Planet Cube: Edge: la recensione

Solo un cubetto coraggioso può salvare il pianeta cubo, blaster in mano e via verso la salvezza!

Il tranquillo Pianeta Cubo, abitato da pacifici cubi indaffarati nelle loro vicende quotidiane un bel giorno viene invaso da una razza aliena di cattivoni affamati delle ricchezze e risorse disponibili sullo squadrato pianeta. Inizialmente non conosciamo in dettaglio il diabolico piano di questi spigolosi invasori, aspetto che ci verrà chiarito nel prosieguo della storia, di sicuro sappiamo che hanno armi e tecnologie molto avanzate. Mentre la maggior parte della popolazione, atterrita corre a ripararsi nel bunker più vicino, un tecnico di laboratorio dalla testa quadrata di nome Edge si ritrova, suo malgrado, ad essere l’eroe designato con il compito di salvare il mondo. Data l’essenza fondamentalmente pacifica dei cubi Edge avrà bisogno di qualche piccolo aiuto da parte dei colleghi scienziati e dall’illustre dottor Quadratus, in grado di fornirgli alcuni accessori degni di nota, abilità (come doppio salto e schivata) e qualche arma sperimentale (il blaster fotonico, che sarà il nostro migliore alleato).

Sunna Entertainment ci catapulta con Planet Cube: Edge in un’avventura platform old school, fortemente ironica e strutturata su otto livelli in pixel art, realizzati a mano e sotto una direzione artistica senza dubbio meritevole ed ispirata. Dal punto di vista estetico, infatti, siamo di fronte ad un prodotto estremamente curato e caratterizzato da scelte di grande personalità. Non era facile, infatti, trovare tanta varietà di declinazioni e di espressività a partire da un concetto apparentemente semplice, quasi banale, come quello del cubo. Inoltre, la palette cromatica mette al bando i colori, giocandosi tutto sui toni bicolor del grigio verde (ricordandoci con un pizzico di nostalgia i colori tipici dei giochi su Game Boy). Una scelta apparentemente azzardata ma che, alla luce dei fatti, rende il titolo riconoscibile e con una sua personalità.  Edge nella sua tridimensionalità “squadrata” è riconoscibile e riesce anche ad ispirare simpatia nel suo essere il designated survivor del Pianeta Cubo (ed in qualcosa ricorda anche la mascotte di Super Meat Boy, titolo che anche in alcuni aspetti di level design viene ogni tanto omaggiato). Al pari sembrano essere piuttosto ispirate anche le realizzazioni grafiche dei boss e dei relativi arsenali, volutamente iperbolici e quindi in grado di strappare più di un sorriso.

Planet Cube: Edge appartiene a quella lista di giochi facili da imparare, nella teoria, ma parecchio difficile da padroneggiare, nella pratica. Per fortuna il gameplay offre check point molto ravvicinati ed un sistema di respawn illimitato, che riesce a mitigare il livello di difficoltà altrimenti piuttosto brutale ed a farci sentire un po’ meno frustrati. Molto spesso ci troveremo infatti a dover provare e riprovare decine di volte un singolo salto, essendo richiesta una precisione quasi millimetrica per infilarci in un cunicolo dentato o per evitare dei raggi mortali. In questo ci viene incontro un setting di comandi tutto sommato ben calibrato, sebbene qualche volta durante la prova abbiamo avuto l’impressione che qualche morte si poteva evitare con una migliore responsività. Edge dovrà correre, saltare, sparare, facendo il possibile per evitare trappole mortali ed avversari pronti a fargli la pelle. Il ritmo è sempre frenetico, sebbene lo scorrimento dell’azione a schermo sia guidato dal giocatore e non automatico. Tutto questo è sicuramente piacevole e ci cattura per una buona metà del gioco, dopodiché sopraggiunge una certa impressione di ripetitività, nonostante l’introduzione di meccaniche nuove quali il nuoto negli scenari subacquei. Gli otto scenari sembrano infatti essere leggermente troppo lunghi per tenere sempre desta l’attenzione, una lunghezza alla quale non sempre fa da contraltare una adeguata pienezza di contenuti.

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La recensione

7 Il voto

Planet Cube: Edge è un platform gun 'n run dall'estetica coraggiosa ma azzeccata, in grado di trasudare personalità e strizzare l'occhio al pubblico nostalgico del Game Boy. Il ritmo è sempre alto ed il livello di sfida settato su livelli talvolta improbi, sebbene il trial and error risulti frustrante ma non troppo. Unico neo una certa ripetitività, per livelli che strada facendo risultano un po' troppo allungati e privi di un crescendo nella varietà di situazioni proposte.

Valutazione

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