Capcom Arcade Stadium: la recensione

Non solo riuscita operazione nostalgia ma anche una credibile replica dell'atmosfera da sala giochi.

Erano i primi anni Novanta quando per la prima volta mi affacciavo (bigiando la scuola ovviamente) al mondo delle sale giochi, inutile dire che fu amore a prima vista. I cabinati colorati, le luci, i suoni, quell’atmosfera un po’ fumosa ma così rilassata e divertente, la paghetta che evaporava in un attimo cercando lo Shoryuken perfetto per asfaltare il mio compagno di giochi. In un attimo sono tornati alla memoria questi e molti altri ricordi prendendo in mano Capcom Arcade Stadium, l’ennesima opera enciclopedica di grandi classici offertaci da Capcom. Non è infatti la prima volta che la casa di Osaka lancia una raccolta dei suoi arcade più noti, tentativi fatti in precedenza con le Capcom Generations, le Capcom Classic Collection e più recentemente con Capcom Beat ‘Em Up Bundle.

Capcom Arcade Stadium si presenta al lancio gratuitamente con incluso il solo 1943 The Battle of Midway, dopodiché si potrà procedere all’acquisto dell’intera libreria di ulteriori 30 titoli oppure acquistare uno dei 3 pacchetti disponibili da 10 titoli ciascuno. Questa soluzione si rivela particolarmente intelligente dato che viene fornita la possibilità al giocatore di provare il feeling ricreato in questa sala giochi virtuale per poi procedere all’acquisto anche solo della selezione preferita. I pacchetti sono suddivisi secondo una logica temporale, avremo quindi il primo pacchetto con i titoli lanciati tra il 1984 e il 1988 (non a caso chiamato L’alba degli arcade), il secondo con 10 giochi rilasciati tra il 1989 e il 1992 (Arcade Revolution) ed infine i più recenti risalenti dal 1992 fino al 2001 (Arcade Evolution). La selezione è piuttosto ricca e sarà possibile organizzarla in preferiti oppure appoggiarsi alla classificazione preimpostata per genere (azione/sparatutto/picchiaduro). Inoltre, risulta piuttosto sfiziosa anche la possibilità di cambiare la versione di alcuni titoli da quella europea preimpostata a quella giapponese.

Chiaramente il valore aggiunto di una raccolta come questa sta nell’effetto nostalgia provocato in chi è cresciuto con questi classici da sala giochi, mentre potrebbe essere l’occasione di recuperare delle pietre miliari per i giocatori più giovani che però al tempo stesso potrebbero venire scoraggiati da dinamiche di gioco per forza di cose un po’ datate. Titoli come Final Fight, 1942 e seguenti, Street Fighter II, Ghouls’n Ghosts e Ghosts ‘n Goblins solo per citarne alcuni sono dei capolavori senza tempo che almeno una volta andrebbero provati. Per lo stesso motivo non ha molto senso, e sarebbe forse un po’ anacronistico, in questa sede valutare uno per uno i titoli inclusi mentre ha certamente più importanza valutare l’insieme della collection.  Il lavoro fatto per rendere al meglio il feeling di una vera sala giochi è stato svolto in maniera davvero egregia. Con l’analogico destro potremo sbirciare a destra e sinistra verso gli altri cabinati proprio come faremmo nella realtà. E premendo lo stesso analogico andremmo ad inserire il gettone nel cabinato prescelto per iniziare la partita (nessuna paura le monetine sono infinite, non correremo il rischio di svuotare il portafoglio).

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