Bubble Bobble per i videogiocatori più âgé è qualcosa più di un ricordo da sala giochi, ma un’idea che ha saputo sopravvivere ai decenni senza perdere il suo tratto distintivo: semplicità e funzionalità. Quando Taito lanciò il primo capitolo nel 1986, la trovata dei due draghetti che intrappolano i nemici nelle bolle si rivelò una formula magnetica, capace di trasformare una meccanica minimalista in un ritmo tutto suo. Da lì in poi la serie si è espansa in direzioni impreviste, passando dai sequel più classici agli spin-off che hanno ridefinito generi interi, come Puzzle Bobble, e mantenendo sempre un filo comune: il gusto per l’immediato, per il livello che dura un attimo ma resta impresso. Anche nei suoi periodi di relativa quiete, l’impronta dei due draghetti non è veramente scomparsa, continuando a essere un riferimento per un certo modo di interpretare il divertimento arcade. Bubble Bobble Sugar Dungeons arriva in coda a questo ricco 2025 come un tentativo deciso di trasferire l’identità ludica del duo composto da Bub e Bob in un’arena a struttura variabile, una reinterpretazione che cerca di unire l’attrattiva arcade della serie con meccaniche moderne da dungeon crawler. Un tentativo dunque di portare quella semplicità e funzionalità di cui si diceva all’inizio, all’interno di un campo nuovo, diverso. Com’è andato questo tentativo? Bene, ma non benissimo, come vedremo presto..

TAITO firma lo sviluppo, mentre Arc System Works ne cura la pubblicazione. L’uscita in edizione sia standard che Deluxe, con tanto di artbook digitale e colonna sonora inclusi, suggerisce un’attenzione particolare alla fan base, con una proposta importante a livello contenutistico. La presenza di Taito come sviluppatore si riflette chiaramente nel modo in cui il gioco rielabora i cardini classici della serie e, diciamolo, senza non sarebbe stata la stessa cosa. L’anima di Bubble Bobble resta ben riconoscibile: bolle, nemici imprigionati e un’estetica giocosa che non abbandona mai la sua leggerezza. La pubblicazione a cura di Arc System Works consolida invece la direzione moderna del progetto, spostandolo verso un pubblico abituato alle rielaborazioni di vecchi brand in chiave attuale. La combinazione di questi due poli fa sì che Sugar Dungeons si posizioni a metà strada tra la fedeltà al materiale originale e il desiderio di proporre qualcosa di nuovo. Bubble Bobble Sugar Dungeons ha una storia semplice che fa da cornice all’avventura. Bub si risveglia in un laboratorio misterioso dove viene avvicinato da una figura enigmatica chiamata Dolcen, la quale gli affida il compito di recuperare tesori dormienti all’interno di dolci dungeon e castelli pieni di pericoli. Il draghetto, spinto dal suo amore per l’avventura e per i dolci, accetta senza esitare e da qui ha inizio il suo viaggio fatto di esplorazioni, sfide e ricompense mentre cerca di raccogliere il bottino nascosto nei vari livelli. Niente di particolarmente complesso o profondo, ma un giusto motore narrativo leggero per accompagnare il giocatore. Il concept ruota intorno a dungeon generati proceduralmente, aspetto che non serve solo a dare varietà, ma a introdurre una piccola dose di incertezza. Le bolle restano l’arma iconica e immediata della serie, ma qui entrano in un mood diverso: non basta catturare i nemici, bisogna farlo con un minimo di attenzione al potenziamento successivo, alla stanza che arriva dopo, al rischio di spingersi un po’ oltre. La struttura a run, con potenziamenti temporanei e progressi che restano anche dopo una sconfitta, avvicina il gioco ai roguelite e porta con sé quella leggera tensione che nasce dal sapere che una scelta sbagliata può compromettere tutto. Non è certo un’esperienza punitiva, ma l’idea di fondo è la stessa: provare, sbagliare, migliorare. Questa componente più moderna non cancella l’identità storica del marchio, anzi la mette in risalto. Le modalità e i contenuti classici presenti come extra funzionano da contrappunto, ricordando al giocatore da dove nasce tutto e offrendo un punto d’appoggio familiare in un’esperienza che spinge un po’ oltre i confini tradizionali. In questa convivenza tra immediatezza arcade e leggera ambizione roguelite sta l’aspetto più caratteristico di Sugar Dungeons.

