Sin dall’arrivo della copia recensione, abbiamo notato che c’è qualcosa di stranamente magnetico in Bye Sweet Carole, quel tipo di fascino che appartiene alle fiabe che non hanno paura del buio. Non è un caso che Chris Darril, già autore del disturbante Remothered, abbia scelto di trasformare la sua visione in una sorta di film animato giocabile, capace di evocare l’epoca d’oro dell’animazione europea e americana. Già dai primi minuti, si ha la sensazione di entrare in un mondo costruito a mano, pennellata dopo pennellata, dove la grazia della Disney old school, quella nel suo prime come si usa dire oggi, si fonde con l’inquietudine di un racconto gotico. Il gioco nasce negli studi di Little Sewing Machine, un nome che sembra quasi ironico per una realtà che cuce insieme elementi apparentemente incompatibili: la delicatezza dell’animazione tradizionale e la tensione di un horror narrativo. Pubblicato da Maximum Entertainment e sviluppato in Italia, Bye Sweet Carole si presenta come un’avventura in bilico tra cinema di animazione e videogioco, un esperimento ambizioso che, pur con qualche sbavatura, colpisce per la sua unicità. L’ambientazione è quella dell’Inghilterra dei primi del Novecento, nel pieno fermento del movimento femminista. Qui seguiamo Lana Benton, una giovane ospite dell’orfanotrofio Bunny Hall, un luogo che trasuda inquietudine e mistero fin dal suo nome. La sua amica Carole Simmons è scomparsa, ma Lana non crede alla versione ufficiale: la ragazza non è fuggita, qualcosa di molto più oscuro si nasconde dietro le mura del collegio. Da questa premessa si apre un viaggio che alterna il mondo reale al regno fantastico di Corolla, un universo onirico popolato da creature tanto eleganti quanto sinistre, come l’algida civetta Velenia e il terrificante Mr. Kyn, figura che sembra uscita da un incubo animato. Il tono narrativo si muove costantemente tra malinconia e terrore, con una sensibilità quasi teatrale. L’uso della voce narrante e dei dialoghi doppiati in più lingue — incluso un ottimo doppiaggio italiano — rafforza l’impressione di assistere a un film d’animazione gotico più che a un videogioco nel senso tradizionale.
Esteticamente, Bye Sweet Carole è un omaggio dichiarato ai classici dell’animazione degli anni ’40 e ’50, in particolare alla prima Disney, quella delle atmosfere incantate ma intrise di malinconia. I rimandi a Cenerentola, Alice nel Paese delle Meraviglie o persino La Bella Addormentata non sono casuali: ogni scena è costruita come un quadro, con prospettive teatrali, sfondi pittorici e animazioni disegnate a mano, frame dopo frame. È uno stile che oggi sembra un atto d’amore verso un’arte perduta, e Darril lo utilizza non per pura nostalgia, ma per raccontare un orrore diverso, filtrato attraverso la bellezza. L’effetto è straniante: mentre ci si muove nei corridoi lugubri dell’orfanotrofio o nei giardini contorti di Corolla, si percepisce costantemente una tensione tra grazia visiva e inquietudine psicologica. Il risultato è un mondo dove ogni dettaglio sembra vivo, ma in modo disturbante, come in una fiaba che ha perso la via della luce. Sul fronte del gameplay, il titolo si colloca a metà strada tra l’avventura narrativa e il platform in 2.5D. La progressione è prevalentemente orizzontale, ma con la libertà di esplorare in più direzioni per scoprire indizi e segreti. È un gioco che non vuole punire il giocatore, ma invitarlo a lasciarsi trasportare: i checkpoint invisibili, i caricamenti rapidi e la difficoltà moderata contribuiscono a creare un’esperienza più contemplativa che competitiva. Ci sono sezioni di stealth, enigmi ambientali, piccoli puzzle e momenti di fuga, ma tutto è costruito per mantenere il ritmo narrativo. Un elemento distintivo è la trasformazione in coniglio, meccanica centrale che permette a Lana di accedere a nuove aree, interagire con altri animali e superare ostacoli altrimenti impossibili. Tuttavia, questa forma la rende anche più vulnerabile, e i momenti di tensione derivano proprio da questa fragilità: non ci sono armi, solo l’istinto di sopravvivenza e la curiosità.
