osservazione, rinunciando alla spettacolarità per scavare nel ritmo lento del vivere. Ma dietro la calma apparente si cela un impianto narrativo stratificato e inquieto, che esploreremo nei prossimi paragrafi.

Annunciato inizialmente come progetto indipendente sotto l’etichetta Polychroma Games e supportato da Modus Games, Until Then ha fatto parlare di sé sin dai primi trailer per lo stile grafico peculiare, a metà tra pixel art e ambienti tridimensionali, e per l’ambientazione insolita: una versione alternativa delle Filippine contemporanee, affascinante e familiare al tempo stesso. Dopo una lunga gestazione e alcuni ritardi, il gioco ha finalmente visto la luce nel giugno 2025, accolto da una critica per lo più positiva, soprattutto nel circuito specializzato indie e da parte della stampa attenta alle tematiche narrative. Le recensioni hanno lodato la delicatezza della scrittura, la costruzione dei personaggi e l’equilibrio tra slice of life adolescenziale e mistero esistenziale. A livello commerciale, Until Then ha avuto un lancio contenuto ma promettente, complice la disponibilità crossplatform e una community online che ne ha amplificato la visibilità, facendone un piccolo cult tra gli appassionati di visual novel atipiche e narrative games d’autore.

Until Then racconta la storia di Mark Borja, adolescente filippino alle prese con la vita scolastica, le aspettative familiari e le dinamiche tipiche dell’età, in un mondo che somiglia molto al nostro, ma segnato da una recente catastrofe di cui si avverte ancora l’eco. La quotidianità del protagonista si snoda tra messaggi sul telefono, gite scolastiche, compiti da fare e momenti intimi con gli amici. Tuttavia, sotto la superficie ordinaria, cominciano a emergere segnali inquietanti: persone che scompaiono senza lasciare traccia, ricordi che non coincidono più con la realtà, anomalie nei comportamenti degli altri personaggi. L’atmosfera da teen drama si carica lentamente di tensione, sfociando in una narrazione più complessa e disturbante, dove il tempo stesso sembra farsi instabile. La scrittura, mai ridondante, punta tutto sulla naturalezza dei dialoghi e su una rappresentazione autentica della gioventù, in bilico tra introspezione e mistero. Il risultato è una storia che riesce a parlare tanto di crescita quanto di perdita, senza mai rinunciare a uno sguardo empatico e malinconico.

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