Layers of Fear 2: la recensione

Dai labirinti della mente a quelli di un transatlantico degli anni '30: sveliamo la caduta nel baratro della follia di un attore di Hollywood in questo controverso walking simulator.

A onor del vero qualche piccolo espediente è stato provato per aggiungere una componente action in un titolo altrimenti molto, troppo, pacato. In alcune circostanze, ad esempio, dovremo fuggire di fronte all’apparizione di uno spettro, oppure evitare dei fasci di luce, evitare di precipitare in un baratro nascosto e così via. Tuttavia, tale componente pare piuttosto un blando e poco convinto tentativo di deviare dal tema principale del gioco. Per fortuna il comparto tecnico e l’atmosfera ricreata riescono a salvare parzialmente la situazione. Se il compito di un horror è quello di spaventare Layers of Fear 2 ci riesce spesso e volentieri facendo un uso profuso di jump scare, ma anche grazie ad atmosfere e visioni disturbanti .

Graficamente La realizzazione è piacevole ed in grado di rendere magistralmente un permanente senso di claustrofobia e di incombente follia. La palette di colori che di livello in livello può variare dal bianco e nero al rosso sangue accompagna in maniera visiva la discesa verso la follia del nostro attore. Il comparto sonoro è davvero degno di nota e può vantare una vastissima campionatura di effetti ma soprattutto una colonna sonora che già da sola sarebbe in grado di tenere in piedi la tensione dell’intera produzione. Per renderle giustizia sarebbe consigliato l’uso delle cuffie dato che proprio il metodo di registrazione utilizzato (registrazione binaurale) nasce per essere in primis fruito tramite cuffie in modo da lasciare al giocatore la percezione di trovarsi esattamente al centro dell’ambiente di gioco, come fosse una sorta di audio 3D. I dialoghi, o meglio i reperti audio scovati sul transatlantico, sono in inglese sottotitolato.

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La recensione

6 Il voto

Il confronto con il primo Layers of Fear è abbastanza inevitabile e l’impressione è che non ci si sia voluti distaccare più di tanto dal percorso conosciuto, squadra che vince non si cambia per dirla con un aforisma calcistico. Il cambio di ambientazione dalla villa isolata al transatlantico ed il cambio di tema dalla pittura al cinema non bastano a mascherare la sensazione di essere di fronte al classico more of the same. Ambientazione, atmosfera e comparto audio riescono a salvare parzialmente Layers of Fear 2 anche se la quasi completa assenza di un vero e proprio gameplay si fa sentire e rischia di penalizzare oltremodo questa produzione dal buon potenziale.

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