The Last Spell: la recensione

Di notte guerrieri, di giorno strateghi, e via così finché l'ultimo incantesimo non verrà evocato.

Il concetto di Distruzione Mutua Assicurata è tristemente tornato nelle cronache in questi mesi di guerra, con la minaccia nucleare non più così aleatoria. Si tratta in sostanza di una pace armata, dettata dalla mutua consapevolezza che una eventuale guerra, alla luce del potenziale distruttivo delle parti in causa, porterebbe velocemente alla distruzione totale di ogni forma di vita. Nel mondo di The Last Spell, probabilmente nessuno ha mai sentito parlare di questa teoria, soprattutto i maghi che nel disperato tentativo di porre fine alla guerra che imperversava nel regno decidono di sviluppare delle devastanti sfere viola di pura magia. Purtroppo, niente va come previsto e quest’arma devastante sfugge di mano, provocando una escalation di violenza che porta al Cataclisma, una memorabile notte illuminata dalle esplosioni magiche, e lasciando il mondo sull’orlo dell’annientamento. Come se non bastasse, a breve una strana nebbia viola iniziò a propagarsi ovunque, portando con sé follia e orde di mostri assetati di sangue.

The Last Spell è un interessante mix tra GDR tattico e city builder gestionale, sviluppato da Ishtar Games ed ambientato in un mondo fantasy post apocalittico. Ci toccherà guidare i pochi sopravvissuti nella loro strenua difesa dell’ultima città fortificata, la Barriera. Il gameplay vive un dualismo molto ben definito, tuttavia ben amalgamato tra la fase diurna, nella quale emerge l’anima city builder del gioco, e quella notturna, nella quale dovremo combattere le orde di non morti che si presenteranno ai cancelli della Barriera.  Il nostro gruppo di tre eroi (assortiti per potenza e gittata dell’attacco) deve difendere la città durante “l’ultimo incantesimo”, una cerimonia magica che dovrebbe tenere lontane le orde di mostri durante la notte. Durante il giorno dovremo migliorare le difese, reclutare nuovi lavoratori, estrarre materiali e commerciare con i pochi mercanti rimasti. Durante la notte come detto dovremo difendere i maghi ed evitare che venga distrutto il nucleo magico. L’impatto iniziale con i menu e con i comandi di gioco è un po’ complesso ad onore del vero. Il setting è infatti molto profondo, apparentemente anche troppo, con una impostazione quasi “pc-istica” non semplice da gestire con i comandi della Switch piuttosto che con la combinazione mouse-tastiera. Col procedere dell’avventura ci si abitua anche se tale carenza viene portata avanti anche nella gestione della telecamera, nella quale è assente uno zoom sufficiente, e nella difficoltà talvolta di selezionare esattamente l’elemento desiderato sul campo di battaglia. Oltretutto questo aspetto finisce per non mettere in risalto una pixel art altrimenti ben realizzata e piuttosto evocativa. Il mood generale, infatti, sia a livello estetico che audio è molto impattante, richiamando una certa atmosfera da copertina di album metal anni ‘80/’90, già vista e apprezzata in quei due piccoli capolavori che sono Valfaris e Slain.

Nelle fasi di combattimento dovremo essere bravi nel bilanciare due aspetti: il raggio di movimento del nostro personaggio e l’ampiezza del suo attacco, limitato oltretutto dalla quantità di mana a disposizione. Gli attacchi più potenti infatti saranno più dispendiosi, costringendoci a farne un uso parsimonioso. Il sistema di crescita dei nostri eroi non è basato sul classico livellamento bensì su una serie di perks che verranno via via sbloccati e che potremo mixare per ottenere un personaggio molto personale e adatto al nostro stile di gioco.  In generale il combattimento è sempre piuttosto stimolante e soddisfacente, con un fluire apparentemente infinito di non morti ad assediarci per tutta la notte ed i nostri eroi a cercare di ucciderli (per la seconda volta). Un po’ meno solida la sezione gestionale, che talvolta viene percepita come un necessario intermezzo tra una battaglia e l’altra, oltretutto depotenziata dalle lacune già evidenziate.

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La recensione

6.5 Il voto

Un po' GDR strategico, un po' city builder, un po' gestionale, un po' tower defense, The Last Spell riesce ad amalgamare tutti questi elementi in maniera piuttosto convincente. Un'impostazione dei menu e della telecamera non convincente depotenzia un po' una direzione artistica altrimenti davvero ben congegnata. Le scelte di gameplay, in particolare nelle fasi di combattimento, non sono quasi mai banali e riescono a reggere senza annoiarci nelle lunghe notti di assedio dei non morti.

Valutazione

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