Gunbrella: la recensione

Un pò Mary Poppins, un pò The Punisher, Gunbrella è il vengeance platform che non ti aspetti, ma del quale avevamo bisogno.

Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il Gunbrella, l’uomo con la pistola è morto (semi-cit). Il nuovo gioco di Doinksoft, pubblicato da Devolver Digital, è uno di quei titoli in grado di maneggiare sapientemente i cliché di genere, fino a crearne una materia completamente nuova, fresca ed accattivante. Non a caso abbiamo scelto come incipit di questa recensione una delle citazioni western più famose della storia cinematografica, tratta dal capolavoro Per un pungo di dollari, essendo appunto Gunbrella un titolo che attinge a piene mani in primis dall’immaginario western. Non mancano tuttavia, come vedremo, incursioni nel mondo delle indagini hard boiled, nel noir, nel mistery, nella fantascienza e perfino nell’horror.  Con tutto questo materiale il rischio di deragliare era una delle possibilità di cui tenere conto; invece, lo anticipiamo, Gunbrella tiene la barra dritta e riesce a portare a casa un prodotto divertente, solido, vario ed in grado di tenerci incollati per qualche ora allo schermo. In primis questo avviene grazie ad una trama avvincente che prende elementi qua e là dagli stilemi di genere per mixarli in un cocktail fresco e piacevole. Vestiamo i panni di un pacifico uomo che conduce la sua vita onesta con moglie e figlia nel proprio ranch. Un giorno la morte piomba nella sua vita sotto forma di un assassino che gli uccide brutalmente la moglie e rapisce la figlia, dal nulla, senza alcun motivo né possibile causa scatenante. L’unico indizio è l’arma che viene lasciata dal killer sul luogo crimine, un ombrello che funge anche da fucile a pompa, il Gunbrella appunto.

Il titolo Doinksoft sorprende quindi per il coraggio di unire generi narrativi così distanti ma anche, e soprattutto, per il coraggio di puntare tutto su un’arma ed un concetto così bizzarri come il Gunbrella. Il mix tra due oggetti così lontani, oltre a richiamare alla mente visioni di una Mary Poppins in salsa The Punisher, in realtà è qualcosa che dal punto di vista ludico funziona davvero bene, oltre a fungere da perfetto collante tra le sezioni platform e le sezioni di combattimento. Il Gunbrella è infatti l’elemento attorno al quale ruota l’esperienza di gioco oltre ad essere l’espediente narrativo che porta avanti la trama. Grazie al nostro ombrello nelle fasi platform potremo infatti effettuare dei doppi salti, delle planate, delle scivolate, aggrapparci alle sporgenze ed usarlo come teleferica. Nelle fasi di combattimento invece, oltre ovviamente a scatenare la potenza di fuoco del fucile, consente di farci da scudo quando sotto attacco e, se aperto con il giusto sincronismo, persino respingere al mittente bombe e razzi. Questa quantità di interazioni viene gestita in maniera estremamente fluida a schermo ed in maniera molto semplice e lineare lato giocatore, grazie ad un setting di comandi intuitivo e sin da subito facilmente padroneggiabile. La nostra arma può inoltre essere orientata grazie all’analogico consentendoci un ulteriore livello di profondità nell’azione. In tutto questo anche molti elementi ambientali sono interattivi e possono giocare un ruolo determinante nelle battaglie. Spesso e volentieri infatti un bel colpo di fucile nei pressi di alcuni barili può risultare una strategia più efficace rispetto ad un assalto a testa bassa. Nel prosieguo dell’avventura saremo chiamati ad indagare attraverso cinque diverse ambientazioni sulle persone implicate nella tragedia che ci ha colpito, in una caccia all’uomo senza sosta.  Qui e là incontreremo una moltitudine di NPC o di mercanti con i quali tuttavia è caldamente consigliato dialogare, sia per comprendere meglio gli antefatti che hanno portato alla tragedia che ha colpito il nostro cowboy, sia perché spesso e volentieri tra le righe leggeremo degli indizi utili alla risoluzione di enigmi o utili per capire da che parte proseguire l’esplorazione.

L’esplorazione è infatti un altro degli aspetti particolarmente curati in Gunbrella. Pur non essendo particolarmente vasto in termini di mappa, né particolarmente longevo in termini di ore giocate, questo titolo riesce ad implementare bene del backtracking. Esplorazione a ritroso necessaria spesso e volentieri nel momento in cui riusciamo a sbloccare nuove aree, magari precedentemente inibite non avendo l’abilità adatta o la chiave necessaria. Uno dei pochi aspetti che ci è sembrato più debole alla prova dei fatti è proprio, parlando di abilità, la possibilità di far crescere le potenzialità del Gunbrella e del nostro personaggio. Questa alberatura, oltre ad esserci sembrata piuttosto embrionale, non riesce in realtà ad essere di particolare appeal, soprattutto perché non se ne riescono a notare granché gli effetti pratici sul giocato. È vero che possiamo aumentare la velocità di ricarica del fucile, la sua potenza o la nostra salute, però sono tutti aspetti piuttosto secondari e non particolarmente percepibili in battaglia. Tolto questo piccolo inciampo Gunbrella risulta convincente praticamente sotto tutti gli aspetti. Anche dal punto di vista grafico la pixel art risulta piuttosto ricercata e piacevole, sebbene un po’ minimalista, virata prevalentemente su toni cupi (e non poteva essere altrimenti visto la trama) ed in grado di portare a schermo anche una gran bella dose di sangue, esplosioni e violenza.

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La recensione

8 Il voto

Gunbrella riesce nella piccola impresa di mettere insieme tanti elementi apparentemente scollegati, facendone un 2D platform davvero intrigante e godibile. Una trama inaspettatamente profonda e variegata (in grado di toccare una moltitudine di generi), un gameplay facile da apprendere ma non semplice da padroneggiare sono elementi che accompagnano alla grande il fulcro dell'avventura: il Gunbrella. Raramente si è visto un mix così sconclusionato all'apparenza ma così funzionante alla prova dei fatti. Ben fatto!

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