Anche se sono passati molti anni da quando ho messo il mio primo gettone in sala giochi, era l’epoca d’oro dei cabinati, ci sono alcuni giochi che più di altri restano impressi nella memoria. Ricordo bene i tanti gettoni seguenti ed i pomeriggi passati sopra quei giochi ed in particolare quelli spesi per quel Metal Slug che mi ha introdotto al genere Run n Gun. E’ normale che alcuni restino più impressi di altri, sicuramente per le ore spese sopra, ma anche per uno stile grafico accattivante che ha spesso accompagnato le produzioni di questo genere; impossibile scordare il suo stile grafico pixel art e l’umorismo bellico che lo accompagnava che lo hanno reso un’icona per questo genere. L’azione a sfida brutale e implacabile dei Run n Gun dimostra come certe formule erano efficaci e lo sono ancora oggi, anche se ovviamente i generi sono evoluti, abbracciando nuove estetiche e meccaniche come il folle cartoon di Cuphead oppure omaggiando uno stile pixel nostalgico come quello di Blazing Chrome. Anche il capostipite del genere Contra ha ricevuto nuovi capitoli degni di nota anche se devo ammettere, pur avendolo giocato quando ero giovane, ho pochi ricordi legati a questo gioco. Sono passati gli anni, i miei generi preferiti sono cambiati, ma fa sempre piacere ributtarsi in un azione frenetica ed un po’ confusionaria. Per l’occasione ho anche ripreso quel Metal Slug che tanto
mi aveva divertito (devo ammettere che non ho molto gradito una delle sue incarnazioni pay to win moderna, ma non è questa la sede adatta a parlarne).
Quindi con questa passione ed un rinnovato entusiasmo vado a parlare di questo Strike Force: Heroes. Fin dall’inizio il gioco si presenta bene, buttandoti nell’azione ad una velocità elevata; forse anche troppo elevata per riuscire ad avere un idea precisa dei comandi e familiarizzare con essi. Non sto parlando di un vero difetto ma con il genere di per sé estremamente punitivo un po’ di calma in più non avrebbe guastato. Da qui vado subito a parlare dei comandi che mi sono sembrati strani, almeno per uno come me che
ha macinato run su run in giochi più “classici”: il fondamento di questi giochi risiede in una certa velocità e probabilmente su pc con mouse e tastiera il sistema di puntamento messo a punto dai programmatori sarebbe probabilmente più immediato. In pratica, la leva analogica sinistra e le croci direzionali avanti e indietro muovono il personaggio in un unica direzione, con la levetta destra invece si muove il mirino. Ammetto che durante i primi secondi ho faticato a capire che il puntatore, determina la direzione degli spari e quindi quella del personaggio: mi sarei aspettato un altro tipo di approccio e questo, a mio avviso, si adatta meglio ad uno sparatutto o un action tridimensionale rispetto ad un esperienza run ‘n gun. Sono diversi anni che non provo il genere, e quindi un po’ all’oscuro delle odierne meccaniche, ma avrei preferito qualcosa di più intuitivo su console. Durante l’azione, oltre che muoversi, tenere d’occhio i colpi rimasti e nel caso scappare per ricaricare, i punti vita restanti etc., bisogna pensare a mirare nella giusta direzione; nel frattempo, spesso con la mira sbagliata (il mirino funziona a 360 gradi), si riceverà un colpo fatale da un IA che invece non sbaglia colpi. Sicuramente una bella sfida alle prime armi ma forse poco appagante nei primi minuti.

Sempre restando nel discorso movimenti, ho trovato faticoso organizzare l’idea che il tasto della croce direzionale Su, il tasto L ed il B permettano la stessa azione del salto: una scelta che cercando di semplificare l’ azione potrebbe causare un po’ di confusione nei primi minuti, anche se i comandi sono personalizzabili e ognuno potrà sicuramente trovare la soluzione più adatta. Per capire meglio il sistema ho rigiocato più di una volta le prime missioni fino ad approcciare il gioco verso una direzione più tattica e arrivare ad un risultato decente ma, almeno per quanto mi riguarda, lontano dalla soddisfazione di una buona riuscita. In definitiva non dirò che è un sistema inadatto, per arrivare a buon punto richiede fin da subito molta concentrazione e forse avrebbe giovato un sistema più classico ed immediato. Nel familiarizzare ancora meglio con i controlli ho sperimentato le altre modalità di gioco ed nello specifico mi sono trovato bene con la Challenge. In questa ogni missione ha un obbiettivo specifico che cambia di volta in volta: nella prima per esempio si devono sconfiggere 40 nemici con la difficoltà che ogni 10 secondi l’arma in possesso viene cambiata in maniera del tutto casuale. Questo porta a dover mantenere un certo livello di tattica e non buttarsi a capofitto nella mischia; attenzione però, ogni arma ha il suo funzionamento, come il tempo di ricarica per dirne uno. Quindi in ogni caso non si può rischiare di trovarsi in mezzo agli avversari con un’arma a ricarica lenta, pena la quasi sicura sconfitta. Continuando a parlare delle missioni, già dalla seconda della campagna principale ci si tuffa nel gameplay più frenetico che il gioco offre: ognuna ha un modalità iniziale di completamento ed una volta finita, oltre che proseguire nella successiva si sbloccano delle missioni secondarie della stessa che variano negli obbiettivi (sono presenti anche nella modalità Challenge): si va dal difendere una zona alla modalità capture the flag, per fare due esempi, tipiche dei giochi sparatutto in prima persona. Sempre restando in tema modalità di gioco, oltre alle due di cui ho parlato, c’è quella Custom (allenamento) per fare pratica con settaggi specifici come il livello dei Bot o il tipo di scontro (Cattura bandiera, Juggernaut etc.). Ho trovato divertente anche la missione giornaliera con obbiettivi casuali e buone/ottime ricompense; quella da me provata è uno scontro con tetto di nemici sconfitti ma con la possibilità di diventare Juggernaut a propria volta dopo aver eliminato il soggetto che lo possiede; in questo caso si diventa nemico di tutti gli altri e si dovrà resistere ad un assalto congiunto tentando di fare più vittime possibili. Se pur non proprio di breve durata, l’ho trovato abbastanza divertente riuscendo ad arrivare a un buon risultato.











