Crymachina: la recensione

Epica giapponese infarcita di azione e mistero, con tecnologia e mitologia cosparse in egual misura in un progetto tutto da scoprire

Furyu fa ancora una volta coppia con NIS per portare una delle sue opere sulla sponda nintendara del mercato, confermando quell’ormai inesorabile (seppur inizialmente forse fin troppo lento) processo di esodo da parte di piccole e medie case di sviluppo giapponesi verso i lidi della casa di Kyoto, nonostante uno storico di supporto indirizzato in via primaria verso console a marchio PlayStation. Ormai il discorso per quanto concerne FuRyu è ben più che avviato e, in fondo, nemmeno così sorprendente, andando a guardare come tale strategia di avvicinamento all’hardware ibrido sia stata intrapresa anche da tante altre case, persino più fedeli a Sony fino a qualche anno fa: basti pensare a NIS, a Spike-Chunsoft o persino a Falcom, che non stupisce vedere così tanti giochi di questo sviluppatore arricchire la libreria software di Nintendo Switch.

Questa volta è il turno di Crymachina, un action RPG che a molti ha ricordato Crystar (vuoi anche solo per l’assonanza iniziale del nome), da cui in effetti eredita alcuni tratti, sia stilistici che tematici, legati alla presenza di una forte protagonista femminile dal design estremamente anime e al contempo futuristico, alle prese con confusi concetti di realtà e finzione, in un contesto di scontri e battaglie intrisi di azione. Il plot di Crymachina si distingue però in maniera netta, offrendo il meglio di questa produzione proprio nel versante del canovaccio narrativo: in un mondo in cui gli esseri umani si sono estinti migliaia di anni fa, gli esseri sintetici conosciuti come Shinki hanno ricevuto l’incarico di riportarla in vita.  I giocatori potranno unirsi a tre E.V.E, psiche artificiali ricreate di esseri umani deceduti inserite in corpi sintetici, nella ricerca della loro piena umanità e nell’esplorazione dell’Eden per scoprire i segreti e i pericoli nascosti al suo interno. In un contesto contemporaneo come quello odierno, in cui il dibattito sull’Intelligenza Artificiale ha raggiunto i suoi massimi livelli anche al di fuori dei circoli di ricercatori, programmatori o appassionati, conquistando la ribalta dell’opinione pubblica (con tutto il suo ribollire di ignoranza e curiosità, di qualunquismo e vitalità, di incomprensioni e arroganze) fa quasi specie ritrovarsi in una sceneggiatura dove i Dei Ex-Machina creati per proteggere le antiche vestigia umane allo scopo di riportare in vita l’umanità stessa, siano in lotta fra loro (a bordo di un’astronave-arca in cui ricordi digitalizzati sono stati trasportati lontano da un pianeta morente allo scopo di preservarne la conservazione nel corso dei millenni) proprio perché incapaci di trovare la giusta verità attorno a una semplice ma demiurgica domanda: l’essere umano, in quanto tale, merito di tornare a esistere?

Giocandolo, è evidente come Crymachina sia in grado di affrontare tematiche potenti e assolutamente non banali, senza scadere nella superficialità o nell’estrema semplificazione di produzioni anche più pompose come Nier:Automata, ponendosi domande intriganti sulla natura dell’umanità, osservata attraverso la lente interpretativa delle macchine dotate di intelligenza artificiale, traendone anche conclusioni sorprendenti, edificanti e a tratti emozionanti. Al di sotto della patina manga fin troppo esplicita soprattutto nelle dinamiche di interazioni a tratti stucchevoli tra le varie protagoniste femminili dell’opera, si trova un cuore emotivo nel seguire la trama che intreccia vicende sorrette da dubbi ideologici, domande antropologiche e personalità non carismatiche in grado di mantenere sempre vive curiosità e attenzione da parte del fruitore. L’arco narrativo sarà davvero il pilastro su cui l’opera si sorregge con maggior convinzione, vuoi per meriti proprio, vuoi per un’attualità forse anche insperata, vuoi per brillanti trovate che confermano una scrittura piuttosto ispirata lungo tutto il viaggio che Crymachina saprà offrirvi, in maniera avvincente: questa storia emozionante d’altronde scava in profondità nel significato di essere umano e spinge i giocatori a mettere in discussione la loro percezione stessa dell’umanità. 

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