L’effetto nostalgia è ormai una prassi rodata del marketing legato ai prodotti di intrattenimento, non soltanto in ambito videoludico. Basti pensare a tutti i film che hanno caratterizzato il cinema dell’ultimo lustro, con famosissimi marchi anni ’80 rilanciati in pompa magna, ma anche a quanto cartoni animati del passato e della nostra gioventù siano stati oggetto di un progetto di riammodernamento ultimamente, tanto dall’occidente quanto dal Sol Levante. Non stupisce, quindi, che anche l’industria del videogame abbia percorso, o in alcuni casi addirittura tracciato il solco di questa direzione, tanto nuova quanto retrò; ancor di più su una console come Nintendo Switch, che da un lato offre molti spunti d’utilizzo grazie al suo particolare form factor, dall’altro si indirizza chiaramente verso un target ben più adulto di altri hardware della casa di Kyoto del passato, riuscendo ad entrare in sintonia con certi gusti di una volta, in maniera quasi del tutto naturale. Nintendo stessa è stata consapevole di quest’attrattiva, ma non solo: diverse infatti sono state le case di sviluppo, in particolar modo da oriente, che hanno tentato (in alcuni casi con notevole successo) il rilancio di vecchie proprietà intellettuali. A volte con nuovi episodi di serie ventennali, in altri casi con operazioni più a basso costo, ma per molti addirittura più attraenti. Su eShop si sprecano le Collection, ad esempio, come quelle con cui Nippon Ichi ha deciso di ripescare dal cassetto del passato successo alcune produzioni senza dubbio di nicchia, in molti casi addirittura inedite per il pubblico occidentale, cercando di dar loro una seconda vita, sulla console ibrida della casa di Kyoto. Questo è esattamente il caso della serie Prinny Presents: NIS Classics, che ha recentemente visto l’uscita del secondo volume. Due RPG compongono l’opera, con un carico di personalità sopra le righe davvero considerevole, per due titoli semi sconosciuti che forse meritano però oggi, nel 2022, un pizzico della vostra attenzione.
Il primo dei due titoli raccolti in questa operazione da parte di NIS è Makai Kingdom: Reclaimed and Rebound! Un’opera narrativamente piuttosto bizzarra, ma per questo ancora oggi fresca ed appagante, a metà strada tra una seriosità forzata e una comicità sui generis. Molto, in questo episodio, rimanda alla ben più famosa serie Disgaea, dai toni dark assolutamente incapaci di prendersi o farsi prendere sul serio alla struttura di titolo strategico a turni, con movimenti e combattimenti alternati (seppur privi di una vera e propria griglia, un po’ come avviene in Valkirya Chronicles anziché in Fire Emblem). La maggior differenza è forse relativa alla minor complessità dell’opera, vuoi per una stratificazione più semplicistica del sistema di gioco, vuoi per una maggior propensione dell’AI all’indulgenza, quantomeno rispetto ad alcuni dei capitoli della saga “principale” di Nippon Ichi Software.
Lo stile grafico adottato è davvero sopra le righe, sia in termini artistici che come resa stilistica, ed eleva l’apprezzamento verso un’opera che, nel passaggio su Nintendo Switch non ha beneficiato di nessun tipo di miglioria, tecnica o ludica che sia. L’opera si fonda su dinamiche di interazione classiche imperniate su una comicità per alcuni persino eccessiva, ma senza dubbio ficcante, con un comparto tecnico e una struttura piuttosto obsolete, tra generazione randomica dei livelli, mancanza di miglioramenti ad aspetti di QoL o altro ancora. La fruizione è senza dubbio pensata e adattissima a una console ibrida come questa, che fa anche della giocabilità “on the go” uno dei suoi punti di forza, ma ovviamente dovrete considerare di accondiscendere a diversi compromessi, rispetto a un JRPG per Switch, nel 2022.
