Negli ultimi anni, il mercato videoludico ha visto un proliferare di remaster, un fenomeno sempre più centrale nelle logiche di produzione delle grandi software house. Se da un lato questi progetti offrono ai giocatori la possibilità di rivivere titoli iconici in una veste tecnica aggiornata, dall’altro rappresentano una mossa editoriale a basso rischio: con un investimento contenuto, si ottiene un ritorno economico rapido grazie all’effetto nostalgia e alla forza del brand. Ma c’è di più. I remaster sono spesso utilizzati come leva strategica per rilanciare proprietà intellettuali dormienti, testare l’interesse del pubblico e costruire un ponte verso nuove produzioni. Non è raro, infatti, che una riedizione preceda l’annuncio di un capitolo inedito, creando continuità tra passato e futuro e introducendo vecchie glorie a un pubblico nuovo, cresciuto in un contesto completamente diverso da quello in cui quei giochi sono nati.
Nel caso della serie Onimusha, il ritorno sotto forma di remaster rappresenta un’operazione lucida e mirata da parte di Capcom. Il rilascio della nuova edizione di Onimusha 2: Samurai’s Destiny su Nintendo Switch non è solo un omaggio a uno dei capitoli più amati della saga, ma un vero e proprio prologo editoriale al prossimo Onimusha: Way of the Sword, già annunciato per il 2026. Una mossa che dimostra la volontà della casa di Osaka di rilanciare con decisione un brand che, per anni, è rimasto silente ma mai dimenticato. Nata nei primi anni 2000, Onimusha affonda le sue radici nella volontà di Capcom di coniugare l’azione avventurosa alla Resident Evil con l’immaginario del Giappone feudale, arricchito da contaminazioni fantasy e horror. Protagonisti carismatici, combattimenti all’arma bianca, trasformazioni demoniache e una narrazione che mescolava storia alternativa e mitologia orientale hanno fatto della serie una delle esperienze più riconoscibili dell’epoca PS2. A distinguerla era soprattutto il suo ritmo secco, l’estetica tagliente, e una forte identità audiovisiva. In un panorama moderno dominato da soulslike e open world, il ritorno di Onimusha potrebbe colmare un vuoto: quello dell’action-avventura compatta, stilizzata, capace di restituire il sapore cinematografico senza rinunciare alla profondità meccanica. Se ben calibrato, il rilancio potrebbe rivelarsi non solo nostalgico, ma sorprendentemente attuale.
Onimusha 2: Samurai’s Destiny, riproposto ora in versione rimasterizzata, rappresenta uno dei vertici storici della serie Capcom, grazie a un perfetto equilibrio tra atmosfera, azione e narrazione. Ambientato nel Giappone feudale contaminato da elementi sovrannaturali, il gioco segue le vicende di Jubei Yagyu, guerriero alla ricerca di vendetta contro i demoni Genma responsabili della distruzione del suo villaggio. A differenza del primo capitolo, questo secondo episodio introduce una struttura narrativa ramificata, con scelte che influenzano i rapporti con altri personaggi e determinano diversi sviluppi nella storia. Sul piano del gameplay, il combat system mantiene la base action con armi da mischia e magie, ma arricchita da nuove meccaniche, tra cui la possibilità di collezionare gemme e potenziare l’equipaggiamento. L’esplorazione resta guidata ma densa, con enigmi ambientali, segreti nascosti e boss memorabili. Un classico denso di stile e ancora godibile al giorno d’oggi.