Crash Bandicoot 4: It’s About Time: la recensione

Era davvero ora!

Il ritorno del platform d’altri tempi…ed era davvero ora! Activision, dopo l’enorme successo di vendite della trilogia ‘N Sane uscita anche su Switch, rispolvera una mascotte da sempre legata al concetto di gameplay tanto amato dagli appassionati anche di casa Nintendo, proponendoci un episodio inedito del marsupiale irriverente un tempo targato niente meno che Nayghty Dog e ora in mano alle sapienti cure di Toys for Bob. Ecco quindi arrivare anche sulla console ibrida della casa di Kyoto, sempre con un po’ di colpevole ritardo, Crash Bandicoot 4: It’s About Time. E davvero…non ne potevamo più di aspettare! Perché dopo i piacevoli anni passati in compagnia degli amici di Spyro, dopo aver rispolverato i fasti di un tempo con la sua trilogia, dopo aver gustato le vecchie avventure di Crash e le sue scorribande su quattro ruote, ammettiamolo: era decisamente l’ora di arrivare con un episodio principale e del tutto nuovo di questo protagonista sbarazzino delle scene videoludico degli anni ’90. Siete d’accordo con noi? In ogni caso, scopriamo insieme se ne è valsa la pena, di aspettare così a lungo!

Crash Bandicoot ha esordito con il primo capitolo nell’ormai lontanissimo 1996, pubblicato direttamente da Sony Computer Entertainment e sviluppato da quel team che oggi rappresenta una delle colonne portanti dell’offerta first party proprio in casa PlayStation, Naughty Dog; il marsupiale si proponeva l’arduo compito di ergersi a mascotte del marchio Sony in un ambito da sempre governato in toto dalle avventure dell’idraulico baffuto più famoso del mondo, quel Super Mario simbolo di Nintendo tanto caro a noi appassionati. Una sfida che il nostro eroe aveva già dovuto affrontare sulle console dell’era “2D”, trovandosi davanti quel porcospino blu icona dell’eterna sfida tra Nintendo e SEGA, ma che ora sembrava riproporsi in maniera più pungente e irta di insidie, per il personaggio italo-giapponese. PlayStation, infatti, era entrata prepotentemente nel mercato, sfruttando diversi asset (tra cui i formati ottici più ampi e performanti denominati CD – termine ormai davvero anacronistico, e un rapporto semplicemente idilliaco con le famose terze parti) proprio nel balzo verso il 3D, per cui per la prima volta nella sua storia la casa di Kyoto non poteva sottovalutare nella maniera più assoluta l’assalto al trono di miglior platform in circolazione (spinta concorrenziale che diede i suoi frutti, vista la capacità di Nintendo di sfornare quell’immenso capolavoro senza tempo di Super Mario 64, proprio in questa fase cruciale dell’evoluzione del medium videoludico). Un marsupiale irriverente, dunque, da tenere d’occhio, proprio come anni prima si era trattato di tenere a bada Sonic, altrettanto incapace di portar rispetto alle vecchie glorie!

Crash Bandicoot 4: It's About Time - Dove trovare la gemma gialla –  GamesHelp.it

La nuova avventura qui presa in esame ricalca in gran parte quello che era il format capace di garantire il successo alle origini di questa serie tanto amata (su altri lidi, quantomeno); Toys for Bob, infatti, riprende chiaramente da dove Crash si era interrotto tanti anni fa, anche grazie alla loro esperienza, più che discreta, nell’ambito di interesse: il team di sviluppo, infatti, è stato tra i pochi nel panorama internazionale moderno a restare sempre, in qualche modo, legato al concetto di platform 3D, fatto un po’ di riflessi, un po’ di esplorazione e un po’ di collezionabili. Rispetto ad altre loro operazioni, però, qui l’elemento chiave che smarca la loro ultima fatica dalle altre finora prodotto è senza dubbio il livello di difficoltà: dobbiamo infatti ravvisare sin dalle primissime battute o quasi una forte inclinazione al trial&error, complice un level design a volte piuttosto volontariamente dispettoso e pronto a farvi lo sgambetto. Quantomeno nella prima metà di gioco, si tratta sempre e comunque di una sfida ardua, ma onesta, priva di frustrazione e sorretta da un senso di soddisfazione notevole, nel superamento dei vari ostacoli che gli sviluppatori hanno voluto e saputo metterci davanti; negli ultimi mondi di gioco, invece, i bastoni tra le ruote piegano forse un po’ troppo verso quel senso di antipatia fastidiosa che potrebbe scoraggiare i più, dinnanzi a sfide davvero fin troppo impegnative. Per questo il gioco risulta sconsigliato o poco gradevole? Assolutamente no: sarà il fattore nostalgia, ma Crash Bandicoot è sempre stato piuttosto ostico, anche per l’impostazione piuttosto particolare dei livelli, capaci di continue alternanze di visuali e direzioni di spostamento, grazie a sezioni a scorrimento orizzontale che lasciano improvvisamente il posto a momenti di esplorazione in profondità, da e/o verso il nostro schermo, con un sistema di vite e power up mai troppo generoso. Tutto questo resta giustamente invariato anche nel quarto capitolo, dove anzi quantomeno il sistema di checkpoint lungo lo stesso livello sembra più clemente che in passato. Insomma, sarà anche difficile, ma è un piacere ritrovare quel certo feeling col marsupiale made in Activision.

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Commenti 5

  1. Serpex says:

    Questo è uno di quelli che mi devo prendere al più presto.
    Tra le novità, di sicuro apprezzo la possibilità di usare altri personaggi, anche se, come dire voi, e come immaginavo, sarà una componente marginale. Tremo un po’ all’idea della difficoltà, ma per Crash questo ed altro.
    Ultimamente mi è tornata la voglia di Platform, anche grazie alle remaster di Crash, Spyro (di cui aspetto un “quarto episodio”) e Mario. Tra gli altri titoli, sto puntando Yoka Laylee, che sembra molto carino.

    • Nuas82 says:

      Guarda, se ti è piaciuta la trilogy di Crash, questo episodio per me ti convincerà. Secondo me è il miglior platform della serie, al netto degli anni passati dalle sue origini (per cui ovviamente l’effetto novità è diluito dal trascorrere degli anni)

      • Serpex says:

        Non dubito. Poi confesso che crash, a differenza di spyro, non l’avevo più seguito dopo crash bash, quindi ho più che mai voglia di ributtarmi in una nuova avventura. E poi ti fanno usare Dingo, già questo vale il gioco XD

    • Io ho sentito parlare molto bene di “Yooka Laylee and the Impossible Lair”, il seguito in 2D in stile Donkey Kong Country. Ho provato tempo fa la demo su Switch e in effetti mi aveva fatto un’ottima impressione.
      E sono molto contento di questo ritorno del genere platform: sa un po’ tutto di “effetto nostalgia”, ma spero che possa tornare in auge anche al di fuori di Nintendo.

  2. Serpex says:

    Concordo in pieno. L’effetto nostalgia ormai si è cronicizzato in tutti i settori dell’intrattenimento, ma ben venga se vuol dire riprendere vecchie formule e applicarle alle nuove tecnologie e a nuovi soggetti.

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