Front Mission 2 Remake: la recensione

Si torna sul campo di battaglia, accompagnati dai proprio Mech, ma non senza una buona dose di strategia, indispensabile per raggiungere la vittoria

Curiosa storia, quella di Forever Entertainment: gruppo di sviluppo europeo, originario della Polonia, si sta facendo un nome nel corso dell’attuale generazione di console proprio grazie a Nintendo Switch e al suo particolare approccio a quel filone nostalgico che tanta presa (di marketing, ma anche realmente di pubblico) sta facendo nell’ambito dell’intrattenimento in senso lato e non soltanto strettamente videoludico. Diversi gli accordi stretti, infatti, con tante case di produzione soprattutto giapponesi per riproporre, in salsa di remake, vecchie glorie del passato non necessariamente legate specificatamente a precedenti hardware della casa di Kyoto (e forse per questo intrisi in pari misura tanto di malinconia, quanto di curiosità, presso l’attuale pubblico di riferimento) ma senza dubbio portatrici di nomi leggendari per gli amanti di quelle epoche passate, e riproposti oggi proprio su Switch. Da Panzer Dragoon e House of the Dead di SEGA si è passati a uno dei brand strategici più apprezzati nel corso di quelle generazioni passate: accanto al fantasy di Tactics Ogre, infatti, Square-Enix seppe intrigare anche con atmosfere post-apocalittiche e tecnologiche grazie a Front Mission che, dopo il buon esperimento del primo episodio recensito anche sulle pagine di Switchitalia, torna ora con il secondo capitolo, ancora una volta in esclusiva per voi.

L’universo finzionale di riferimento si riallaccia in via diretta con quello del primo capitolo, sfruttando con sapienza l’ottimo world building elaborato per il franchise, fatto di tematiche complesse e non banali, trattate con serietà e attenzione, aggiungendo una buona dose di fantasia futuristica a dinamiche intrecciate e complesse in termini di relazioni internazionali, rapporti di forza tra potenze militari e dietrologie e sotterfugi anche violenti legati allo sfruttamento delle risorse. Rispetto però alla narrazione e alla sceneggiatura del precursore qui notiamo personaggi più stereotipati, un canovaccio più lineare e prevedibile (nonché meno stimolante dal punto di vista morale, vista l’assenza del dualismo che caratterizzava invece il primo passo nel mondo di Front Mission), finendo per incuriosire il fruitore più in relazione al macro arco narrativo che fa da sfondo alla serie, che non alle vicende proprie d’ingresso seguito. Che resta comunque intrigante per gli appassionati, essendo questa la prima localizzazione occidentale ufficiale per l’episodio qui esaminato.

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