The Dark Pictures Anthology: Little Hope: la recensione

Il secondo capitolo dell'antologia horror Dark Pictures Anthology ci porta nel bel mezzo della caccia alle streghe, prendete pop corn e bibita, la proiezione sta per iniziare!

The Dark Pictures Anthology, l’antologia horror sviluppata da Supermassive Games cambia scenario con Little Hope, il secondo capitolo della saga. Dopo averci terrorizzato in Men of Medan, con una storia di navi fantasma che ancora solcano l’Oceano Pacifico con il loro carico di morte, lo studio inglese ci riprova portandoci nel cuore profondo degli Stati Uniti, con una storia che ci porterà dritti dritti all’oscuro periodo della caccia alle streghe. La formula è ormai estremamente collaudata e non si discosta di molto da quella già sperimentata nel primo capitolo (e nei successivi, per chi li ha già giocati sulle altre piattaforme). Anche in questo caso ci farà da anfitrione la figura ambigua del Curatore, una sorta di bibliotecario onnisciente e sadico, che sembra divertirsi nel fornirci indizi estremamente ambigui ed a spaventarci con brevi sprazzi di quello che avverrà non appena iniziato il gioco vero e proprio. Il cast come di consueto non lesina in nomi piuttosto noti al pubblico, portandoci questa volta Will Poulter nei panni del main character, volto noto per le sue apparizioni nella saga Maze Runner e nell’horror Midsommar, tanto per citarne alcuni.  Per chi non conoscesse i titoli della serie, The Dark Pictures Anthology è una serie di film interattivi ed autoconclusivi a tema horror, caratterizzati da una spiccata vena cinematografica.  Come in ogni gioco della serie di The Dark Pictures Anthology, i giocatori potranno vivere la storia in single player, in compagnia di un amico online oppure lasciare il proprio destino nelle mani di altri quattro amici nella modalità offline Serata al Cinema, nella quale saremo solamente spettatori. In ogni caso, rimane fondamentale scegliere il proprio gruppo con molta attenzione e tenere d’occhio eventuali suggerimenti, perché ogni decisione può fare la differenza tra la vita o la morte.

Era una notte buia e tempestosa…quando quattro studenti del college restano bloccati con il proprio insegnante in una cittadina isolata e remota dopo che il loro autobus ha un incidente a causa del maltempo. Fortunatamente escono tutti illesi dall’incidente ma, complice la pioggia battente, è pressoché impossibile orientarsi.  Come se non bastasse una strana nebbia sembra seguirli ed impedire ogni tentativo di allontanarsi dalla cittadina di Little Hope, una nebbia che sembra tutt’altro che normale, come se qualcosa vi attendesse in agguato. Gli animi tra i nostri protagonisti presto iniziano a scaldarsi, facendo emergere vecchi rancori, gelosie ed infatuazioni, il mix perfetto per far trascendere una situazione già rischiosa. Presto iniziano delle visioni dal passato di Little Hope, visioni che ci portano all’anno 1694, tramite le quali il gruppo assiste al terribile passato della cittadina e agli eventi spaventosi dei processi delle streghe di Andover. I nostri dovranno quindi comprendere il motivo delle apparizioni, se possibile intervenire per modificare il passato e fuggire da Little Hope, mentre alcuni demoni infernali gli daranno la caccia senza tregua. Come in Men of Medan le interazioni con gli altri personaggi vengono gestite tramite una bussola, sulla quale a seconda delle nostre scelte verranno enfatizzati o sbloccati determinati tratti comportamentali ai quali fanno seguito scelte narrative e specifiche ramificazioni della storia. In campo videoludico l’abbinata nebbia/cittadina misteriosa non può che far scattare memorie di Silent Hill, e sembra evidente che gli sviluppatori ci abbiano volutamente giocato, con qualche rimando nemmeno troppo velato. Tecnicamente il lavoro svolto è davvero molto buono, con una motion capture dei volti dei protagonisti ben realizzata ed in grado di rendere pregevolmente la vasta gamma delle emozioni da loro provate. Stesso discorso vale per l’ambientazione, evocativa ed ansiogena al punto giusto, in grado di farci immergere perfettamente nella storia.

Dal punto di vista puramente ludico dovremmo ormai sapere cosa aspettarci da questo genere di titoli. Saremo infatti chiamati in causa per interagire con gli altri personaggi, selezionando la risposta che preferiamo dare entro un tempo limite, oppure per interagire con l’ambiente circostante, solitamente in attimi di massima fretta e tensione, tramite i classici quick time events. Per il resto ben poco spazio è lasciato alla libera esplorazione degli ambienti, tra l’altro non troppo utile se non per ottenere qualche collezionabile o per visionare qualche nota o ritaglio di giornale in grado di darci qualche informazione di base in più. Elemento invece di una qualche utilità è il “presagio di morte”, ossia una visione di un possibile futuro utile a darci uno scorcio di una situazione che potrebbe (o non potrebbe) vederci protagonisti. Dal punto di vista audio vale la pena sottolineare il doppiaggio completo in italiano, buono ma non eccelso, ed una colonna sonora invece in grado di amplificare il già alto livello di stress e di paura. Little Hope è un gioco che è godibile in single player ma dà il suo meglio in modalità cooperativa, meglio se con un amico in locale. Per la sua stessa natura è un gioco da serata film in compagnia. In buona sostanza rimaniamo sugli, alti, livelli qualitativi di Men of Medan. Uniche pecche che abbiamo riscontrato sono un livello di difficoltà non particolarmente sfidante, data la semplicità dei QTE, ed un ricorso un po’ troppo frequente ad  espedienti come i jump scare per spaventarci, finendo per depotenziarli  dopo qualche ora di gioco. Tuttavia il livello della narrazione è sempre buono e riesce, complici alcuni plot twist piuttosto interessanti, a tenere alta l’attenzione fino alla fine dell’avventura, lasciando anche intatta la voglia di rigiocare da capo per sbrogliare aspetti della trama tralasciati nella run precedente.

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La recensione

7 Il voto

Il secondo capitolo dell'antologia horror di Supermassive Games rimane su livelli qualitativi piuttosto alti. La formula ormai collaudata prevede una trama appassionante e ricca (pure troppo) di jump scare, con un buon cast ed un altrettanto buon livello di caratterizzazione. Tecnicamente ben realizzato Little Hope si presenta come il perfetto film interattivo da giocare/vedere in compagnia nella "serata cinema".

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