It Takes Two: la recensione

Un'avventura dove la cooperazione è...obbligatoria!? Provatela su Nintendo Switch

Uno degli aspetti più riusciti del gioco è senza dubbio la sua varietà e come questa vi spingerà continuamente a ricercare la collaborazione attiva con il vostro partner, tramite un continuo dialogo vocale in tempo reale, nel mondo reale, per analizzare le condizioni situazionali, identificare le mosse da mettere in pratica e coordinarle tra i due avatar. Molti livelli (tendenzialmente diverse aree del giardino e della casa di Rose e dei suoi genitori, reinterpretati sempre attraverso la distorsione di una lente immaginifica) si distinguono infatti ciascuno per specifiche possibilità di interazione ambientale, cavalcando tubi di aspirapolvere, premendo interruttori, sfruttando ogni volta oggetti o elementi contestuali per ottenere reazioni differenti, a seconda delle situazioni. Questo farà sì che, pur continuando a seguire il binario di un platform adventure cooperativo, il gioco sappia rinnovarsi a ogni piè sospinto, offrendo una grande varietà, in grado di mantenere sempre alta l’attenzione, la curiosità e, conseguentemente, il divertimento da parte dell’utente. Senza entrare troppo in un livello di dettaglio che potrebbe rovinarvi la sorpresa (che è invece parte integrante dell’avventura stessa, grazie a questo continuo senso di scoperta appena descritto), possiamo ad esempio dire come, nelle fasi iniziali che vi vedranno alle prese con gli ostacoli della casetta degli attrezzi posizionata in giardino, vedrete come Cody potrà sparare chiodi, per consentire a May di arrampicarcisi sopra come fossero appigli di una scala, mentre May potrà colpire oggetti schiacciandoli con il suo martello; raggiunta invece la stazione spaziale nella cameretta della figlia, il papà sarà in grado di utilizzare il soffio cosmico per ingrandirsi o rimpicciolirsi, in modo da fluttuare verso aree altrimenti irraggiungibili oppure infilarsi in pertugi molto piccoli, mentre gli stivali spaziali di May le consentiranno di agganciarsi a diverse superfici identificate da specifiche stelle, in modo da poter anche camminare in senso verticale e scalare zone inaccessibili al marito. La differenziazione di azioni, poteri o equipaggiamenti consentirà ai due avatar di seguire percorsi diversi, nei quali trovare elementi con cui interagire per facilitare l’avanzata anche del partner, in un continuo rimando che sarà la chiave per progredire nell’esplorazione del mondo di gioco.

Sotto il versante tecnico, il lavoro di conversione svolto è davvero di buona fattura: paradossalmente, le incertezze maggiori si incontrano durante le scene animate, in cui potrà capitare di imbattersi in texture caricate tardivamente, improvvisi scatti nelle animazioni e nei movimenti di camera, piuttosto che in un aliasing piuttosto prominente. Al contrario, quando si passerà alle fasi in-game renderizzate con il motore di gioco, tutto tornerà alla normalità e, nel complesso, l’esperienza ludica sarà sorretta da un comparto grafico piuttosto solido. Lo stile adottato è elegante e fresco, con un approccio che passa dal realismo di alcuni elementi materici e di svariate componenti di ambienti e sfondi, alla fantasia della resa poligonale minimalista e alla palette dei colori fiabesca di altrettanti elementi a schermo, in un connubio senza dubbio originale e non banale, perfetto per altro per la resa su Nintendo Switch, tanto su schermo TV quanto in modalità portatile; la fluidità delle fasi di gioco è stabile, garantendo sempre un discreto controllo tanto della telecamera, spesso liberamente gestibili in ambiente 3D, quanto dei nostri avatar, ricchi di possibilità d’azione e interazione con l’ambiente circostante. In un contesto dove la varietà di possibili interventi è così ampia e variegata, risulta fondamentale la buona resa delle animazioni, sempre sul pezzo tanto per Cody quanto per May. La risoluzione dell’immagine non è forse quanto di più cristallino si sia potuto esperire sulla console ibrida della casa di Kyoto, ma il colpo d’occhio non ne risente particolarmente. Insomma, pur non toccando le vette di produzioni di spicco, è innegabile come il porting su Switch di It Takes Two sia stato fatto con cura e riesca ad andare anche oltre il semplice essere funzionale e fruibile sull’hardware qui preso a riferimento.

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La recensione

8 Il voto

It Takes Two arriva finalmente su Switch a confermare il carico di innovazione e divertimento dell'etichetta semi-indipendente EA Originals: l'obbligatorietà di fruire il gioco in multiplayer potrebbe essere un filtro d'ostacolo per molti potenziali fruitori, anche se le diverse possibilità ideate proprio per la versione Switch dovrebbero garantire a un numero sufficiente di persone di poter avere accesso a questa esperienza unica, assolutamente da non perdere.

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