Nella struttura dei livelli emerge l’obiettivo principale di Taito: creare varietà senza abbandonare la rapidità caratteristica della serie. Le stanze funzionano come micro-livelli costruiti attorno a un elemento dominante, dalle correnti d’aria ascensionali alle piattaforme mobili, alle bolle che rilasciano fuoco piuttosto che acqua e così via. L’obiettivo non è ripulire l’area, ma raggiungere l’uscita nel modo più efficiente possibile, poi se nel mentre faremo piazza pulita tanto meglio. Il gameplay cerca di conservare la cifra stilistica della serie grazie alle bolle utilizzate come arma e mezzo di movimento, ma introduce una complessità leggera che amplia il ventaglio decisionale senza gravare eccessivamente sul ritmo. Ogni stanza richiede una lettura rapida della situazione e le run sono scandite da una progressione rapida, unita però a una difficoltà che non sempre si presenta equilibrata. Questo perlomeno nelle intenzioni. Purtroppo alla resa dei fatti il level design tende a ripetersi rapidamente, con stanze che variano poco nella struttura e nel ritmo delle sfide e non riescono a sfruttare appieno le potenzialità dell’idea procedurale, che in sè è buona. Ne risulta una progressione che manca di picchi creativi e di momenti memorabili, rendendo ogni run nonostante tutto un pò troppo simile alla precedente. Inoltre, alcuni segmenti risultano sorprendentemente punitivi rispetto ad altri, creando una curva irregolare che rischia di frustrare chi si aspetta un equilibrio simile ai capitoli tradizionali. Sul piano tecnico Sugar Dungeons adotta una grafica pulita, dal character design morbido e colorato, con animazioni chiare e una leggibilità quasi sempre eccellente. Su Nintendo Switch il titolo si comporta in maniera generalmente stabile, anche se nei momenti più affollati possono verificarsi brevi cali di fluidità. L’aspetto visivo privilegia la coerenza stilistica rispetto all’ambizione tecnica: non ci sono particolari effetti avanzati, ma tutto è studiato affinché il giocatore comprenda immediatamente cosa accade su schermo.
Bubble Bobble Sugar Dungeons dunque porta con sè un’esperienza fatta di alti e bassi. I punti di forza principali del gioco risiedono nella novità garantita dalla generazione procedurale e nell’uso intelligente degli elementi classici del franchise. Sugar Dungeons riesce a costruire un equilibrio accattivante tra immediatezza e sperimentazione, rendendo ogni run un’occasione per scoprire nuovi percorsi e calibrare le proprie strategie. Tra le debolezze emergono invece una certa ripetitività che emerge dopo non molto e le oscillazioni nella difficoltà, qualche imperfezione tecnica nelle fasi più caotiche e un bilanciamento dei potenziamenti non sempre convincente. Inoltre, chi cercava un ritorno puro alla formula arcade potrebbe percepire la svolta roguelite come troppo distante dallo spirito originale.
La recensione
La valutazione non può esimersi dal bilanciare tradizione e innovazione: Bubble Bobble Sugar Dungeons rappresenta un tentativo sincero e per molti aspetti riuscito di reinterpretare un classico, introducendo una struttura più moderna senza sacrificare del tutto la sua identità storica. È un titolo consigliabile a chi apprezza i roguelite leggeri e gli amanti del duo di draghetti, mentre per gli estimatori della formula puramente arcade potrebbe rappresentare un compromesso non sempre soddisfacente. Il valore complessivo resta comunque solido, grazie al buon ritmo generale, alla freschezza della struttura e ai contenuti extra dell’edizione Deluxe.