Proprio qui emergono però alcune delle difficoltà del titolo. I controlli, pur essendo fluidi nella maggior parte dei casi, soffrono talvolta di una certa imprecisione nei movimenti e nei salti. Capita che una collisione non venga registrata correttamente o che Lana resti bloccata contro una superficie invisibile. L’andamento è volutamente lento nell’incedere, tuttavia si ravvisa qua e là qualche tentennamento di troppo. Personalmente, durante la prova, già nel secondo capitolo ho incontrato un bug bloccante che mi ha costretto a riavviare l’intero capitolo, un problema che spero venga risolto con una patch correttiva in quanto piuttosto frustrante e del quale è impossibile non tenere conto nella valutazione complessiva. In un gioco così basato sull’immersione, essere costretti a interrompere il flusso narrativo pesa parecchio. È un peccato, perché il resto del pacchetto mostra un’attenzione evidente per il ritmo e per la fruibilità. Dal punto di vista narrativo, Bye Sweet Carole è un racconto di formazione e liberazione, una fiaba nera che parla di paura, scoperta e identità. L’ambientazione in piena epoca suffragista non è casuale: la vicenda di Lana riflette il bisogno di emancipazione femminile, il rifiuto di un sistema che la vuole muta, obbediente, invisibile. I personaggi maschili sono spesso rappresentati come figure oppressive o crudeli, ma non per semplice ideologia; piuttosto, come simboli di un mondo che non tollera la ribellione. Il tono è sempre coerente: cupo ma mai disperato, inquietante ma mai sadico. È un horror elegante, più psicologico che viscerale, e proprio per questo più disturbante. Il comparto sonoro è di altissimo livello. La colonna sonora accompagna l’esperienza con toni orchestrali che oscillano tra il lirico e il sinistro, amplificando il senso di sospensione. Gli effetti audio ambientali, come il vento tra i corridoi o i passi sul legno, sono parte integrante della narrazione. Il doppiaggio, come accennato, è un vero punto di forza: le voci italiane restituiscono sfumature emotive difficili da rendere solo con i testi, e contribuiscono a dare corpo ai personaggi, umanizzandoli anche nelle loro derive più folli. Nel doppiaggio italiano spicca un nome noto: Rossa Caputo, attrice e doppiatrice con un ricco curriculum nel cinema d’animazione, già voce di Merida in Ribelle – The Brave, GoGo Tomago in Big Hero 6 e Margo nella saga di Cattivissimo Me.
Su Nintendo Switch, Bye Sweet Carole si comporta dignitosamente. Il gioco gira in modo stabile, con qualche piccolo calo di frame nelle sezioni più dense di effetti, ma nulla che rovini l’esperienza. La resa visiva sullo schermo portatile è sorprendentemente nitida, e i colori pastello dell’animazione guadagnano in intensità rispetto alla visione su TV, dove alcuni contrasti possono apparire più smorzati. La struttura del gameplay si adatta bene alla natura “ibrida” della console: la possibilità di goderselo in sessioni brevi, quasi come un film d’animazione a episodi, è uno dei vantaggi principali su questa piattaforma. Nel complesso, Bye Sweet Carole è un progetto coraggioso, a tratti geniale, che paga il prezzo della sua ambizione. È un titolo che si ama per ciò che rappresenta più che per ciò che fa alla perfezione: la dimostrazione che si può ancora raccontare una storia con grazia e terrore, senza dover inseguire il realismo tecnico o la complessità artificiale. Il fascino visivo e la qualità del doppiaggio lo rendono un’esperienza da provare, specie per chi apprezza i videogiochi come strumenti narrativi e non solo come sfide di abilità. Certo, qualche bug di troppo e un ritmo che a tratti rischia di spezzare la tensione impediscono di considerarlo un capolavoro assoluto, ma resta un’opera dal cuore grande e dallo stile inconfondibile. Per chi cerca un horror che si ispira alla poesia delle vecchie fiabe più che alla brutalità del sangue, Bye Sweet Carole è un piccolo gioiello artigianale, imperfetto ma autentico. È un titolo che merita di essere visto, ascoltato e sentito più che giocato nel senso classico del termine, e proprio per questo lascia il segno. Auspichiamo l’arrivo imminente di una patch che risolva quanto più possibile bug e imperfezioni, senza le quali la valutazione sarebbe stata pienamente positiva.
La recensione
Un’opera d’autore dal fascino sinistro, che unisce la magia dell’animazione classica alla tensione di un horror psicologico. Bye Sweet Carole incanta con la sua estetica disneyana e un doppiaggio di livello, ma inciampa in qualche imperfezione tecnica. È un viaggio breve ma intenso, capace di emozionare più con l’atmosfera che con le meccaniche. Il voto finale risente dei problemi riscontrati nella prova , che tuttavia auspichiamo vengano risolti presto con una patch correttiva.