Tony Hawk’s Pro Skater 3+4: la recensione

Tony Hawk torna in pista e dimostra che lo skate non è mai passato di moda.

C’erano i jeans larghi con le catene, le felpe Vans e i capelli tinti di verde lime. Le radio passavano Blink-182 e Sum 41, MTV trasmetteva videoclip a rotazione mentre Avril Lavigne cantava di uno skater boy che non capiva nessuno tranne lei. Lo skate era più di uno sport: era un linguaggio visivo, un atteggiamento, una colonna sonora. In quell’universo fatto di half-pipe improvvisati, videoclip girati con handycam e adolescenze vissute a suon di punk melodico, c’era un nome che spiccava sopra gli altri: Tony Hawk. E quando il suo videogioco omonimo arrivò su PlayStation nel 1999, sembrò una naturale estensione di tutto quell’immaginario. Non era un simulatore tecnico, non pretendeva realismo: era adrenalina pura, combo surreali, musica a tutto volume e stile da vendere. E oggi, più di vent’anni dopo, Tony Hawk’s Pro Skater 3+4 prova a riportarci proprio lì, dove tutto era più veloce, più sporco, più libero. A rendere tutto credibile c’era il nome di Tony Hawk, leggenda vivente della tavola e icona culturale trasversale, che negli anni Novanta e Duemila divenne sinonimo stesso di skateboarding. Il suo nome non era un semplice marchio in copertina, ma il simbolo di una filosofia: creatività, libertà, resilienza, controcultura. La serie crebbe rapidamente. THPS2 alzò l’asticella con l’introduzione dei manual, THPS3 consacrò la saga con la fluidità del gameplay su PlayStation 2 e un sistema di trick ormai scolpito nella memoria collettiva. L’anno seguente, THPS4 ruppe col passato proponendo una struttura libera, senza limiti di tempo, in cui le missioni venivano attivate esplorando ambienti ampi e pieni di NPC. Una mossa coraggiosa, che divise i fan dell’approccio arcade puro ma anticipò l’evoluzione open world dei titoli sportivi contemporanei.

Con il passare del tempo, però, la serie perse slancio. I tentativi di rinnovamento – dagli approcci più narrativi come Underground ai dispositivi fisici come Ride – raramente riuscivano a bilanciare innovazione e identità. THPS5 fu il punto più basso: confuso, affrettato, privo dell’anima che aveva definito la saga. Sembrava la fine di un’era. Ma nel 2020, Activision rilanciò il brand con Tony Hawk’s Pro Skater 1+2, un remake brillante affidato a Vicarious Visions che riportava in vita la magia originale con una sensibilità moderna. Il successo fu immediato, riaccendendo l’interesse per il franchise in una nuova generazione di giocatori. Ed è proprio da lì che nasce Tony Hawk’s Pro Skater 3+4, remake doppio sviluppato da Iron Galaxy, pensato non solo per completare l’opera di rivitalizzazione del brand, ma anche per consolidarne l’eredità. A differenza del suo predecessore, che separava nettamente i contenuti dei due giochi originali, THPS3+4 propone un’unica esperienza integrata. Le differenze di struttura tra i due episodi – l’approccio a tempo del terzo e la libertà esplorativa del quarto – sono mantenute, ma perfettamente armonizzate all’interno di un impianto comune. Il passaggio da Vicarious Visions a Iron Galaxy poteva far temere un cambio di qualità, ma il team ha dimostrato una comprensione profonda del DNA della saga. I parchi classici sono stati ricostruiti con un’attenzione maniacale, restituendo lo stesso feeling visivo e spaziale degli originali, pur con uno stile grafico aggiornato. Ma Iron Galaxy non si è limitata a restaurare: ha anche innovato, introducendo tre parchi totalmente inediti – Movie Studio, Waterpark e Pinball – che portano nuova linfa al level design con meccaniche interattive, ostacoli mobili, elementi tematici surreali e ambientazioni più fantasiose. Sono mappe che mostrano quanto la creatività possa ancora espandersi all’interno di una formula collaudata.

Al centro di tutto, resta il gameplay. La precisione dei comandi è chirurgica: ogni flip, grind o transfer è immediato e reattivo, mantenendo vivo il celebre “flow” che definisce il senso stesso del giocare a Tony Hawk. Il sistema di trick è ricchissimo, potenziato da slot speciali sbloccabili e mod di gioco che permettono di personalizzare l’esperienza: dal Perfect Balance per i neofiti alla possibilità di disattivare le cadute, estendere i timer o persino modificare temporaneamente le statistiche del proprio skater. L’endgame, poi, si rivela sorprendentemente denso e impegnativo: i Pro Goals e le Platinum Medals richiedono una padronanza quasi assoluta delle meccaniche, spingendo il giocatore a esplorare ogni angolo dei livelli e ogni possibilità del sistema di combo. I contenuti sbloccabili sono tantissimi: personaggi segreti, tavole leggendarie, shader, sfide giornaliere, badge online e oggetti esclusivi, molti dei quali legati alla modalità Solo Tour personalizzata per ciascuno skater. Il comparto musicale, da sempre colonna portante della serie Tony Hawk’s Pro Skater, si conferma anche qui di altissimo livello. La selezione mescola sapientemente brani iconici dei giochi originali con nuove aggiunte capaci di mantenere intatto quello spirito ribelle, veloce e viscerale che ha sempre accompagnato i trick più memorabili. Tornano pezzi leggendari come Ace of Spades dei Motörhead, My Adidas dei Run-D.M.C., Bring the Noise di Public Enemy con Anthrax, e Blood Brothers dei Papa Roach, mentre tra le tracce più recenti spiccano artisti come IDLES, Chick Norris e Deftones, contribuendo a un mix perfetto tra punk, hip-hop e alternative rock. Le canzoni non fanno solo da sfondo: scandiscono il ritmo dei movimenti, amplificano la tensione delle combo, trasformano ogni sessione in un flusso audiovisivo ipnotico. Ogni trick ben riuscito sembra cadenzato a tempo di musica, ogni caduta è attutita da un riff familiare.

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