Poison Control: la recensione

Una colorata e bizzarra interpretazione dell’aldilà, tra entità da annientare e fanghiglia malefica da ripulire.

L’inferno non è mai stato così stiloso come in questa nuova property lanciata dai ragazzi di NISA qualche mese fa sul mercato giapponese con il nome di Shoujo Jigoku no Doku Musume ed ora in arrivo su Switch e PS4. Poison Control è una interpretazione estremamente intrigante, colorata, manga style, divertente ma a modo suo anche malsana dell’Aldilà. L’anonimo protagonista del gioco si ritroverà inspiegabilmente catapultato in una versione, corrotta e piena di melma colorata, dell’altro mondo, diretta rappresentazione e creazione dei pensieri negativi generati dagli esseri umani nella loro vita terrena o in punto di morte. Dai desideri mondani dell’umanità infatti nascono delusioni, preoccupazioni, odio e paure. Queste emozioni negative si manifestano come creature tossiche, chiamate Klesha, ognuna fisicamente diversa dall’altra e rispecchianti il tipo di sentimento che le ha generate. Tali creature infestano inoltre il loro mondo con una fanghiglia violacea che sarà nostro compito ripulire.

Dopo un brevissimo girovagare per questo dominio infernale, il nostro corpo viene letteralmente posseduto dalla misteriosa Poisonette, una diavolessa in abiti succinti che ci introdurrà alle dinamiche di gioco e sarà la nostra compagna di avventura nel tentativo di riguadagnarci il mondo dei vivi. Poison control è uno shooter 3D con elementi RPG ed alcune dinamiche che, come si vedrà in seguito, in più di una occasione ricordano Splatoon. La strada per uscire dall’aldilà ci porterà a visitare svariati inferni personali generati dai pensieri negativi di persone in punto di morte. Sarà nostro compito purificare questi inferni, distruggendo le entità Klesha e ripulendo le porzioni di ambiente infestate dal fango velenoso. Gli spiriti vengono infatti intrappolati in manifestazioni tossiche della loro disperazione generando una melma che tutto ricopre e corrompe. Ogni livello ripulito viene ricompensato con un adesivo, collezionandone a sufficienza potremo, forse, comprarci il tanto agognato biglietto per il ritorno nel mondo dei vivi. Ripulendo lo scenario sveleremo inoltre i ricordi del defunto e la catena di eventi che ha generato il suo particolare inferno, ridonando alla sua anima la meritata pace eterna.

Ripulire l’inferno non è un compito da tutti e per portarlo a compimento sarà necessario fare squadra con Poisonette e sfruttarne tutte le potenzialità. Sono infatti due le modalità per ripulire ogni livello infernale: la modalità shooting tramite la quale l’umano potrà fare fuori i Klesha a colpi di fucili caricati con melma tossica e la modalità purificazione, che vede protagonista Poisonette la quale dovrà ripulire dalla fanghiglia malvagia il campo di battaglia, semplicemente camminandoci sopra. Quest’ultima modalità consentirà inoltre di guadagnare XP nonché di ricaricare le armi e risanare gli HP del personaggio umano. Purtroppo le fasi di shooting si dimostrano particolarmente statiche e l’intelligenza dei Klesha non particolarmente ispirata, non richiedendo dunque strategie particolari dato che il più delle volte è sufficiente una serie di attacchi frontali fino ad esaurimento proiettili. È soprattutto in queste fasi di combattimento che si noterà qualche somiglianza sia stilistica che nelle modalità di gioco con Splatoon, in particolare la conquista del territorio cambiandone il colore, ossia cancellando la melma. Le similitudini tuttavia finiscono qui dato che il ritmo è piuttosto blando. Altro dejà vu lo avremo quando, tra un livello e l’altro, le due radiocroniste che trasmettono dalla Higan Radio (una sorta di emittente radiofonica infernale) ci presenteranno il caso sul quale andremo ad indagare.

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Commenti 5

  1. Serpex says:

    È proprio il design generale ad avermi respinto al momento dell’annuncio. Troppo da otaku. Per quanto io apprezzi l’animazione giapponese, ultimamente è per me davvero difficile trovare un fumetto o cartone che sia di mio gusto (diciamo che mi sono idealmente fermato al 2010). Ma il problema è mio, non sono cose fatte per me.
    Eppure, questa recensione mi ha fatto venire voglia di dargli una chance, se non altro perché sono incuriosito dai risvolti narrativi che sembrano promettere parecchi spunti psicologici e sociali. Magari a prezzo budget potrei prenderlo.

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