Gungrave G.O.R.E Ultimate Enhanced Edition: la recensione

L'eroe di quest'avventura si chiama Grave e imbraccia una bara per picchiare i nemici... le premesse per un'ottimo shooter ci sono tutte.

La Corea del Sud è una nazione che sta guadagnando anno dopo anno una grandissima popolarità alle nostre latitudini. Sarà il fascino esotico di un paese che solo recentemente sta iniziando ad aprirsi al turismo di massa, sarà per la cinematografia di qualità arrivata agli onori degli Oscar, il ritmo catchy del k-pop, le trame avvincenti dei k-drama o, perché no, per il gusto molto particolare del kimchi. Fatto sta che ormai l’immaginario proveniente da Seoul e dintorni non ci è più così sconosciuto, ma anzi sta pian piano diventando parte del melting pot culturale tipico di questi anni. In questa onda “K” non poteva mancare anche la controparte videoludica, in questo caso rappresentata da un titolo al lancio passato quasi inosservato, complice un panorama ricco di pesi massimi. Parliamo di Gungrave, shooter in terza persona uscito nel 2002 per PS2 e che oggi viene rilanciato anche per Switch dallo studio coreano Iggymob, sotto il nome di Gungrave G.O.R.E Ultimate Enhanced Edition.  Il titolo originale poteva vantarsi del design nato dalla fantasia di Yasuhiro Nightow, famoso anche da noi per Trigun, la sua opera più nota. Anche questa versione Switch fa del design estremamente stiloso e ricercato uno dei suoi punti di forza, sebbene sia stato qui rivisitato e portato in un 3D più rotondo e meno anime style. Al lancio di questa nuova versione sono stati comunicati “più di 100 miglioramenti di gameplay”, e sebbene non sia meglio specificato quali siano questi miglioramenti, dobbiamo dire che il risultato finale non ci è per niente dispiaciuto anche se il gioco non è esente da alcuni difetti piuttosto grossolani.

Gungrave G.O.R.E., arriva dunque vent’anni dopo il gioco lanciato per PS2, ed è sequel di Gungrave: Overdose, nonché di una versione lanciata solo per VR. Vestiamo i panni del letale Brandon Heat, detto Grave (ossia bara). Il bizzarro soprannome del nostro eroe deriva dal fatto che oltre ad essere uno spietato pistolero, Grave può contare su una enorme bara che si porta sempre dietro a mo’ di zainetto, e che può utilizzare all’occorrenza come mezzo di trasporto e soprattutto come letale arma da combattimento corpo a corpo. Come vedremo in seguito, trovate così esagerate e tamarre sono all’ordine del giorno nell’universo di Gungrave.  Il gioco può essere tranquillamente portato a termine senza conoscere nulla dei capitoli precedenti o della serie animata; tuttavia, dal menu iniziale è possibile attivare una modalità storia in grado di riassumerci i fatti salienti che ci hanno condotti fin qui. Il nostro team ha come obiettivo il contrasto alla diffusione della letale droga SEED, un prodotto chimico che distrugge l’anima di chi lo consuma. Si credeva che il SEED fosse sparito, tuttavia pare sia tornato a diffondersi infestando le menti della popolazione di tutto il mondo. El-Alcangel, organizzazione guidata da Mika Asagi torna a combattere contro il Raven Clan, gang malavitosa che l’enorme Ganpo Essex (immaginate un mix tra Kingpin e Hellboy) sta guidando per distribuire SEED in tutto il mondo. La nostra avventura inizia con Mika ed il fedele e spietato Grave che piombano sul Raven Club con una pioggia di proiettili che si potrà concludere solo quando il SEED sarà eradicato.

