Poison Control: la recensione

Una colorata e bizzarra interpretazione dell’aldilà, tra entità da annientare e fanghiglia malefica da ripulire.

Il rapporto un po’ ambiguo tra il protagonista (del quale in fase di setting iniziale potremo scegliere il sesso) e Poisonette vede un minimo di approfondimento alla fine di ogni livello. In questa fase infatti, oltre a poter fare due chiacchiere con la formosa diavolessa, potremo scegliere di assegnare ulteriori punti alla sinergia, empatia, intuizione, tossicità e fiducia tra i due. Queste scelte genereranno una serie di bonus in gioco quali una maggiore velocità di movimento, maggior numero di HP, maggior numero di munizioni ma anche qualche piccola variante nella storia e nei dialoghi proposti. Coerentemente con tutto il contorno il gioco non poteva che rimanere in lingua originale giapponese e sottotitolato in inglese. Un inglese tra l’altro non sempre facilissimo in quanto molto condito di slang e onomatopee, nulla che comunque ne pregiudichi la comprensione generale. Anche la colonna sonora è centrata e pienamente coerente con il mood del gioco, improntata particolarmente al j-pop.

Stilisticamente e graficamente Poison Control è convincente e ricco di personalità ma è bene chiarire che poco concede ai compromessi, o lo si odia o lo si ama. Il character design ed il level design sono ispirati decisamente al mondo dei manga shoujo e la sensazione generale è un po’ quella di mettere piede in una sorta di maid cafè infernale, tra prorompenti diavolesse poco vestite e studentesse in uniforme. Quasi tutte le storie di contorno ed i personaggi che incontreremo sono femminili e abbastanza stereotipati (vedasi la idol che va in crisi per non essere più la reginetta della j-music). Va fatta anche una piccola considerazione sulla storia e sui temi trattati. Sebbene l’inferno dipinto in Poison Control sia molto colorato, morbido e divertente le tematiche affrontate sono spesso piuttosto adulte e quasi disturbanti. Le esperienze negative che generano gli inferni personali da affrontare e purificare sono spesso delle vere mattonate, alternate a storielle molto più leggere. C’è ad esempio il bambino che, affranto per la morte del suo cagnolino, per richiamarne l’anima nel mondo dei vivi ipotizza di uccidere quanti più esseri possibile (madre compresa); c’è l’infermiera che inventa di essere stata abusata solo per attirare l’attenzione su di sé; l’autrice di manga osé che finisce intrappolata dal suo stesso personaggio nonché dileggiata online fino ad essere spinta al suicidio e così via.

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La recensione

6.5 Il voto

Visivamente appagante, scanzonato, colorato ma anche più adulto di quello che sembra Poison Control si è rivelato uno shooter tutto sommato piacevole. Alcune potenzialità rimangono solo accennate e con una fase shooting più ritmata e frenetica saremmo di fronte ad un ottimo prodotto. Sebbene punti più sul carattere che su un livello di difficoltà adeguato o su dinamiche di gioco particolarmente ricercate o originali è un titolo che può puntare a conquistare un pubblico di otaku ma non solo.

Valutazione

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Commenti 5

  1. Serpex says:

    È proprio il design generale ad avermi respinto al momento dell’annuncio. Troppo da otaku. Per quanto io apprezzi l’animazione giapponese, ultimamente è per me davvero difficile trovare un fumetto o cartone che sia di mio gusto (diciamo che mi sono idealmente fermato al 2010). Ma il problema è mio, non sono cose fatte per me.
    Eppure, questa recensione mi ha fatto venire voglia di dargli una chance, se non altro perché sono incuriosito dai risvolti narrativi che sembrano promettere parecchi spunti psicologici e sociali. Magari a prezzo budget potrei prenderlo.

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