Man of Medan: la recensione

Mettetevi comodi, pop corn e joypad in mano, sta per iniziare la proiezione del primo horror della serie The Dark Pictures Anthology.

Da amante delle storie horror e dei romanzi interattivi (e prima ancora dei libri game) la serie The Dark Pictures Anthology ha da sempre suscitato in me un grande interesse, risvegliando ricordi sopiti di grandi serie antologiche dell’infanzia come I Racconti della Cripta o Piccoli Brividi, fino alle più recenti Black Mirror e Cabinet of Curiosities. Arrivato al quarto capitolo su multipiattaforma, la serie ideata da Supermassive Games e pubblicata da Bandai Namco, sbarca su Switch con il suo primo capitolo: Man of Medan. Questo primo capitolo della saga arriva dopo Until Dawn, che pur non appartenendo formalmente alla serie ne è un pò il padre putativo, con il quale condivide lo stesso studio di sviluppo e gran parte delle dinamiche e del gameplay caratterizzante questa antologia. Per chi ancora non la conoscesse la serie antologica The Dark Pictures narra in ogni gioco della serie una storia con attinenza al mondo del soprannaturale, solitamente con tinte horror e morti cruente in attesa dietro l’angolo. Oltre le tematiche spaventose l’unico trait d’union tra un gioco e l’altro è l’enigmatico Curatore, una figura a metà strada tra il bibliotecario, il narratore fuoricampo ed il deus ex machina, che ci introdurrà nel mondo di gioco e cercherà di fornirci indizi sul prosieguo dell’avventura, raramente comprensibili a dire il vero.

Man Of Medan ci introduce nell’avventura tramite un prologo, nel quale verremo a conoscenza dei tragici accadimenti avvenuti a bordo dell’incrociatore statunitense SS Medan. Nei panni di due soldati semplici, reduci da una allegra sbronza vissuta durante una sosta sulla terra ferma, vedremo cosa ha fatto diventare una tale potenza dei mari un misterioso e leggendario relitto. Rapido flash forward e ci troviamo ai nostri tempi, in compagnia di un gruppo di ragazzi e ragazze intenti ad organizzare un’uscita in mare fatta di bevute ed immersioni, alla ricerca del relitto di un aereo risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Come sempre accade in questi casi, niente andrà come previsto. Come facilmente immaginabile la parte narrativa svolge un ruolo fondamentale in Man of Medan. L’ambientazione, l’avanzamento della narrazione e la profondità dei personaggi sono tarate in maniera ottimale, tale riuscire a renderci empatici con i protagonisti (o ad odiarne altri) già dopo poche battute, sebbene non vengano mai raggiunte le vette cinematografiche di Until Dawn. I rapporti tra i vari personaggi sono direttamente dipendenti dalle nostre scelte ed interazioni nonché visualizzabili sulla bussola della moralità. Tanto più saremo affini od in contrasto con un certo personaggio tanto più i successivi bivi narrativi ne saranno influenzati. Questo nonostante le scelte disponibili siano solitamente alternate tra scelta razionale e scelta di pancia.

L’esplorazione avviene in terza persona, ed in queste fasi potremo aggirarci nell’ambientazione di gioco scoprendo nuovi indizi ed elementi testuali in grado di aprire ulteriori possibilità altrimenti precluse. A dire il vero queste sezioni risultano un po’ legnose, con movimenti dei personaggi poco fluidi e la necessità talvolta per arrivare ad un determinato punto di interazioni di passarci davanti almeno due o tre volte. Le sezioni di gioco “action” invece vengono gestite tramite quick time events, che ci chiederanno improvvisamente di essere estremamente reattivi nel premere un pulsante o una certa combinazione di pulsanti. È bene dunque essere sempre attenti e reattivi, joypad alla mano, dato che solitamente fallire in una di queste parti finisce per avere esiti tutt’altro che piacevoli. Come se tutto il setting non fosse già sufficientemente ansiogeno, talvolta troveremo dei dipinti in grado di fornirci delle premonizioni di un futuro che potrebbe (o non potrebbe) accadere, dandoci un piccolo indizio su quale potrebbe essere la mossa giusta in una imminente situazione critica.  

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La durata dell’avventura si attesta intorno alle 4/5 ore di gioco ampliata dalla possibilità di rigiocare al fine di svelare i 14 finali alternativi disponibili. Inoltre per chi vuole affrontare il terrore in buona compagnia è disponibile l’interessante modalità Serata al Cinema, che in perfetta coerenza con il mood cinematografico del titolo ci consentirà di condividere con la paura con i nostri amici pop corn e joypad alla mano, ognuno incaricato di portare avanti le vicissitudini di uno specifico personaggio. Quindi tutto bene? Purtroppo no, sembra che qualcosina sia andato storto nella conversione per Nintendo Switch di questo titolo che su multipiattaforma fa della resa grafica delle espressioni facciali e delle ambientazioni uno dei suoi punti di forza. Graficamente infatti il gioco sembra aver patito un downgrade non indifferente, percepibile soprattutto nei primi piani (fondamentali per leggerne la bussola morale) ma anche nelle ambientazioni che troppo spesso soffrono di overlapping e di qualche imprecisione di troppo. Peccato perchè, essendo passati quattro anni dal lancio di questo gioco, ci saremmo aspettati una cura estetica quantomeno pari al gioco originale.

La recensione

6.5 Il voto

Questo primo episodio della serie antologica di Supermassive Games si fa ricordare per un'ambientazione horror/paranormale azzeccata, ricca di riferimenti ai classici del genere. L'alberatura dei bivi narrativi è ben strutturata e funzionale al classico funzionamento del genere movie interattivo. Peccato per una conversione grafica non all'altezza che lascia perplessi in diverse circostanze.

Valutazione

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