Abbiamo accennato al comparto grafico e a come questo sia stato ispirato da un team di tutto rispetto. Nel provare Gungrave G.O.R.E. abbiamo apprezzato delle scelte di character design sempre ricercate e piacevoli, volutamente iper-steroidee ed iperboliche. Il feeling ad un primo impatto è stato quello di avere a che fare con qualcosa chiaramente ispirato da/a Devil May Cry, non perchè i due giochi abbiano dei reali punti di contatto, piuttosto per un generale mood grafico e a livello di animazioni. Questo vale sia in game, che nelle frequenti sequenze animate. Il sangue scorre a fiumi per tutta la durata del gioco e, complice la possibilità di far esplodere praticamente tutto quello che incontreremo nel nostro percorso, sarà un continuo tripudio di fiamme e detonazioni. I dialoghi non brillano per originalità, un po’ perché il personaggio principale è muto, ed un po’ perché dopotutto l’azione si concentra su tutt’altro. Un po’ meno azzeccato il comparto sonoro, non perché le tracce siano spiacevoli, anzi; tuttavia, l’impressione è che le sonorità dopo un po’ siano ripetitive e tendano in qualche maniera a “saltare”. Per quanto riguarda il gameplay purtroppo si denotano alcune imperfezioni abbastanza fastidiose che riguardano gli ingombri dei personaggi e la gestione delle linee di fuoco. Troppo di frequente capiterà di menare fendenti con la nostra fedele bara e percepire le collisioni in maniera un po’ troppo randomica, avversari colpiti quando non dovrebbero e viceversa indenni quando invece dovrebbero venir falciati. Grave ha una utilissima funzione arpione che consente di portare a sé gli avversari storditi; anche in questo caso capita che anche solo per una leggerissima ostruzione della linea di fuoco o un leggero dislivello tra noi e il nemico, l’arpione diventi inutilizzabile. Apprezzabile lo sforzo di aggiungere ulteriore varietà al nostro arsenale ed alle nostre capacità di attacco tramite l’introduzione di nuove abilità e di nuove finisher, sbloccabili utilizzando punti esperienza e poi attivabili tramite shortcut. Queste mosse speciali, al contrario del fuoco base, possono essere utilizzabili solo spendendo i teschi guadagnati in combattimento, teschi che ci premieranno per aver effettuato le combo più lunghe o le uccisioni più stilose.

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Fedelmente all’originale il sistema di puntamento è completamente automatico, in buona sostanza dovremo tenere il fuoco aperto dall’inizio alla fine di ogni schema, preoccupandoci solo di orientarci verso la nostra vittima prescelta. Questa scelta di gameplay a onor del vero all’inizio è piuttosto spiazzante: nessun sistema di copertura, proiettili infiniti, poca strategia, assalto a testa bassa. Ne risente chiaramente il livello di difficoltà, tendenzialmente poco sfidante, a me non di non settarlo già in partenza ad un livello più alto. Tuttavia, anche questa eventuale scelta non risolve il problema del tutto. Questo perché purtroppo gli sviluppatori hanno tarato non perfettamente la curva di difficoltà, alternando livelli blandi a livelli punitivi ai limiti del sadico, un bilanciamento migliore avrebbe sicuramente reso l’esperienza di gioco più fruibile e meno frustrante. In ogni caso, pur con tutte le sue lacune, Gungrave G.O.R.E. è un gioco in grado di farsi piacere grazie soprattutto a tanta personalità e ad una sana ignoranza che permea tutta l’avventura.

La recensione

7 Il voto

Gungrave G.O.R.E Ultimate Enhanced Edition è un gioco tutt'altro che perfetto, eppure in qualche modo è riuscito a catturarci ed a farci divertire. Il level design a volte non convince, così come il sistema di collisioni ed ingombri, è giusto dirlo. Però Gungrave G.O.R.E. sopperisce con il suo stile tamarro e caciarone, con un ritmo frenetico e litri di sangue. La fruibilità portatile sembra essere il suo habitat naturale, grazie a livelli piuttosto brevi pronti da consumare al volo (oltre che nascondere almeno parzialmente alcune delle sue lacune). Fatte queste debite premesse ogni giocatore può valutare se dare una chance o meno a questo titolo, in base alle proprie priorità.

Valutazione

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