Lunar Axe: la recensione

In questo punta e clicca dallo spirito retrò dovrete risolvere enigmi ed esplorare ambienti per trovare un'arma mistica e scoprire il mistero che si cela dietro i terremoti che stanno distruggendo la città.

Nella continua espansione del panorama indipendente attualmente ancora in corso nell’industria dei videogiochi, un elemento spesso fin troppo sottovalutato e lontano dai riflettori della stampa specializzata è quello del risalto di paesi lontani dalla tradizione delle grandi produzioni del settore. Carichi di una invidiabile spinta creativa, forti di tradizioni e folklore affascinanti anche per il mistero che li circonda per colpa dell’ignoranza altrui, riescono a farsi sempre più strada fino ad arrivare all’enorme e globale vetrina degli store online, portando alla ribalta racconti locali, mettendoli in scena con successo grazie a strumenti al contrario universali. Ed ecco così che con curiosità ci affacciamo alla recensione di Lunar Axe.

Proveniente da un piccolo team brasiliano, il gioco metterà in scena ambientazioni e storie ispirati a luoghi reali con disegni a mano artisticamente apprezzabili, prendendoci per mano per guidarci lungo scenari e racconti tipici della tradizione di quel lontano paese. La storia inizia dopo che un violento terremoto scuote la città, intrappolandovi tra le rovine di un edificio crollato. Il vostro obiettivo sarà quello di trovare un modo per sfuggire a questa casa abbandonata e crollata, uscendo per le strade devastate della città, cercando di svelare il mistero dietro gli strani tremori e incontrando lo spirito guardiano di un artefatto mistico. Trovando oggetti storici ispirati al folklore locale verrete aiutati a comprendere il mistero che circonda la città, esplorandone le aree basate su ambienti reali, tramite schermate capaci di offrire una perfetta combinazione tra leggenda e storia: un’occasione originale per imparare di più sui fatti reali che hanno ispirato il gioco con tutta una galleria di riferimenti a fatti ed eventi realmente accaduti dall’altra parte del mondo.

La struttura di gioco è quella classica dei Punta&Clicca più tradizionali, dove fasi di ricerca ambientale esplorativa si alternano a una semplice gestione dell’equipaggiamento e dell’armamentario al fine di giungere dinnanzi agli snodi narrativi imprescindibili per la progressione narrativa del canovaccio principale dell’avventura, solitamente rappresentati da enigmi e rompicapo. Piccoli, ma spesso riusciti puzzle game in cui spremere le vostre meningi tra codici e indizi, forme e numeri, nonché deduzioni logiche piuttosto ben formulate e capaci di rappresentare l’aspetto più riuscito dell’intera esperienza di gioco. Al contrario, l’esplorazione pecca sia in termini di varietà che di ritmo, non venendo praticamente mai sostenuta da scene animate capaci di coinvolgere emotivamente il fruitore: ed è un peccato, perché tra documenti e note si capisce quanto il mistero soggiacente il racconto avrebbe potenzialmente potuto offrire un gancio nettamente più forte verso l’attenzione e la curiosità del giocatore. In totale vi troverete a vagare lungo più di 35 ambientazioni ispirate a luoghi realmente esistenti, con più di 30 puzzle da risolvere, per una trama ispirata al folklore brasiliano che sa incuriosire, ma che forse finisce per interrompersi persino troppo presto.

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