Asterix & Obelix XXXL: The Ram from Hibernia: la recensione

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Dal punto di vista ludico, il gioco si struttura come una sorta di picchiaduro/hack&slash con visuale isometrica, vista dall’alto; la camera è orientabile per avere tre diversi livelli di zoom/close up rispetto agli scenari inquadrati (cosa che risulta apprezzabile fornendo un minimo di personalizzazione da parte dell’utente in merito al punto di vista, non avendo una gestione dinamica in tempo reale del movimento di camera in-game), mentre lo stile adottato è piuttosto cartoonoso e minimalista, per una chiara lettura delle ambientazioni di gioco. Sarà possibile impersonare sia Asterix che Obelix a libera scelta da parte del fruitore, con l’apprezzabile possibilità di intercambiarli in qualsiasi momento, anche durante il gioco, tramite la semplice pressione di un tasto dorsale; peccato però che la differenziazione tra i due sia davvero minima, con la forza bruta del colosso necessaria per sollevare i menhir sparsi per le arene e la velocità del piccoletto utile nei frangenti più platform dell’opera, ma con una sostanziale identità di effetti, colpi, mosse e soprattutto risultati in battaglia tra i due contendenti. Questo è dovuto soprattutto all’estrema semplicità del parco mosse, all’estrema semplificazione dell’AI nemica, all’estrema mancanza di qualsiasi senso di sfida anche nei momenti più concitati, che sono rappresentati dai classici scontri 2 vs 100 tipici anche dei cartoni animati originali. In pratica, il tutto si ridurrà a un selvaggio e forsennato (ma nemmeno troppo) button smashing, per risolvere qualsiasi situazione, e a poco servono le aree di sfida (da superare con obiettivi a tempo, numero di nemici sconfitti, mosse speciali utilizzate, equipaggiamenti usati ecc…) per variare ritmo, soddisfazione e divertimento dell’avventura. Dobbiamo ammettere che il gioco è davvero privo di guizzi di varietà, originalità o anche solo coinvolgimento, sotto il profilo dell’interazione ludica, sia ambientale (con fasi platform in un gioco sprovvisto dell’azione di salto, leve da tirare interagibili soltanto dopo aver ripulito l’area dalle dozzine di nemici tutti uguali, fasi di esplorazione senza alcun enigma da risolvere e combattimenti come detto davvero piatti e anonimi) che in termini di abilità richieste al fruitore (vista l’assenza di qualsivoglia senso di difficoltà o sfida).

Al tedio interattivo (solo parzialmente ridotto affrontando l’avventura tramite la simpatica modalità cooperativa offerta dal gioco) va poi anche aggiunto un comparto tecnico non del tutto soddisfacente: se, infatti, l’estrema semplicità di modelli poligonali o texture non rappresentano un ostacolo poi così insormontabile al godimento del pacchetto proposto, vista l’ispirazione cartoonesca dell’opera, lo stesso non si può dire per altri fattori di programmazione: i tempi di caricamento sono un po’ troppo lenti e frequenti, per un gioco così spezzettato in micro aree; il frame rate procede a scatti in diversi frangenti, non trasmettendo una sensazione di fluidità alle animazione dei combattimenti, nonostante queste siano numericamente contenute e piuttosto basilari in termini di complessità e ricercatezza; i bug tendono a presentarsi, ovviamente senza preavviso, in maniera randomica non poi così sporadica, bloccando i personaggi attraverso alcuni oggetti ambientali, fallendo le compenetrazioni più logiche, non assecondando (anche a causa di un sistema di controllo poco preciso) le azioni di esplorazioni più semplici, quali gli scatti e le attivazioni di elementi ambientali). Insomma, nonostante il minimalismo del comparto grafico, sembra che ci sia stata poca cura riposta sul versante tecnico della produzione.

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La recensione

5 Il voto

Se il mondo di gioco e i suoi protagonisti continuano a trasudare simpatia e carisma, le dinamiche ludiche di questa trasposizione finiscono presto sotto il giogo della ripetitività, causando una netta sensazione di noia nel proseguire lungo l'avventura presentata; fatto salvo per la modalità multiplayer, potrebbe essere ostico arrivare ai titoli di coda, contrariamente a quanto succede coi cartoni animati ideati da Goscinny e Uderzo

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