Sin dai suoi primi mesi sul mercato, Nintendo Switch 2 si sta distinguendo per una politica di contenuti esclusivi sorprendentemente solida e già molto più matura rispetto a quanto visto presso gli altri attori dell’industria. Mentre buona parte del settore continua a inseguire un modello cross-gen prolungato – anche a cinque anni di distanza dall’arrivo di PS5 e Xbox Series – Nintendo ha puntato con decisione su una lineup costruita specificamente per il nuovo hardware, con titoli pensati per valorizzarne identità e potenzialità. L’arrivo di produzioni come Kirby Air Riders, nuovo esponente di una delle IP più amate e longeve della casa di Kyoto, conferma questa strategia: giochi realmente “next-gen” nel linguaggio Nintendo, concepiti per ampliare il ventaglio di generi e stili già nelle prime fasi del ciclo vitale della console. Un approccio che ha permesso alla piattaforma di presentarsi al pubblico con un catalogo esclusivo sorprendentemente ricco, vario e immediatamente riconoscibile.
Il viaggio di Kirby attraversa oltre trent’anni di storia Nintendo e coincide con l’evoluzione stessa della filosofia creativa della compagnia. Nato nel 1992 su Game Boy, Kirby’s Dream Land rappresentò l’opera prima di un giovanissimo Masahiro Sakurai all’interno di HAL Laboratory, studio che all’epoca stava vivendo una fase di transizione tecnica e organizzativa complessa. Fu proprio in quel contesto che Satoru Iwata, allora programmatore e figura chiave di HAL, offrì un contributo determinante: non solo aiutò Sakurai a realizzare un titolo capace di girare in modo impeccabile su hardware limitato, ma pose le basi per un’identità ludica centrata sull’accessibilità, sulla morbidezza del game design e su una creatività immediata e universale. Kirby divenne presto il simbolo di una Nintendo capace di parlare a tutti, un personaggio semplice da controllare ma profondo da padroneggiare, capace di reinventarsi di continuo pur restando fedele alla sua natura. La serie ha attraversato tutte le epoche della casa di Kyoto: dai platform bidimensionali più classici alle sperimentazioni spin-off, dal multiplayer cooperativo alla trasformazione tridimensionale, fino all’approdo moderno di Kirby e la Terra Perduta che ha segnato un punto di svolta per l’IP in chiave pienamente 3D. Il filo conduttore, però, resta l’impronta di Sakurai e l’eredità culturale di Iwata: la ricerca costante di un design che accoglie il giocatore, che lo sorprende senza mai escluderlo, che costruisce mondi leggeri in superficie ma estremamente curati nel ritmo e nella reattività. Kirby Air Riders su Switch 2 si innesta perfettamente in questa tradizione, riportando in auge una visione nata già ai tempi di GameCube e ripensata oggi con rispetto, ambizione e una fedeltà assoluta allo spirito originario del brand.

Quando Kirby Air Ride debuttò su GameCube nel 2003, rappresentò uno dei progetti più visionari e “estremi” di Masahiro Sakurai: un gioco di corse ridotto a un singolo tasto, ma costruito attorno a una quantità quasi ossessiva di sistemi interni, modalità nascoste e una filosofia da “enciclopedia interattiva” che avrebbe influenzato direttamente il suo lavoro successivo su Super Smash Bros.. Il celebre “Checklist”, con centinaia di obiettivi da completare, fu la dimostrazione concreta di questo approccio: non solo un metodo per premiare il giocatore, ma un manifesto di sviluppo, in cui ogni elemento era pensato per incastrarsi in un quadro ludico enorme, coerente e sorprendentemente ambizioso per un titolo apparentemente accessibile. L’edizione per Nintendo Switch 2 riprende quella impostazione e la espande con notevole generosità: ritorna la modalità Air Ride classica, affiancata da Top Ride per corse più immediate e technical, e dall’amatissimo City Trial, ora più ampio, dinamico e popolato di eventi. A queste si sommano nuove varianti competitive, missioni dedicate, sfide giornaliere online e una revisione della struttura a obiettivi che moltiplica contenuti, segreti e micro-sistemi da scoprire. Il risultato è un titolo che non solo omaggia l’eredità GameCube, ma incarna nuovamente quella volontà tipica di Sakurai: creare un gioco che non si esaurisce mai, progettato con la stessa cura maniacale e lo stesso “completazionismo” che hanno reso iconica la serie Smash.















